Stazione dell’arte, il piccolo, grande museo dell’Ogliastra

Nell'interno della Sardegna, c'è un museo che, nonostante le dimensioni ridotte, ha una grandissima importanza

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Ilaria Santi

Giornalista & Travel Expert

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

A Ulassai, un piccolo Comune di meno di 1500 abitanti nell’interno dell’Ogliastra, in provincia di Nuoro, c’è un museo che, nonostante le dimensioni ridotte, ha una grandissima importanza. È un museo dedicato all’artista Maria Lai, originaria di questa località, e fu la prima ad aver realizzato un’opera di arte relazionale a livello internazionale.

Il museo è stato ricavato all’interno della vecchia stazione ferroviaria, che ne ha ispirato anche il nome. La Stazione dell’arte occupa tutti e tre i caseggiati della stazione che fu costruita poco fuori del paese, su un piano che domina la vallata sottostante e si affaccia sui suggestivi tornanti che portano a Jerzu, un paese in collina famoso per la produzione del vino.

Purtroppo il museo è poco conosciuto al di fuori della Sardegna. Ecco allora che è stata inviata una singolare iniziativa intitolata #ProssimaFermata. Si tratta di un viaggio attraverso interviste, documentari, trasmissioni radiofoniche in podcast e altri contenuti multimediali. Un itinerario virtuale, in pratica, all’interno delle sale della Stazione dell’arte-museo di arte contemporanea. Un invito da parte della Fondazione Stazione dell’arte a (ri)scoprire una delle figure più interessanti del ‘900. E i numeri raggiunti finora sui social sono da record: è l’istituzione museale con il maggior numero di follower in Sardegna, 19.500 su Facebook e 10.800 su Instagram.

Proprio per il suo museo, piccolo ma di grandissima importanza, Ulassai è anche detto il borgo-museo. Prima dell’arrivo della ferrovia (nel 1893) il borgo non era collegato fuori dall’Ogliastra. L’isolamento ha quindi conservato antiche tradizioni, come l’uso del telaio orizzontale, costumi e balli, produzione artigianale di formaggi e prosciutti e la panificazione nei forni a legna: in ogni casa ce n’è uno.

Ma Ulassai è famoso anche per un altro motivo: con un’alta percentuale di persone longeve fra i suoi abitanti costituisce a una delle cinque “blue zone” del mondo.

La prossima volta che andate in vacanza in Sardegna, prendetevi del tempo per andare alla scoperta di questo luogo così incredibile. Incassato a quasi 800 metri d’altezza fra tacchi calcarei, sulle cui pendici ricoperte da foreste sempreverdi che ospitano l’oasi faunistica di Girisai, si aprono spettacolari grotte, come “is Lianas” e “su Marmuri” (“il marmo”), si cammina per 850 metri in saloni con pareti altissime, laghetti e stalattiti che si uniscono a stalagmiti formando enormi colonne.

Per arrivare a una delle più imponenti d’Europa, si devono percorrere i sentieri fra profonde gole, solitamente meta dei professionisti di free climbing. Dalle grotte affiorano acque sotterranee e, sotto “su Marmuri”, formano le cascate di Lecorci, le maggiori dell’isola, che compiono un salto di quasi cento metri con una larghezza massima di 70. A valle si riversano in una miriade di laghetti. Qui, in mezzo alla foresta, si può visitare una chiesetta bizantina intorno alla quale vi sono gli “is cumbessias”, gli alloggi per i pellegrini durante le celebrazioni di Santa Barbara che si svolgono tuttoggi a fine maggio.

Nel territorio ci sono anche infinite testimonianze preistoriche. La più importante è il nuraghe s’Ulimu (1500-900 a.C.), a 700 metri d’altitudine: due massicce torri unite da una spessa cortina. Si trova vicino a otto “domus de Janas”, un dolmen, tre tombe di Giganti e a tre villaggi nuragici. Ben conservati sono anche il nuraghe Pranu, il complesso di Nuragheddu, la fortezza di Seroni e il villaggio megalitico di Seddorrulu. Non è sufficiente per convincervi ad andare?

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Fonte: Wikimedia Commons - Damiano Rossi
@Wikimedia Commons – Damiano Rossi