Brexit, i problemi per chi viaggia se non c’è accordo con l’Europa

Tra le tante incognite che aleggiano dalle parti di Londra, quella sulla circolazione di persone tra UK ed UE è una delle più impellenti

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Redazione

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A causa della Brexit, nel Regno Unito regna il caos. No, non si tratta di un banale gioco di parole, ma delle enormi conseguenze che il voto del 15 gennaio ha avuto sul Paese. Il non aver raggiunto, di fatto, un accordo per l’uscita dello stato d’oltremanica dall’alleanza continentale è una grave mancanza.

Al giorno d’oggi, i britannici si avviano alla fatidica data del 29 marzo senza nemmeno la bozza di un patto. Questo influisce, inevitabilmente, su qualsiasi settore della vita quotidiana, compreso il prenotare le vacanze. Voler intraprendere, ora come ora, un viaggio in uno degli altri 26 paesi dell’UE dalla Gran Bretagna, e viceversa, rappresenta una grande incognita.

Ci sono, come sempre in questi casi, due voci ricorrenti che si susseguono. I catastrofisti sostengono che ci dovrebbero essere ritardi pari a novanta secondi per ogni singolo passeggero su ogni volo con tratta Europa-UK. Questo sarebbe dovuto al numero molto più elevato di controlli di cui necessitano tutti i passeggeri paesi extracomunitari. Visto l’enorme mole di traffico che coinvolge la Gran Bretagna, tra voli in entrata ed in uscita con l’UE, questo scenario appare, quantomeno, terribile, ma improbabile.

Gli ottimisti, invece, sostengono che si arriverà ad un accordo tale da permettere il normale svolgimento dei lavori, senza causare eccessivi ritardi o inconvenienti ai turisti. Anche quest’opzione pare impercorribile, perché, visto lo sconvolgimento che sta avvenendo ai piani alti della nostra politica comunitaria, è impossibile che non vi siano ripercussioni proprio su uno dei punti di forza della comunità europea: l‘Accordo di Schengen.

In ogni caso, sono ancora troppi punti interrogativi che aleggiano attorno ad eventuali nuove forme di circolazioni di passeggeri tra l’UE e la Gran Bretagna. L’unica cosa certa è che, per il momento, l’Europa ha dato il permesso di far solcare i cieli continentali ai voli provenienti dal Regno Unito, ma solo per quanto riguarda la “connettività di base”. In altri termini, questo è un ulteriore malus per il traffico aeroportuale anglosassone.

Al giorno d’oggi, il flusso aereo tra Gran Bretagna ed Europa vale un giro d’affari da miliardi di euro. Nessuno è realmente interessato a fare in modo che questo cessi definitivamente, ma l’effettiva uscita di scena traumatica del Regno Unito dalla Comunità Europea potrebbe aprire a scenari davvero poco confortanti.