Silves, un tuffo nel Medioevo del Portogallo

Prima che il corso della storia portasse Faro a soffiarle il titolof, fu capitale dell'Algarve

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Redazione

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Prima che il corso della storia portasse Faro a soffiarle il titolo di capitale dell’Algarve la piccola cittadina di Silves conobbe un periodo di grande splendore. Grazie alla sua posizione strategica proprio su una collina della Serra de Monchique poco lontano dal fiume Arade, fu meta dell’occupazione di romani, visigoti e soprattutto degli arabi, che le donarono fama di culla della poesia araboandalusa, rifugio privilegiato di poeti, scienziati e letterati.

Quel periodo di splendore si può riassaporare ancora oggi durante la fiera medievale, un’intera settimana ad agosto in cui Silves riscopre la sua vocazione di roccaforte araba grazie alle tante rievocazioni che vengono allestite per le sue strade. Come in un salto nel tempo la città si ritrova popolata di personaggi d’altri tempi, acrobati e incantatori di serpenti. La parata è il momento clou ma non mancano i tornei di cavalli e arcieri, le giostre medievali, gli artigiani e i mercanti che propongono i loro prodotti. Tra le bancarelle il ritmo è quello dei tamburi e degli sbandieratori, dei musici e delle danzatrici del ventre. Quando poi arriva Ferragosto a chiudere la festa tocca allo spettacolo sul sagrato della cattedrale con i giocolieri che fanno roteare le loro torce infuocate.

Ma Silves non è solo questo, anche se per scoprirla occorre di nuovo fare un passo indietro. Il declino ebbe inizio intorno alla metà del XVI sec.: l’insabbiamento del fiume nel 1504 che impedì la navigabilità e il trasferimento della sede del vescovado a Faro si rivelarono fatali. Risollevatasi con la rivoluzione industriale è diventata un centro importante per lo sfruttamento del sughero e la commercializzazione della frutta secca.

Recentemente proprio un’antica fabbrica in disuso è stata recuperata e trasformata in uno spazio ricreativo: la Fábrica do Inglês che ospita presentazioni, attività per i più piccoli, un ristorante e anche un museo – il Museo da Cortica – dedicato alla lavorazione del sughero, uno dei più visitati dell’Algarve per la ricchezza del patrimonio che ospita e per la conservazione attenta e paziente con cui sono stati restaurati gli spazi manifatturieri.

La sua visita non può dirsi completa se si escludono il castello – e in effetti con la sua presenza incombe sui turisti fin dal loro arrivo – la cattedrale e il Museo Municipale di Archeologia. Costruito con un miscuglio di argilla, pietrisco, sabbia, calce e argilla rossa (grès di Silves) che gli dona quel caratteristico color rossiccio, il castello che si vede oggi – uno dei più bei belvedere sulla Regione – è ciò che rimane del sistema difensivo durante la dominazione musulmana (arrivata fino al XIII sec), oltre ad alcuni interventi voluti dai primi re portoghesi dopo la riconquista cristiana nel 1242. È composto dalle mura di Almedina, le mura di Arrabalde e alcuni fossati e barbacani oggi inglombati ne tessuto urbano, la Couraça (corazza) e l’Alcáçova (la fortezza).

È quest’ultima la parte più importante: ospita due cisterne fin dalla sua fondazione – la Cisterne de Moura e la Cisterna dos Cães (che si dice comunichi con un fiume) – e una casa musulmana chiamata il Palacio das Varandas (il palazzo delle terrazze), che apparteneva al governatore di queste terre. Le mura – rafforzate esteriormente da undici torri – avevano due uscite: oltre alla principale che dava sulla medina (la città attuale) ce n’era una più piccola, rivolta a Nord, che dava accesso diretto all’esterno ed era per questo chiamata la Porta da Traiçao (la porta del tradimento).

Come il castello e tanti altri edifici di Silves anche la cattedrale, la Sè, è in arenaria rossa. Dedicata a Nossa Senhora da Conceiçao, è stata edificata nel XIII sec. in stile gotico ma con pesanti influenze barocche e rococò. Il museo archeologico, creato nel 1990, sorge su una dimora del XIX e su un deposito d’acqua, che oggi ne è divenuto il centro. Costruito in epoca almoada tra il XII e il XIII sec. è considerata un esemplare unico in tutto il Portogallo, e caso raro nell’architettura araba dal momento che la struttura del pozzo, profondo 20 metri, è affiancato da una scala elicoidale con finestre per facilitare l’accesso all’acqua. Le collezioni ospitano reperti che vanno dalla preistoria al XVII secolo.