Gosaldo, come vive il paese alluvionato 50 anni fa

La frazione California del comune bellunese nel 1966 fu investita dalla piena del torrente Gosalda

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Redazione

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4 novembre 1966: Gosaldo, un piccolo comune nella provincia di Belluno in Veneto, è in ginocchio a causa di una tremenda alluvione. Nei giorni precedenti la zona è stata interessata da una serie di piogge senza sosta, violenti, provocando terreni allagati e torrenti gonfi d’acqua.

Arrivò la neve il 3, ma il 4 novembre la temperatura si rialzò e l’acqua riprese a cadere violentemente. Poi, nel primo pomeriggio, il piccolo torrente “il Vaionel” uscì dagli argini, mentre il piccolo centro si era trasformato in un corso di acqua scura.

Il corso del torrente Gosalda, che attraversava il centro, venne deviato nel letto dove scorre attualmente. I faggi di Col di Piagher e Camp vennero trasportati in fondo ai “Pian del Don”. Fortunatamente non si ebbero vittime, ma i danni furono incalcolabili.

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L’alluvione spazzò via l’intera frazione California, le vie di comunicazione furono interrotte e si dovettero aspettare trent’anni affinché tutto tornasse come prima. Il nome evocativo della frazione si riferisce all’apertura di una miniera che scatenò la “corsa all’oro” verso la fine dell’ottocento.

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In quell’anno Gosaldo contava circa 2.200 abitanti; l’ultimo censimento del 2015 ne registra appena 644, a causa dei naturali decessi e degli spostamenti di tanti abitanti verso località limitrofe. Oggi quell’alluvione è soltanto un ricordo. Il piccolo comune, che  fa parte del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e della comunità montana Agordina, si estende su una zona montuosa posta alla fine della Valle del Mis e a piedi delle Pale di San Martino. I suoi corsi d’acqua appartengono tutti al bacino del torrente Mis, a sua volta affluente del Piave. Si ricordano anche il Gosalda, il Laone e il Pezzei.

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Tra i suoi luoghi d’interesse, la Parrocchiale di Gosaldo, intitolata alla Vergine Addolorata, nella piazza di Don. Iniziata il 16 agosto 1858 e consacrata il 17 agosto 1863, conserva al suo interno anche una tela del Cinquecento attribuita a Francesco Frigimelica. Da visitare anche la Chiesa di San Giacomo, costruita in stile gotico e risalente alla prima metà del XVII secolo, e la Chiesa di San Bartolomeo, realizzata nel Trecento e più volte rimaneggiata, che accoglie alcune opere di Tomaso Da Rin. Nelle piazze di Don e Tiser si trovano i monumenti a ricordo dei caduti durante le guerre mondiali. Nel capoluogo, in Piazza San Giacomo, è stato posto un monumento a ricordo del mestiere tipico di questa valle, il seggiolaio.