A pochi chilometri da Bari c’è il teatro più piccolo d’Europa

A Noicattaro un gioiello architettonico dalle mille facce

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Redazione

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A Noicattaro, un comune a sud-est di Bari, c’è un piccolo gioiello architettonico non ancora abbastanza conosciuto da turisti e visitatori: il teatro più piccolo d’Europa. Il “Teatro cittadino nojano“, questo il suo nome, si trova in Via Carmine, proprio nel centro del paese.

Il teatro ha solo 50 posti a sedere ma la struttura ha una storia ben diversa, nasce infatti nel 1800 come frantoio ipogeo per la produzione di olio d’oliva.

Il teatro ha un grande valore simbolico per il paese poiché rappresenta la rinascita dopo il difficile periodo del 1815 quando la peste colpì tutta Europa con conseguenze catastrofiche.

L’ex frantoio, prima di essere utilizzato come teatro, ha avuto mille “facce”: è stato anche un cinema, un deposito e un’abitazione di fortuna per accogliere gli sfollati, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale.

Il “Teatro cittadino nojano” è un teatro all’italiana dalla struttura ipogea, cioè sotterranea.
Una volta giunti in via Carmine è facile individuare il teatro perché su un portone in metallo è ben evidente la scritta “Teatro cittadino”. All’ingresso c’è una breve scalinata che porta giù dove vi sono due spazi ben distinti: a sinistra il luogo dove il pubblico poteva accomodarsi e a destra il posto per gli attori (platea e proscenio). Questa distinzione netta è una delle principali caratteristiche del teatro all’italiana che viene sottolineata ulteriormente dall’utilizzo dell'”arco di proscenio“, una struttura in legno in alto che divide lo spazio visivamente. Un’ulteriore caratteristica è la divisione delle zone in base alle classi sociali, ancora oggi vi sono due differenti ingressi.

Nell’antichità i posti erano ben 200, le persone si potevano sedere o rimanere in piedi. Il teatro ebbe una vita breve ma intensa e ancora oggi i cittadini più anziani di Noicattaro ricordano ancora con emozione le ultime opere recitate tra quelle mura prima della chiusura definitiva negli anni ’60 per questioni di igiene pubblica.

Ad oggi l’edificio è provvisto di una sola finestra e senza scarichi fognari ma il FAI ha adottato il progetto, innamorandosene, e si sta impegnando per trasformarlo in un nuovo centro culturale dove unire le meraviglie del passato ad un nuovo, brillante, futuro.