Una guida per libere viaggiatrici: viaggi da donne per le donne

Intervista a Iaia Pedemonte, coautrice di una nuova guida delle 50 mete per donne che amano viaggiare, in Italia e nel mondo

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Ilaria Santi

Giornalista & Travel Expert

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

Cosa cercano le donne da una vacanza? A questa risposta hanno cercato di rispondere Manuela Bolchini e Iaia Pedemonte, le due autrici di “La guida delle libere viaggiatrici” edita da Altra Economia.

Secondo le ultime indagini le donne cercano esperienze semplici, ma uniche e su misura. Vogliono essere arricchite mentalmente, fisicamente ed emozionalmente. Vogliono essere ottimizzatrici di se stesse, facendo movimento per trarre energia positiva.

Tenendo conto di questi fattori, nella loro guida le due autrici propongono 50 mete per donne che amano viaggiare, in Italia e nel mondo.

SiViaggia ha intervistato Iaia Pedemonte, coautrice e fondatrice di GRT – Gender Responsible Tourism – Donne e Turismo Responsabile. chiedendole alcuni consigli di viaggio e le mete più consigliate alle viaggiatrici donne.

Cosa contiene la guida delle libere viaggiatrici?
“Innanzitutto non è solo una guida di viaggi responsabili, di luoghi dove fare volontariato né di viaggi solidali, ma sono delle vere e proprie vacanze. Sono viaggi che hanno tutti una valenza femminile e un’importanza per le donne. Per le viaggiatrici, quindi donne che vogliono viaggiare in totale libertà, sono consigli di viaggi sicuri, di mete dove si può viaggiare da sole. Un vademecum, insomma, innovativo e originale per tutte le donne che amano viaggiare,  liberamente e in modo sicuro, da sole o in compagnia, in Italia e nel mondo”.

Cos’ha di diverso questa guida rispetto ad altre?
“Si tratta di viaggi che portano vantaggi alle donne che lavorano nell’ambito turistico ma di cui, poi, beneficia tutta la comunità, non solo quella femminile”.

Nella guida proponete 50 mete: può indicare quali sono imperdibili?
“Ne abbiamo inserite 50, ma in realtà ce n’erano di più, tanto che stiamo già raccogliendo materiale per la prossima guida. Ci sono sicuramente delle destinazioni qui in Italia. Per esempio, nel Parco del Cilento, in Campania, c’è la Via Silente, ideata da Simona Ridolfi. Sono 15 le tappe di questo percorso da fare in bicicletta o e-bike che rispecchia “la voce delle donne rimaste o tornate in Cilento. Nella casa più antica di Velina, a pochi chilometri dal centro storico di Castelnuovo, dominato dalla torre merlata del castello dei Talamo-Atenolfi, Anna Nigro ha creato “Anna dei Sapori”, un agriturismo e “distretto di agricoltura biologica”, dove tutti possono partecipare attivamente alle attività di raccolta. A Stio si incontrano le tessitrici di “La Tela”, che mostrano ai visitatori le lane antiche e come incrociare trame e orditi. Un’altra donna è Rosi Di Stasi a Felitta, alla base delle gole del fiume Calore: solo qui si fanno ancora i fusilli con il ferro, per cui un soggiorno a casa sua significa provare a fare la pasta, prima di partire per partire per uno dei trekking più belli del parco. La Via Silente è servita, quindi, a unire tutte le donne di questo itinerario. E l’esempio di Simona è servito per dare spinta ad altre donne ad aprire attività nel Cilento”.

E all’estero?
“A Bali, l’isola del paradiso, si va per i suoi templi, per le dolci colline, le palme e le spiagge bianche, ma è anche la meta emergente delle viaggiatrici. Qui un tour operator si è specializzato in luoghi che non ti aspetti, fuori dal grande turismo, approfondendo i temi antropologici. A Ubud, la capitale dell’artigianato etnico, per esempio, non si va solo per arte e shopping, ma per conoscere gli artigiani che lavorano il legno e i gioielli d’argento, i commercianti e le artigiane che esportano tessuti e oggetti. Si va a Munduk per una gita tra risaie e colline terrazzate color smeraldo, piantagioni di caffè e chiodi di garofano grandi come querce, scoprendo come funziona l’agricoltura con il ‘subak’, un sistema di irrigazione tipico dell’isola, gestito dalla comunità locale. Ma Bali è ormai diventata sinonimo di eden dello yoga. Carole Favre, una donna francese, ha fondato a Bali la Fabulouse Tourism Academy per imprenditrici del turismo che vogliono migliorare loro stesse e il loro business. Lei cerca solo posti che trasmettano un impatto positivo, come il Santuario di Sebatu, dove c’è l’unica piscina naturale di Bali in cui si nuota tra 400 pesci colorati, dove hanno un fantastico campeggio glamour ma anche magnifiche ville oppure come il centro yoga Intuitive Flow in Penestanan a Ubud, una zona adorabile con un’energia femminile, con decine di attività che danno serenità sbloccando dalle limitazioni emozionali, psicologiche, sessuali e che si trova a un passo dai migliori ristoranti vegani della città.

Nel parco nazionale di Quirimbas, che fa parte della biosfera Unesco del Mozambico, uno dei Paesi più poveri al mondo, ma dalla bellezza straordinaria, invece, è nato un bellissimo progetto di turismo responsabile. Qui, infatti, c’è un arcipelago di isole tropicali, caratterizzate da un’immensa biodiversità e da un notevole patrimonio artistico. In particolare sull’isola di Ibo, l’associazione milanese Oikos ha aiutato a migliorare le pratiche igieniche, nutrizionali e di uso del territorio includendo le comunità locali puntando alla tutela della natura e alla promozione della cultura come motori di crescita. Tutto il progetto ruota attorno alla costruzione di Casa das Garças, un “conservation-orientated lodge”, nato da una collaborazione con il Parco di Quirimbas: i giovani e le giovani locali hanno imparato a fare i muratori, i falegnami, gli idraulici, mescolando tecniche di costruzione locale e design all’avanguardia (con l’associazione “Architetti senza frontiere”). I turisti qui ospitati in casette bianche sul mare, perfette nella loro raffinata semplicità, e sempre fresche perché l’aria circola naturalmente e i materiali locali sono di design nelle camere e negli appartamenti. I dintorni valgono il viaggio”.