Le mezze stagioni? Secondo uno studio, non sono mai esistite

Uno studio austriaco dimostra l'inattendibilità della credenza per la quale, col passare degli anni, si sia detto addio alle cosiddette mezze stagioni

Foto di SiViaggia

SiViaggia

Redazione

Il magazine dedicato a chi ama viaggiare e scoprire posti nuovi, a chi cerca informazioni utili.

Non ci sono più le mezze stagioni, o forse non ci sono mai state. Stanchi di sentir pronunciare questa solita frase da chiunque, non appena il clima inizia a fare un po’ le bizze? La risposta ideale la offre il servizio meteorologico austriaco Zamg di Vienna.

Il lavoro svolto è stato decisamente ingente, con gli esperti che hanno posto ad analisi migliaia di dati climatologici, coprendo l’intero arco alpino. Una ricerca che ha incluso anche le stazioni meteo presenti nell’Alto Adige, ottenendo un risultato che ha del sorprendente.

Si parla spesso degli sbalzi di temperature come di qualcosa di moderno, recente, che è stato in pratica imposto alla natura. Le responsabilità dell’uomo sui cambiamenti climatici sono evidenti e tutti ne paghiamo le conseguenze. Parlare di mezze stagioni però non ha forse mai avuto senso.

Da Vienna infatti giungono dati inerenti gli ultimi 250 anni, costantemente caratterizzati da grandi sbalzi di temperatura, avvenuti nell’arco di poche ore, dal caldo al freddo e viceversa. Ad illustrare la ricerca è Dieter Peterlin, meteorologo della Provincia di Bolzano.

Il vero cambiamento riguarda invece la temperatura media. Ecco dove l’operato dell’uomo è incautamente intervenuto a modificare l’equilibrio naturale. Al giorno d’oggi si registra un generale aumento nelle misurazioni. Le statistiche dei gradi percepiti s’impennano, ma il repentino cambio di clima è tutt’altra questione.

Gli sbalzi rendono dunque impossibile prevedere con certezza le condizioni climatiche di una località a lungo termine. Nello specifico, spiega Peterlin, provare ad analizzare la situazione meteorologica superando la soglia dei sette giorni, porta di conseguenza nel territorio del non attendibile.

Una verità cui tutti noi possiamo relazionarci, ricordando tutte le volte in cui si è stati costretti a costanti controlli di app e siti, al fine di non ritrovarsi in situazioni spiacevoli, magari subendo gli effetti di un temporale durante un pic-nic. Questa impossibilità di previsioni a lungo termine riguarda soprattutto quei luoghi al limite, come appunto la zona alpina, caratterizzata da repentini cambiamenti.

Ecco quanto precisato da Peterlin: “Se si parla di atmosfera, si fa riferimento a un sistema caotico. Per essere considerate attendibili, le previsioni dovranno essere al massimo per i successivi sei o sette giorni. Autunno? Ci saranno giornate calde. È previsto il ritorno della cosiddetta estate di San Martino”.