Perché l’Isola Kiži, in Russia, merita un weekend

Alla scoperta di un autentico gioiello nel cuore del lago Onega, dove le architetture in legno convivono con la natura

In Russia, nel cuore del lago Onega, c’è un affascinante luogo che merita d’essere scoperto: è Isola Kiži, una delle destinazioni turistiche più frequentate dal Paese nonché Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Cosa rende Isola Kiži unica? Il suo insieme di chiese in legno, di cappelle, di caratteristiche casette. Trascorrere qui un weekend significa immergersi in un’atmosfera di pace e di suggestione, regalarsi passeggiate tranquille lungo la sua ridotta superficie (l’isola è lunga 7 km e larga mezzo), e andare alla scoperta di quegli edifici che paiono usciti da una fiaba.

Già da fiaba è, di per sé, il luogo. L’Isola Kiži è circondata da altre 1650 isole e isolette, alcune lunghe 35 chilometri altre che misurano appena 2 metri per 2. Ma è sbarcando sul suo territorio, che si respira un’atmosfera senza eguali. A dominare il panorama è la Chiesa della Trasfigurazione, capolavoro dell’architettura barocca datato 1714. Le sue 22 cupole catturano lo sguardo del visitatore, lasciandolo stupito e meravigliato.

Chiesa della Trasfigurazione, Isola Kiži

Lì accanto, la Chiesa dell’Intercessione di cupole ne ha 9. Costruita un poco più tardi (nel 1764), nel 1874 fu arricchita da un campanile. Ma ciò che colpisce è che, come anche la chiesa sua vicina, sia stata costruita senza l’ausilio di chiodi o metalli di giuntura: tutti i collegamenti, qui, sono di legno.

Nel 1960, sull’Isola Kiži è stato aperto anche un museo di architettura russa dalle autorità sovietiche, ma in realtà l’isola è tutta da vivere e da scoprire. Ci sono numerose costruzioni “minori” in legno, trasportate qui da numerosi luoghi della Carelia; ad esempio, la Chiesa di San Lazzaro secondo gli esperti fu presa da quel monastero di Muromsky che è una delle più vecchie chiese lignee del Paese.

Soprannominata nell’antichità “l’Iliade del Zaonežie“, l’Isola Kiži sta tutta in quel suo complesso di due chiese e un campanile, che da secoli si staglia contro una natura splendida, fatta di prati sconfinati, di un cielo immenso, di boschi che si vedono sullo sfondo. Un complesso costruito su una terra antica, un tempo teatro di riti pagani. Nell’antichità, lungo le sue coste c’erano ben 9 villaggi. E se negli anni Venti era popolata da 250 persone, oggi solamente due villaggi sono sopravvissuti: Jamka, con una decina di case, e Vasil’evo, che di case ne ha meno di una manciata.

Per chi arriva in questo angolo di Russia, l’Isola Kiži è una tappa imperdibile. Come l’UNESCO ha ben testimoniato, proteggendola e nominandola Patrimonio dell’Umanità.

Perché Isola Kiži, in Russia, merita un weekend