Lola Ponce, turista del mondo

La cantante fa la pendolare tra Roma, Barcellona e Buenos Aires

In gran forma, – gambe svettanti dagli short neri, camicia bianca e un’abbronzatura ambrata -, Lola Ponce è raggiante: il lavoro va a gonfie vele e la vita privata è – se non proprio felicissima (il fidanzato italiano Malenotti risulta non pervenuto) – sicuramente serena. Molti impegni all’orizzonte – la prima de I Promessi Sposi, il tour di Desnuda – e poi farai vacanza?, le chiediamo.

«Ah no – ride – è già tanto se riesco a ritagliarmi una settimana all’anno a Natale per tornare dai miei a Buenos Aires», risponde. Non sembra esserci spazio per il relax nella vita frenetica di Lola. «Dopo quest’interpretazione della monaca di Monza sarò impegnata in un tour in America latina per tutta l’estate, per portare in giro il nuovo album con brani composti da me, nel quale credo molto».

Nella vita quotidiana, la Ponce non ha un solo centro di gravità: «Sono continuamente pendolare tra Roma, Barcellona – la città di mia madre – e Buenos Aires, la mia città natale». Una nomade, quindi, con la sua Gibson elettrica al collo, per comporre dappertutto. Proprio nessun relax, quindi? «Non ne ho bisogno – risponde -: ho la fortuna di fare un lavoro che mi diverte e mi appassiona. Poi se voglio ogni tanto mi regalo un giorno di mare che mi godo a fondo».

«E soprattutto – aggiunge – quando mi propongono un set fotografico cerco di scegliere una location furba, nella natura. Così unisco l’utile al dilettevole». Viaggiatrice instancabile, quindi, Lola si definisce una «turista del mondo»: «perché sono sempre in giro – spiega – ma anche perché, ogni volta che vado in un posto nuovo, cerco di assimilarne la cultura».

«E approfondisco soprattutto la cultura religiosa – continua -: la Bibbia è sempre con me, ma ho imparato molto anche dal buddismo e dalla cabala. Mi piace moltissimo. La vita del resto è una sola, no?: bisogna viverla in modo strong. Questa è una verità che ho imparato soprattutto durante un viaggio da dimenticare. Ero con i miei, in un Paese dell’America latina: d’improvviso un gruppo di rapinatori ci ha accerchiati. Mi hanno puntato un’arma alla tempia e in quegli attimi ho rivisto tutta la mia vita. Si è conclusa bene, ma è stato un trauma che mi ha cambiata», conclude.