Viaggiare all’estero: le frasi da non dire mai per evitare fraintendimenti

Pronunciare una frase attribuendole un significato, per poi scoprire che in quel Paese ha un’accezione completamente diversa: ecco alcune frasi di non dire quando si viaggia all’estero.

Quando si visita un Paese straniero, la comunicazione è tutto. Ci sono infatti frasi che, se in un Paese sono del tutto innocue, altrove possono avere un’accezione assolutamente negativa: ecco perché, prima di recarsi in uno Stato lontano, sarebbe bene informarsi sulle sue regole di comportamento. A cominciare proprio dalle frasi che, mai e poi mai, si dovrebbero utilizzare.

Ad esempio, “God bless your heart”. Sebbene lo si intenda come “che Dio ti benedica” (cosa che letteralmente significa), è bene non utilizzarlo nel profondo sud dell’America. Qui, è un modo gentile per mandare a quel paese una persona. Le dici “God bless your heart”, e quello che in realtà lei capisce è: “sei un idiota”. Ma è solamente un esempio, questo. In Australia, dire “good on ya, mate” (letteralmente, “buon per te, amico”), non è esattamente un complimento: qui significa che, quanto una persona ha fatto, non va bene per niente. E che non si vuole più avere con lei un rapporto d’amicizia. Ancora più difficile è la comunicazione in Giappone, dove le persone hanno due differenti livelli di comunicazione, uno per la famiglia e gli amici, un altro per gli sconosciuti: quello che dicono a questi ultimi non è sempre ciò che pensano. Talvolta, sono “frasi fatte” per accontentare chi non si conosce (ché, si sa, per i giapponesi l’educazione è tutto…). A volte potrebbero invitarvi a casa loro, ma ciò non significa che sia davvero un piacere che vi presentiate! E che dire dei parchi di divertimento della Disney? Chi ci lavora riceve delle precise istruzioni riguardo il linguaggio: se un turista si rivolge a loro in modo particolarmente maleducato, capita che venga definito come “un tesoro d’ospite” o che gli venga detto “si goda una giornata meravigliosa”. Il che è ovviamente ironico. In Islanda, persino “Jólasveinn” (che significa “Babbo Natale”) è un insulto.

 

Per la verità, non è solamente il linguaggio che – nel corso di un viaggio all’estero – può creare dei fraintendimenti. Ad esempio, in Francia, è considerato un atteggiamento da maleducati fare la scarpetta o dividere il conto tra commensali; in Finlandia, se ci si reca a casa di una persona, bisogna togliersi le scarpe e attendere che sia il padrone di casa a dare indicazioni sul levare il soprabito, quando sedersi e quando cominciare a mangiare. Negli Stati Uniti, bussare alla porta chiusa di un bagno è maleducazione: qui, la gente – qualora il bagno sia libero – lascia la porta aperta. In Argentina, è più educato presentarsi con qualche minuto di ritardo che in perfetto orario; in Sud America, la mancia giusta è del 10% dell’importo, e l’esagerazione è vista come una cosa un po’ cafona. Della serie, Paese che vai usanze che trovi…