Cracovia: dal castello di Wawel al quartiere ebraico

Capitale politica e culturale della Polonia, cosa sapere della città

La storia del drago della collina di Wawel è una delle più famose e antiche. La prima versione di cui si ha notizia risale al 13esimo secolo – opera di Wincenty Kadlubek, un monaco cistercense autore delle prime cronache della Polonia – e racconta di un oscuro fratricidio, ma ben diffusa è la successiva versione fiabesca. Narra che sull’altura rocciosa che domina la valle e il fiume Vistula, tra il 600 e l’800, fu costruito un castello: ma mentre ai suoi piedi nasceva la città di Cracovia, dal nome del re Krak, nelle sue grotte e caverne si nascondeva un drago insaziabile. Ogni giorno andava a caccia di mucche, pecore oltre a belle e giovani donne: per fermarlo re Krak promise in dono a chi l’avesse ucciso, la propria figlia e il reame. Il tempo passava, nessuno dei cavalieri a cui si era rivolto era riuscito nell’impresa e ormai regnava il terrore fino a che non si fece avanti un ingegnoso ciabattino. Skuba, così si chiamava, costruì un finto montone imbottito di zolfo, da offrire al drago: la bestia dopo averlo ingoiato iniziò ad ardere nelle viscere tanto da bere l’acqua del fiume fino a esplodere, facendo di Skuba un eroe. Di quel fatto incredibile oggi sarebbe rimasta solo la grande grotta, proprio vicino al fiume ai piedi della collina, in parte visitabile mentre una statua del drago attende i visitatori all’uscita del percorso, sul Vistula Boulevard.

Le stanze del castello, la cui costruzione risale all’XI sec. oggi ospitano collezioni d’arte, trofei bellici, arazzi e reperti archeologici. Del complesso, che raggiunse il suo massimo splendore quando Sigismondo I Augusto sposò in seconde nozze Bona Sforza, fanno parte anche l’imponente Cattedrale dei SS. Venceslao e Stanislao, dove si svolgevano le incoronazioni, con le tombe reali e la campana Sigismondo. Delle mura fortificate che un tempo cingevano la città sono rimaste poche tracce: il Barbacane, la porta di S. Floriano (l’unica delle otto ad essere arrivata ai giorni nostri), i bastioni dei Passamano, dei Falegnami e dei Carpentieri.

Il centro storico della città è tutto qui, ai piedi della collina, percorso dalla cosiddetta Strada Reale e racchiuso nel parco di Planty, che ha preso il posto dei bastioni, e nel Kazimierz, il quartiere ebraico. Dell’assetto originario della duecentesca piazza del Mercato, a cui si arriva percorrendo la via Grodzka – la stessa da cui passano tutte le processioni solenni – si sono conservati la Torre del municipio, i fondachisukiennice, un tempo luogo del mercato dei tessuti, oggi di un’imponente galleria commerciale nonché di locali e bar seminterrati – le chiese di S. Adalberto e S. Maria. Proprio a quest’ultima sono legate due storie.

La prima racconta di due fratelli che, ricevuto l’incarico di costruirne le due torri, entrarono in competizione: accecato dall’invidia, il fratello minore, che perse la sfida, uccise il più grande con un coltello (c’è chi dice che sia proprio quello appeso all’ingresso orientale del palazzo del tessuto) per poi uccidersi a sua volta colpito dal rimorso. La seconda è l’Hejnal, la chiamata a raccolta con la tromba, che ogni ora viene suonata dalla torre più alta: la melodia è la stessa di quella del XIII sec. quando veniva usata come torre di guardia. La sentinella che cercò di avvisare l’arrivo dei Tatari, ferita a morte, non fece in tempo a portarla a termine ed è per quello che ancora oggi il trombettiere la interrompe bruscamente.

Il Kazimierz, quartiere in cui la tradizione ebraica e cristiana sono saldamente intrecciate, nacque nel 1335 come una cittadina separata, per volere del re Casimiro il Grande. Oggi, con le sue viuzze e i piccoli palazzi è uno dei più vivaci, zeppo di ristorantini, pub, gallerie e laboratori artigianali. Per provarlo è d’obbligo una passeggiata nelle vie Miodowa, Podberzezie, szeroka e Piazza Nuova oltre a visitare le chiese di S. Caterina, del Corpus Domini, dei Padri Paolini sulla Roccia e della Sinagoga Vecchia. Se il pittoresco centro di Cracovia offre scorci e angoli pittoreschi è però dalle colline di Krakus e Wanda, rispettivamente nei quartieri di Podgorze e Nowa Huta, vere e proprie terrazze panoramiche, che la città si può vedere in tutto il suo splendore.

Capitale politica della Polonia fino al XVI sec. Cracovia non ha mai cessato tuttavia di essere la capitale culturale del Paese (l’università Jagellonica risale al 1364), magico connubio di modernità e tradizioni. Perfino in cucina: la carpa di Zator, uno dei piatti più famosi, era celebrata già ai tempi di re Boleslao III, nel XII sec, così come il pane di Pradnik che non mancava sulle tavole reali e i ravioli di San Giacinto (pierogi sw. Jacka) noti fin dal Medioevo. E c’è da scommettere che anche la passione per le krakowskie obwarzanki (le ciambelle di Cracovia, in vendita a ogni angolo), le profumate salsiccie krakowska o lisiecka e i pomodori di Krzeszowice continuerà a lungo.