Vivere a meno 63°C: ecco la città più fredda del mondo

L’aspetto di questa città non è particolarmente invitante, neppure per una semplice passeggiata

Yakutsk, in Russia, a circa 450 chilometri di distanza dal Circolo Polare Artico, ha un record che la rende la città meno turistica rispetto al resto del mondo: questa, infatti, è la più fredda del mondo. Poli a parte.

Si trova sul fiume Lena e ha una popolazione che conta oltre 200.000 abitanti. Durante la maggior parte dell’anno, la città è coperta da uno strato di neve e ghiaccio, con medie che oscillano tra i +20°C a luglio  e i -40°C a gennaio. Qui l’estate non dura più di tre settimane ed è scandita dall’arrivo e dalla partenza di sciami di mosche e zanzare.

Durante i mesi invernali, la temperatura non supera mai lo zero e può scendere fino alla temperatura record di -63°C, la più bassa mai registrata sul pianeta.

Tali temperature consentono agli automobilisti di usare il fiume come una vera e propria autostrada: lo spesso strato di ghiaccio permette il passaggio di camion carichi di provviste e di minerali provenienti dai giacimenti qui presenti. Eppure la vita sembra tranquilla, incredibilmente.

Gli autoctoni si difendono con pellicce di volpe e coniglio e indossando cappelli di renna. “Dovrebbero venire e vivere in Siberia per un paio di mesi, e vedere se saranno ancora così preoccupati per gli animali. Hai bisogno di indossare pellicce per sopravvivere”, commenta una signora a The Indipendent.

Come dar loro torto, ricordando che un normale congelatore raggiunge i 20 gradi sotto zero. E dichiarano: “Mai avuto nessun problema di salute”. A -10, -20, -30, -40, -50: la vita va avanti, anche i bambini vanno a scuola fino a che non è sotto i 55°C.

L’aspetto della città non è, ovviamente, particolarmente invitante neanche per una passeggiata. Neppure qualora ci fosse l’intenzione. Nella piazza grande solo un albero di Natale quando è festa e una statua di Lenin.

Potrete decidere di raggiungere Yakutsk grazie alla sola strada utile per arrivarci, chiamata la «via delle ossa», costruita dai detenuti del Gulag. Pronti per l’inferno fatto ghiaccio?