Spiagge pubbliche a numero chiuso: ecco quali in Italia

Le località di mare italiane chiedono di limitare l’accesso selvaggio facendo pagare un ticket d’ingresso

Le località di mare italiane chiedono di limitare l’accesso selvaggio alle spiagge facendo pagare un ticket d’ingresso. Vorrebbero introdurre forme di limitazione numerica e stanno pensando di applicare tariffe “democratiche” che, chi sceglie una spiaggia libera anziché uno stabilimento balneare, dovrà comunque pagare.

Un po’ come avviene in quelle località che presentano valori paesaggistici e ambientali, come le oasi e le riserve naturalistiche, che sono accessibili solo tramite il pagamento di un ticket.

La proposta, che arriva alla vigilia delle vacanze, sta già facendo discutere e spaventa tutti quei villeggianti che avevano già fissato un tetto di spesa per le prossime vacanze estive e che potrebbero così sforarlo.

Da una parte la legge garantisce l’accesso libero alle spiagge che non hanno uno stabilimento balneare, dall’altro è vero che in Italia esistono problemi di sovraffollamento, inquinamento, parcheggio selvaggio e sicurezza dei bagnanti.

Nella vicina Francia, per esempio, anche le spiagge pubbliche sono dotate di un servizio di sorveglianza, con bagnini comunali che vigilano durante le ore diurne, bagni pubblici e cestini della spazzatura ovunque oltre che di un servizio di pulizia giornaliero dell’intero lido. In Italia non ci siamo ancora arrivati e chissà se mai lo faremo.

A pensare a un rimedio al problema del sovraffollamento, della maleducazione imperante, dell’abbandono di rifiuti e della mancanza di rispetto è il Sindaco di Alassio, in Liguria, che vorrebbe introdurre una forma di biglietto democratico. Secondo quanto dichiarato al Corriere.it “La gente quando paga ha più rispetto. E gli introiti servirebbero a pagare pulizia e gestione della spiaggia libera”.

D’accordo con lui è il Sindaco di un’altra località ligure, Laigueglia, secondo cui l’accesso alle spiagge libere “dovrebbe essere normato come accade per ogni luogo di aggregazione”.

Della stessa idea è anche la frazione di Malpasso, a Finale Ligure, che vuole garantire lo spazio in spiaggia agli abitanti e a chi possiede una casa di villeggiatura, facendo pagare l’ingresso a tutti gli altri.

Intanto ad Albissola hanno pensato di far partire zampilli d’acqua per bagnare le aiuole dalle 10 alle 11.30 ogni mattina, così nessuno si può sdraiare. Prende piede comunque l’idea di un numero chiuso in spiaggia con tanto di steward a controllare gli accessi, un po’ come succede allo stadio.

Ma non è solo la Liguria a essere a favore del ticket d’ingresso alle spiagge libere.

Anche nel Veneto il dibattito cresce e i Comuni sono convinti che serva un limite al boom dei pendolari, pertanto si sta pensando a un numero chiuso in spiaggia sul litorale veneziano.

Anche la Puglia sta pensando a spiagge libere con servizi e un canone ridotto (1 euro). A gestirle potrebbero essere i Comuni, le cooperative o i privati. “L’investimento sarebbe minimo rispetto a uno stabilimento balneario vero e proprio”, sostengono.

Già i faraglioni di Mattinata, nel Golfo di Manfredonia, sono a numero chiuso: il Sindaco del paese ha emesso un’ordinanza che impone una regolamentazione e, per andare in spiaggia, ora occorre il permesso dell’ufficio turismo che non ne può concedere più di 30 al giorno.

Altrove si sceglie di limitare gli accessi facendo pagare un biglietto a quelle aree che presentano un valore ambientale. È il caso dell’oasi di Bidderosa in Sardegna, cinque spiagge da sogno all’interno di un parco che si estende su 860 ettari. Qui si paga 12 euro ad automobile e 1 euro a persona, possono entrare al massimo 140 vetture al giorno. Stessa scelta per la spiaggia di Punta Molentis a Villasimius, che fa parte dell’Area Marina Protetta di Capo Carbonara. La spiaggia di Punta Molentis ha una conformazione ad arco ed è costituita da sabbia bianca finissima, con tenui striature rosa. Il mare cristallino ha una bellissima colorazione che varia dal verde smeraldo chiaro, al turchese, all’azzurro. Un paradiso, insomma, che si paga.