Come e se visitare i Paesi che violano i diritti umani

Molti viaggiatori si chiedono se sia giusto visitare i paesi dove ci sono ingenti violazioni dei diritti umani, una soluzione può essere il turismo responsabile

Molti viaggiatori esperti si chiedono se sia giusto visitare i paesi dove i Governi locali effettuano sistematiche violazioni dei diritti umani della popolazione o di parte di essa.

Soprattutto in questi ultimi anni si parla molto di turismo etico, ovvero l’insieme dei comportamenti capaci di soddisfare le esigenze dei visitatori ma con una gestione responsabile delle risorse locali, mantenendo l’integrità culturale, i processi ecologici e la biodiversità del paese che si visita. La sensibilità dei viaggiatori in questo senso è molto aumentata, ma non riguarda solamente il rispetto dell’ambiente, non bisogna dimenticare anche l’importanza delle persone e diritti umani fondamentali, che in molti paesi non sono rispettati. A questo proposito i viaggiatori più sensibili nei confronti di queste tematiche considerano poco etico visitare, quindi in un certo senso spendere i propri soldi in paesi che compiono delle violazioni sistematiche di questi diritti.

La questione non è nuova ed è in un certo senso nata con il boicottaggio del turismo in Myanmar da parte dell’Associazione Italiana per il turismo responsabile su sollecitazione del premio Nobel per la pace Aung San Suu Ki, come forma di protesta contro la dittatura militare del paese. Queste azioni hanno avuto come risultato una sospensione degli investimenti delle imprese UE in Birmania e del turismo tramite un provvedimento del Parlamento Europeo. Questo è sicuramente un caso limite, soprattutto perché molte delle strutture turistiche in quel paese sono state create attraverso il lavoro forzato e avuto come esito dei provvedimenti forti contro il paese che hanno colpito però anche in forte misura la popolazione civile.

Per questo, molti viaggiatori ed esperti del turismo sostenibile pensano che il boicottaggio non sia la soluzione, perché danneggia principalmente le persone che abitano in quei paesi dove l’economia è già di per sé molto povera, che spesso hanno poco a che vedere con le azioni dei loro Governi.
Helen Jennings di Tourism Concern, NGO che lavora nella promozione di viaggi che vanno a beneficio dei paesi e delle persone che li abitano, è una delle sostenitrici di questa tesi. Secondo lei, posto che sono davvero pochi i paesi in cui non ci sia nessun tipo di violazione dei diritti umani, la diminuzione del flusso turistico andrebbe a danneggiare le persone sbagliate.

Il suo consiglio ai turisti è quello di continuare a scegliere queste destinazioni ma preferire, qualora possibile, alberghi o rifugi gestiti dai locali e di fare molte ricerche prima di partire, in modo da capire quale sia la reale situazione del posto ed essere più consapevoli. Con un’attenta pianificazione e cercando di capire bene dove vadano a finire i soldi del viaggio, se alla comunità locale o nelle casse del Governo, non c’è ragione di limitarsi nella scelta della destinazione per motivi etici.

Il turismo, secondo Groff Manchester, fondatore di Intrepid Travel, è anche un modo per tenere sotto controllo le azioni di questi Regimi, che si sentirebbero più “osservati” dalla comunità internazionale e limiterebbero le loro azioni. A suo parere l’industria ha una responsabilità cruciale nella promozione di un turismo attivo che vada a beneficio delle comunità locali e crei ponti tra diverse culture. I turisti stessi dopo aver visto determinate situazioni con i loro occhi, diventano anche più sensibili a determinate tematiche e contribuiscono anche inconsapevolmente alla diffusione della reale situazione in questi paesi.

In conclusione, queste destinazioni vanno valutate caso per caso, perché è vero anche che non ha molto senso visitare la Corea del Nord dove si può avere una visione solo parziale del paese. Se si pensa che sia possibile organizzare un viaggio che vada a sostenere la popolazione locale e non il governo, allora non c’è motivo di rinunciare, altrimenti è meglio evitare.