Vacanze in un faro: ecco i più belli dove andare in Italia

La classifica del TripIndex Cities, lo studio annuale di comparazione dei prezzi

Sono 153, sorvegliano le nostre coste nei punti più suggestivi, ma presto potrebbero diventare dimore di charme, hotel romantici, ostelli o rifugi per velisti. I fari, beni demaniali gestiti dalla Marina militare, sono oggi sul mercato per chi decide di investire risorse economiche per valorizzarli. Lo Stato italiano ne rimarrà sempre proprietario, ma sarà data una concessione di 50 anni in cambio di un canone di locazione.
L’operazione coinvolge alcuni dei più begli avamposti tra terra e mare delle Regioni del Centro-Sud, dalla Toscana alla Puglia, dalla Campania alla Sicilia.

La lista dei fari pronti a essere dati in concessione è lunga: si va dal Faro di Brucoli ad Augusta (Siracusa) al Faro di Murro di Porco a Siracusa, da Capo Grosso nell’Isola di Levanzo (Trapani) a Punta Cavazzi a Ustica, da Capo d’Orso a Maiori (Salerno) al Faro di Punta Imperatore a Forio d’Ischia (Napoli), fino a quello di San Domino alle Isole Tremiti (Foggia). A questi si aggiungono quattro fari messi a disposizione dal ministero della Difesa: due sull’Isola del Giglio, Punta del Fenaio e Capel Rosso, uno alle Isole Formiche (Grosseto) e uno a Capo Rizzuto (Crotone).

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Un tempo ospitavano i faristi con le loro famiglie. Oggi potrebbe essere trasformati in hotel con almeno 15 stanze ciascuno, come hanno già fatto in molti Paesi. Molti gli stranieri che si sono detti interessati alla concessione dei fari italiani. Anche trasformati in hotel, i fari continuerebbero a svolgere la loro funzione comandati a distanza dalla Marina militare.

Entro il 10 agosto sul sito dell’agenzia del demanio è possibile inviare proposte per la riconversione di 11 strutture (che potrebbero diventare 40) in vista del bando pubblico previsto per l’autunno 2015.