L’Isola di Pasqua limita l’accesso ai turisti per salvare la sua cultura millenaria

Da oggi, il numero di giorni che un turista può trascorrere sull'Isola di Pasqua è limitato. Il motivo? Proteggere il territorio e la sua identità

Sita a duemila miglia dalla costa del Cile, negli anni l’Isola di Pasqua è diventata una destinazione turistica sempre più popolare. Troppo popolare, secondo le autorità locali, che hanno ora scelto di prendere provvedimenti per difendere la bellezza del luogo, e per preservare la sua cultura vecchia di millenni.

Secondo quanto riportato dal New York Times, ogni anno sull’isola arriverebbero 100.000 persone per visitare i suoi siti archeologici e, soprattutto, le quasi 900 statue monumentali, le teste di moai, scolpite dagli abitanti dell’Isola di Pasqua tra il XIII e il XVI secolo. Ma il turismo di massa, al territorio, non farebbe molto bene: porterebbe infatti alla rovina di una cultura e di uno stile di vita sopravvissuti per centinaia di anni.

Così, per evitare che l’isola possa perdere la sua identità culturale e per evitare che l’ambiente possa subire gravi danni, le autorità hanno deciso di diminuire il numero di giorni massimi che i turisti possono trascorrere sul suo territorio. Prima di adesso, sull’Isola di Pasqua i visitatori potevano fermarsi qui per ben 90 giorni; ora, dopo 30, sono costretti a lasciare l’isola. «I turisti stanno danneggiando l’idiosincrasia locale, la cultura millenaria sta cambiando e non in bene», ha dichiarato il sindaco Pedro Edmunds, che ha poi aggiunto: «Le abitudini del continente stanno prendendo il sopravvento, e per noi questo non è positivo».

Ma non sono solamente le tradizioni dell’Isola di Pasqua, ad essere in pericolo. C’è anche la questione della spazzatura: se dieci anni fa l’isola produceva 1.4 tonnellate di immondizia l’anno, oggi ne produce 2.5, quasi il doppio. Ecco dunque che, secondo quando riportato da alcuni giornali locali, le autorità potrebbero presto decidere di non limitare solamente i giorni di permanenza consentiti, ma di diminuire anche il numero di turisti ammessi ogni anno. Del resto, in vent’anni il numero dei residenti è raddoppiato, raggiungendo quota 7.750: i 100.000 visitatori annuali, sommati ad essi, sono davvero troppi per il fragile ecosistema della zona. Tanto che oggi, chi vuole trasferirsi qui, deve provare la sua relazione con almeno uno dei componenti del popolo Rapa Nui, nativo dell’isola.

E non è, l’Isola di Pasqua, l’unico posto al mondo messo in pericolo dal turismo di massa. Nel 2016, ad esempio, le italiane Cinque Terre avevano annunciato di voler limitare gli accessi, mentre Capri sta lavorando per porre un freno ad una popolazione in troppo rapida crescita. Perché, da nord a sud del mondo, la consapevolezza di dover difendere il proprio territorio sta crescendo sempre più. Ed è un trend (molto) positivo.