Australia, il mistero dell’uomo che si vede dallo spazio

Maree Man è un geoglifo scoperto solo per caso nel giugno del 1998 durante un volo aereo

Un uomo alto 4 chilometri. È la figura visibile dallo spazio incisa nella terra nei pressi di Finnis Springs, nella cittadina di Maree, nel Sud dell’Australia. Per questo gliè stato dato il nome di “Maree Man“. Si tratta di un geoglifo, scoperto solo per caso nel giugno del 1998 durante un volo.

Raffigura un aborigeno che caccia uccelli o wallaby (un piccolo canguro) con un boomerang. È talmente grande da occupare uno spazio di quasi 30 km. Si tratta, infatti, del più grande geoglifo conosciuto al mondo e si stima che ci siano volute dalle quattro alle otto settimane per crearlo.

Le sue origini rimangono tuttora un mistero. Di certo non è così antico, bensì è un’opera recente, che risale al massimo a qualche decennio fa. Ma chi ne sia l’autore non si sa. Certo è che, chi si è spinto fin nell’arido entroterra australiano per realizzare quest’opera doveva essere molto motivato. Si sa solo che le linee sono profonde circa 30 cm. e larghe fino a 35 metri. Pare siano state tracciate con un aratro.

Sicuramente, da quando è apparso, è divenuto una meta turistica. Tanto che gli abitanti della zona e i proprietari degli hotel si occupano della manutenzione, di rifare i solchi e di irrigare tutt’intorno in modo tale che cresca l’erba e che si noti di più la figura.

L’Uomo di Maree ricorda molto le famose linee le di Nazca visibili in Perù. A parte il riferimento artistico, però, non hanno nulla in comune. Quelle dell’altipiano di Nazca sono staterRealizzate tra il 300 a.C. e il 500 d.C. e quindi sono davvero antichissime. Si tratta di 800 figure composte da oltre 13.000 linee. Tra loro sono raffigurati soprattutto animali stilizzati come condor, colibrì, scimmie, un ragno grande 45 metri, una lucertola di 180, pesci, balene. L’ultimo a essere scoperto è stato un animale misterioso, individuato da un gruppo di archeologi giapponesi, con il corpo maculato, la lingua penzolante e un enorme numero di zampe.

A conservarle intatte e a consegnarle ai giorni nostri è stato il clima della zona, estremamente arido e quasi mai ventoso. La mano dell’uomo oggi ha il solo compito di stare loro il più lontano possibile, visto che sono entrate nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco.

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Fonte: Wikimedia Commons - Peter Campbell
@Wikimedia Commons – Peter Campbell