Dove la Sardegna si tinge di Liguria

Le acque limpide e cristalline lambiscono la costa occidentale della Sardegna

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Redazione

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In origine fu un vulcano, poi la storia dell’isola di San Pietro si intreccia saldamente a quella tunisina di Tabarka, al corsaro turco Dragut, ai pescatori liguri di Pegli e al pagamento di un riscatto da parte di Carlo Emanuele III, grazie al quale si deve la fondazione dell’unico centro abitato, Carloforte, che è un crogiolo di usanze, tradizioni e influenze di tutto il Mediterraneo e unico in Sardegna.

Nei cinquanta chilometri quadrati dell’isola di San Pietro, che i greci chiamavano l’isola degli Sparvieri, la natura si condensa sotto il tipico cielo blu cobalto della Sardegna e della luce che nei mesi estivi illumina a picco: poco lontano da Carloforte le nuvole si riflettono nelle saline, un bacino palustre abbandonato dall’uomo e diventato l’habitat ideale di fenicotteri rosa, aironi cinerini, cavalieri d’Italia, fraticelli e garzette.

Le acque limpide e cristalline lambiscono la costa occidentale, coi suoi rilievi bassi e ondulati coperti di verde e le spiagge di sabbia finissima mentre, dopo Punta delle Colonne, le onde, col Maestrale e la Tramontana, si infrangono contro le falesie e le scogliere scavate nella lava. È qui che ogni anno arrivano dal Madagascar i falchi della Regina: protetti dagli strapiombi, nidificano e a fine estate ripartono per l’Africa.

In questo lembo di terra il sapore del Piemonte si vede nella pianta quadrata di u pàize, il paese, come lo chiamano i 6mila e poco più carlofortini in un dialetto che ha un tocco di sardo, toscano, arabo e ligure. Della Liguria sembrano i vicoli e i carrugi, le case basse e colori pastello con i panni stesi e il profumo di farinata di ceci che si sente negli angoli del piccolo borgo nel tardo pomeriggio. Di stradina in scalinata si arriva fino alla cinta di mura costruita per proteggere gli abitanti dalle incursioni dei pirati, nel 1798 furono portati via in 900 e ridotti in schiavitù a Tunisi: l’ultima roccaforte vicino al mare è la torre di San Vittorio.

Le tradizioni sono gelosamente custodite anche a tavola. La cucina tabarkina è un misto di aromi liguri e sapori arabi: cashcà (diverso dal cuscus tunisino per il condimento fatto solo di verdua), capponata (gallette marinare condite con pomodoro, olio e basilico), pasta fresca con pomodoro o pesto e quel pregiatissimo tonno a cui è dedicata una delle kermesse più attese dai gastronauti.

Il Girotonno si tiene ogni anno a giugno e gli chef lo preparano nelle declinazioni più diverse: italiana, spagnola, francese, marocchina, libanese e croata. Da giovedì, primo giorno della manifestazione, a sabato il pubblico può assistere alla mattanza del tonno, che è poi protagonista del fitto calendario di degustazioni. In programma anche visite alle tonnare, mostre fotografiche e di pittura, tavole rotonde e dimostrazioni di artigianato locale.