Il luogo in cui si trova il maggior numero di templi al mondo

863 templi svettano su una vasta collina. Un incredibile viaggio spirituale in un pellegrinaggio senza eguali. Unica avvertenza: non si può pernottare in quella zona

L’India, si sa, è meta di viaggi spirituali, di riconnessione e pace. Trovarsi in mezzo alle alture di Shatrunjaya a 603 metri, in Gujarat, circondati da ben 863 templi è assolutamente coinvolgente. Un’esperienza non per tutti questo yatra -letteralmente il pellegrinaggio-che si compie tra i luoghi della fede, scolpiti in marmo, vicino alla città di Palitana.

Questa è la zona con il maggior numero di templi in tutto il mondo, una tappa imperdibile per chi intende organizzare un viaggio in Gujarat, patria della comunità jainista. Unica avvertenza prima di prendere e partire: controllare molto bene il calendario. Durante la stagione monsonica, infatti, il sito è chiuso e i templi non sono visitabili. Altro dettaglio da considerare: scegliere un pernottamento fuori dalla città-tempio di Palitana. Qui, infatti, non è concesso a nessuno di soggiornare e neppure pernottare.

Una meta spirituale dell’India occidentale

Una collina nella parte più occidentale dell’India dove centinaia di templi si susseguono e lasciano il visitatore a bocca aperta. Pennacchi, torri merlettate, scalinate di un marmo bianco: sembrano dolci pendii di pizzo. Un luogo davvero unico al mondo che non ha eguali. Siamo vicini a Palitana, nel distretto di Bhavnagar del Gujarat, una città proprio nota per la presenza dei numerosi templi, diversi per dimensioni ed architettura, che sono dedicati ai 24 Tirthankaras, ossia i santi venerati dalla comunità Jain. Non solo, Gujarat è nota anche per la presenza del leader spirituale Mahatma Gandhi che dal 1917 al 1930 si trovava al Sabarmati Ashram, le cui stanze sono oggi aperte al pubblico.

I templi di Palitana possono essere considerati, se paragonati alla fede cattolica, ad una sorta di Vaticano indiano, essendo il più grande ed importante luogo di pellegrinaggio dei gianisti. Non è un caso se i templi sono stati scolpiti proprio su quella collina. I giainisti, infatti, credono che Adinath, il primo delle divinità Jina, abbia letteralmente santificato la montagna di Shatrunjaya, perché la scelse come il luogo di recita del suo primo sermone.

Il sito dei templi di Palitana è immenso, si estende per diversi chilometri, con panorami infiniti. Visitare tutti i santuari è praticamente impossibile, ma ci sono raggruppamenti di templi molto interessanti. Solitamente si presentano con un tempio principale, accerchiato da strutture minori. I principali sono sontuosi e monumentali, decorati e abbelliti con torri, colonne, e marmi meravigliosi. Gli altri, sono invece più modesti.

I templi più importanti da visitare

Il viaggio tra i templi di Palitana inizia da quello forse considerato il più significativo, il tempio principale. Si trova esattamente in cima alla collina, a dominare tutti gli altri. E’ il tempio di Adishwara, ossia quello dedicato ad Adinath, il primo Tirthankara. La sua ricchezza decorativa lo conferma: un tripudio di ori, pietre, colori, sculture e bassorilievi. La figura della divinità domina il sito: è in marmo, con ornamenti d’oro. La si vede a distanza di centinaia di metri. Per raggiungere il tempio è necessaria una prova di resistenza (e di fiato): sono ben 3500 gli scalini da salire per raggiungere la sommità della collina dove si trova il tempio. Vale la pena compiere l’impresa, però, perché Adishwara è considerato uno dei tempi più belli dell’intera India.

Si prosegue verso Chaumukha, anche noto come il tempio a quattro facce. Una struttura imponente, che occupa una superficie ampia. Le prime notizie di questo tempio, e quindi la sua costruzione, risalgono al  1618. Come suggerisce anche il nome, la struttura ha quattro lati, con altrettanti portali: le divinità, in questo modo, sono visibili da ogni parte. Anche qui troviamo l’immagine di Adinath, su una colonna in marmo bianco.

Gli altri templi che meritano di essere visitati in questo luogo incredibile sono: Vimal Shah, dalla riconoscibile forma quadrata con torri. Saraswati, piccolo santuario dedicato alla divinità della conoscenza e della saggezza, il tempio di Narsingh Kesharji e il tempio Samavasaran con i loro affreschi.

Un luogo sacro, fuori dal tempo, che come presumibile ha delle limitazioni nella sua fruizione. La collina di Shatrunjaya è stata scelta (si dice dal divino Adinath) in quanto la città-tempio di Palitana, sua dimora, si trovava lontana da altri insediamenti, in posizione di pace e tranquillità. Posto di contemplazione e preghiera, incontaminato. Per queste ragioni, anche oggi, i templi sono visitabili e sono meta di turisti, ma qui non è concesso a nessuno soggiornare o pernottare (neppure ai sacerdoti). Non solo,  durante la stagione monsonica, che dura circa quattro mesi l’anno, la zona resta inaccessibile, infatti i templi sono chiusi.

Un tuffo nella storia

La storia per capire da dove arrivano questi 863 templi, ci porta intorno a II secolo, quando il giainismo si diffuse grazie alla parola diffusa da diversi gruppi di monaci -ma anche da mercanti- che si insediarono in diverse aree del subcontinente indiano lungo le rotte commerciali. La zona è quella di Pataliputra nel Bihar, fino all’Odisha nell’est dell’India. Ma la filosofia e il credo gianista arrivarono anche al sud, ad Andhra Pradesh, Karnataka e Tamil Nadu. In una grotta di Hathigumpha a Udayagiri a Bhubaneswar, si trovano scritte appartenuto al re Kharavela (157 a.C.) e le abitazioni rupestri destinate ai monaci nel I secolo a.C.

I templi più antichi che si trovano a Palitana furono costruiti durante il regno del re Kumarapala, appartenente alla dinastia Solanki nell’XI secolo d.C. Di questi non rimane quasi più nulla, perché furono in gran parte distrutti dagli invasori musulmani nel XIII secolo d.C. Ciò che si può visitare oggi, infatti, risale al XVI secolo, mentre i templi più antichi furono ricostruiti grazie all’impegno in denaro di ricchi commercianti che vollero nuovamente vedere i luoghi simbolo della regione, in tutto il loro splendore.

Nel 1656 Murad Baksh (l’allora governatore della regione del Gujarat) e figlio dell’imperatore Moghul Shah Jahan, decise di cedere (di vendere, a dire il vero) i villaggi Palitana ad un influente e potente mercante indiano dell’epoca. Iniziò un periodo di grande prosperità, che dura tutt’ora, perché un antico editto consente a Shatrunjaya di resistere in ricchezza. L’area, infatti, è protetta: qui non si pagano le tasse, ad esempio, cosa che ha consentito a questa città-tempio di prosperare per secoli. Come è stato detto, tuttavia, non ci si può dormire, quindi neppure trasferirsi.

india Palitana