Viaggiare è possibile, ma purtroppo non esente da rischi. Infatti, potrebbe capitare di risultare positivi all’estero. Cosa bisogna fare in quel caso? E quali sono le procedure per rientrare in Italia? Cerchiamo di fare chiarezza.
Positivi all'estero, cosa succede
Non possiamo nascondere che risultare positivi all'estero è un bel problema. Chi si contagia in viaggio, infatti, deve necessariamente seguire le indicazioni del Paese in cui si trova al momento in cui l’infezione viene certificata.
In sostanza, deve sottoporsi al periodo di isolamento previsto dalla legislazione locale e può fare rientro in Italia solo al termine della quarantena e dopo, ovviamente, un tampone negativo o un certo periodo massimo trascorso dal primo test positivo.
Dove si trascorre la quarantena e chi paga
Altri dubbi del viaggiatore riguardano il luogo in cui trascorrere il periodo di isolamento e chi paga le spese sanitarie. Anche in questo caso, le risposte variano in base al Paese in cui ci si trova. Alcune destinazioni dispongono di hotel Covid gratuiti, strutture dedicate che pagano direttamente e senza aggravi le spese del paziente.
Altri, invece, prevedono un costo di degenza a carico della persona contagiata. Un discorso che vale anche per i contatti stretti dei positivi dopo uno o più casi in aereo o in hotel. Ovviamente, anche in questa circostanza dipende dalla disciplina del Paese in cui si è in viaggio.
Per quanto riguarda i costi, se non si dispone di una copertura assicurativa che copra eventuale spese legate al Covid, bisogna pagare tutto di tasca propria. Molte polizze esistenti offrono copertura e assistenza anche nel caso in cui ci si ritrovi positivi in vacanza. Ciò vuol dire che, qualora il Paese non offrisse soluzioni gratuite per l’isolamento o non siano di nostro gradimento, l'assicurazione rimborsa i periodi di quarantena e le spese mediche se, fuori dall’Unione Europea, non fossero gratuite.
L’importante è controllare sempre che nelle esclusioni contrattuali non siano citati il caso pandemia o non siano elencati riferimenti al Coronavirus come ragione per non corrispondere il dovuto.
Positivi all'estero, chi paga in Italia
Il nuovo decreto pubblicato dal governo il 24 dicembre in Gazzetta ufficiale prevede che per il periodo di quarantena di 10 giorni il pagamento è a carico dei viaggiatori, "ove necessario presso i Covid Hotel, previa comunicazione al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria competente per territorio in modo da garantire la sorveglianza sanitaria per tutto il periodo necessario".
In sostanza, lo straniero che arriva/si trova in Italia anche dai Paesi Ue e anche se vaccinato, trascorrerà l'isolamento a proprie spese presso i Covid Hotel se non in possesso di una casa propria. Gli italiani, avendo una residenza e un posto dove trascorrere la quarantena, potranno recarsi in quella destinazione, in caso contrario potranno usufruire dei Covid hotel, ma a proprie spese.
Positivo in volo, cosa succede
La situazione, per quanto riguarda i voli, ha bisogno di alcune distinzioni. Infatti, identificare e gestire i contatti dei casi confermati di Covid-19 consente di individuare e isolare rapidamente gli eventuali casi secondari e interrompere così la catena di trasmissione.
Per contatto si intende qualsiasi persona esposta a un caso probabile o confermato Covid-19 in un lasso di tempo che va da 48 ore prima dell’insorgenza dei sintomi fino a 14 giorni dopo o fino al momento della diagnosi e dell’isolamento del caso.
Se il caso non presenta sintomi, si definisce "contatto" una persona che ha avuto legami con il caso indice in un arco di tempo che va da 48 ore prima della raccolta del campione che ha portato alla conferma e fino a 14 giorni dopo o fino al momento della diagnosi e dell’isolamento del caso. Vediamo meglio nei dettagli cosa significa.
Il contatto stretto
In aereo un "contatto stretto" si definisce in base all’esposizione al virus. Per esempio, un passeggero che ha viaggiato insieme a qualcuno risultato poi positivo al Coronavirus può essere considerato un “contatto stretto” oppure un “contatto a basso rischio“.
Il "contatto stretto" di un caso probabile o confermato è una persona che:
- vive nella stessa casa di un caso Covid-19;
- ha avuto un contatto fisico diretto con un caso Covid-19 (per esempio la stretta di mano);
- ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso Covid-19 (ad esempio toccare fazzoletti di carta usati);
- ha avuto un contatto faccia a faccia con un caso Covid-19, a distanza minore di 2 metri, di almeno 15 minuti e in un ambiente al chiuso;
- ha viaggiato seduta in treno, aereo o qualsiasi altro mezzo di trasporto entro due posti in qualsiasi direzione rispetto a un caso Covid-19.
Contatto a basso rischio
Un volo, o qualsiasi altro spostamento, può esporre il viaggiatore a un contatto con il positivo. Tuttavia, questo viene considerato a "basso rischio" in base a una delle seguenti esposizioni:
- contatto faccia a faccia con un caso Covid-19, a una distanza inferiore ai 2 metri e per meno di 15 minuti;
- chi si è trovato in un ambiente chiuso o che ha viaggiato con un caso Covid-19 per meno di 15 minuti;
- tutti i passeggeri e l’equipaggio di un volo in cui era presente un caso Covid-19, ad eccezione dei passeggeri seduti entro due posti in qualsiasi direzione rispetto al caso di Coronavirus, dei compagni di viaggio e del personale addetto alla sezione dell’aereo/treno dove il caso indice era seduto che sono infatti classificati contatti ad alto rischio.
Positivo in volo e quarantena
Le indicazioni del Ministero della Salute su tale argomento sono molto chiare: "in caso in cui si venga identificati come contatto stretto di caso confermato Covid-19, nessun test con esito negativo permette di essere esonerati dal sottoporsi ad un periodo di quarantena della durata di almeno 7 o 10 giorni (a seconda dello stato vaccinale) dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo".
Ciò vuol dire che i contatti stretti di un caso confermato Covid-19, una volta ricevuta la comunicazione del positivo in volo da parte del Ministero della Salute, devono avvisare il proprio medico, che fornirà tutte le indicazioni per contattare il Dipartimento di prevenzione della ASL o ATS competente per territorio che disporrà la quarantena e la sorveglianza sanitaria.
A livello generale, si può tornare alla normalità dopo un periodo di quarantena della durata di almeno 7 giorni, per chi ha completato il ciclo vaccinale, o 10 giorni, se non si è vaccinati, a partire dall’ultima esposizione al caso, al termine del quale risulti eseguito un test antigenico o molecolare con risultato negativo.
Il “contatto stretto” (esposizione ad alto rischio) di un caso confermato Covid-19 nell’ambito di treni, aerei o altro mezzo di trasporto, è definito come "una persona che ha viaggiato seduta in treno, aereo o altro mezzo di trasporto entro due posti in qualsiasi direzione rispetto a un caso COVID-19; sono contatti stretti anche i compagni di viaggio e il personale addetto alla sezione dell’aereo/treno dove il caso indice era seduto".
I tamponi ammessi per verificare le positività sono:
- PCR molecolari;
- antigenici rapidi;
- sierologici.
Tuttavia, è bene sapere che, come riportato sul sito del Governo, “i test antigenici rapidi su saliva, sulla base delle evidenze disponibili, NON sono al momento raccomandati come alternativa ai tamponi oro/nasofaringei, in quanto non raggiungono i livelli minimi accettabili di sensibilità e specificità”.