Altro che Alaska: il Monferrato come “Into the wild”

Sull’Appennino piemontese, ci sono angoli incontaminati che nessuno immaginerebbe mai di trovare

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Ilaria Santi

Giornalista & Travel Expert

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

C’è una zona d’Italia dove sembra di stare in Alaska. È l’Alto Monferrato. Qui, sull’Appennino piemontese, al confine con la Liguria, ci sono angoli incontaminati che nessuno immaginerebbe mai di trovare. Una zona assolutamente “wild”, proprio come nel celebre film che ha visto protagonista Sean Penn.

E dire che siamo a un’ora di auto solamente dalle grandi città come Torino, Milano e Genova. Quest’area è il punto d’incontro – raro – tra ambienti mediterranei e montani. Un vero paradiso per chi ama la natura selvaggia e le attività all’aria aperta, anche tra le più inaspettate, come la possibilità di cercare l’oro nel fiume.

Si dice che la presenza di sabbie aurifere nei fiumi di questo territorio fosse, già in antichità, sancita dalla presenza delle lettere “or” nei nomi dei fiumi locali, come per esempio il Gorzente, che nasce nel Parco delle Capanne di Marcarolo o l’Orba, più a valle. Le acque di questi torrenti portano a valle tracce di oro alluvionale, risalente al quaternario, durante il periodo delle glaciazioni e pochi sanno che già nel primo millennio a.c. la ricerca dell’oro veniva praticata setacciando il fiume.

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Fonte: Alexala
La cerca dell’oro nell’Orba @Alexala

I Romani ne fecero una vera e propria attività organizzata, tanto che furono fondati due insediamenti: la Rondinaria (vicino a Ovada) e la Rondinella, in prossimità dell’attuale Casal Cermelli. Un’attività mai interrotta né nel Medioevo e neppure nei secoli successivi, sino a un’estrazione di tipo semi industriale nel ‘900.

A Casal Cermelli si trova l’unica area autorizzata per la ricerca dell’oro a scopo amatoriale scientifico e didattico, da parte della Regione Piemonte, proprio per la tradizione antichissima di questa attività che viene gestita dalla Cascina Merlanetta, un’azienda agricola a conduzione biologica nonché fattoria didattica affacciata sulla sponda sinistra del torrente Orba che si trova in zona Sic (Sito di importanza comunitaria) e nella Riserva naturale speciale del torrente Orba.

Qui si trova anche il Museo dell’oro, un’area espositiva che racchiude antichi strumenti del mestiere, reperti risalenti all’età Romana, manufatti, oggetti e documenti legati alla ricerca dell’oro. Una volta indossati gli stivaloni e agguantati secchio e pala si va, sotto la supervisione dei responsabili che indicano anche i punti più adatti in cui fermarsi, a cercare l’oro. C’è chi ne trova un grammo, chi due. Si può portare a casa oro puro al 92% trovato con le proprie mani.

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Fonte: Alexala
Il Museo dell’oro @Alexala

Il fiume Gorzente, quello che porta l’oro al Piota e poi all’Orba, nasce in un luogo incontaminato e dalla natura spettacolare: il Parco delle Capanne di Marcarolo (da 335 a 1172 metri s.l.m.) che, sebbene, dal punto di vista amministrativo ricada interamente nel Piemonte, mantiene legami indissolubili – storici, culturali e ambientali- con l’entroterra ligure e genovese in particolare.

Paradiso degli amanti della natura, il parco dà il suo meglio dalla primavera all’autunno, quando si possono percorrere 23 sentieri escursionistici di ogni livello e che soddisfano le esigenze di tutti, dalla famigliola con sentieri didattici come il “Sentiero Naturalistico Lavagnina” all’escursionista più esigente che può fare il “Sentiero dei laghi del Gorzente”: 15 km immersi nella natura dell’Appennino piemontese tra boschi e praterie incontaminate in cui sopravvivono piante e animali altrove estinti, torrenti d’acqua limpidissima che scorrono tra pareti ripide e scoscese, profumi di essenze alpine e mediterranee che si mescolano in queste montagne a ridosso del mare.

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Fonte: Alexala - Gianluca Grassano
Parco delle Capanne di Marcarolo @Alexala – Gianluca Grassano