Un weekend in Marocco, visita Essaouira

Per la sua bellezza la città del vento manda in trance i turisti

Emozionante e sorprendente è dir poco. Al Marocco piace stupire. E lo fa, a beneficio del turista che decide di scoprirne le bellezze, in un clima di ospitalità che rimane a lungo nel cuore, esibendosi in un caleidoscopio di immagini diverse tra oasi e deserto, dune e montagne, palme e spiagge da cartolina, mare a filo d’olio e onde spettacolari.

Il tutto – acque calme e mare da windsurf – possono convivere nella stessa città, a poche centinaia di metri di distanza. Come accade a Essaouira, l’antica Mogador, le cui coste – battute dal forte vento costiero chiamato alizee – rappresentano un forte punto di attrazione per i surfisti, non mancando tuttavia di riservare a chi ama la tranquillità e il relax anse riparate, dov’è possibile immergersi e scoprire la ricchezza della sua fauna marina.

Città marinara – straordinario lo spettacolo, al porto, delle barche colorate e delle reti esposte al sole – conosciuta per i famosi cannoni e per la medina, inserita tra i Siti patrimonio dell’umanità dell’Unesco, Essaouira rappresenta dal XVIII secolo un polo d’attrazione culturale e artistico che trova oggi la sua consacrazione nel celebre Festival Gnaoua e della Musica del Mondo.

Dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco, molte delle bellezze del Marocco, dalla medina di Essaouira all’oasi di Skoura, con le sue kasbah, fino alla vecchia città imperiale di Fes el-Bali, sono raggiungibili nel corso di un itinerario che da Marrakech congiunge, procedendo verso sud, i punti di un cerchio ideale, che comincia a tracciarsi da Agadir (nella regione dell’Argan, albero fossile che rischia l’estinzione a causa delle capre, golose delle sue foglie), a Tafraout (al centro di una conca orlata da montagne di granito che come le nostre Dolomiti si tingono di rosa al tramonto) e da lì alla “valle incantata” la cui surreale geometria conduce, attraverso stretti canyon, al sito preistorico di Imaoun, con le sue incisioni rupestri.

Fra dune e rocce, si procede fino a costeggiare il fiume Draa, il “Nilo” del sud, il cui corso scompare nel sottosuolo per tornare visibile a pochi chilometri dalla foce, a Mhamid, dove sabbia e oasi lottano spalla a spalla per la reciproca sopravvivenza. Lì sorge il rigoglioso palmeto di Zagora, “la porta del deserto” famosa per la produzione di datteri, sotto la cui ombra crescono alberi da frutta e ortaggi. Ai piedi dell’omonimo monte inizia la pista del Tafilalet, che conduce all’oasi di Oum Jrane e da lì, attraverso una tappa ai siti rupestri intorno a Taouz, alle imponenti dune di Merzouga, le più alte del Marocco.

Imperdibili le case-fortezza dell’oasi di Goulmina, tappa successiva del viaggio, così come le piante-pietra lungo la strada per Tinerhir, e l’emozionante percorso tra le suggestive gole di Todra: un viaggio nel corso del quale, man man che si guadagna quota, le palme lasciano il posto a pioppi e betulle e a villaggi con case di terra merlate dall’altezza impressionante. Attraversato un valico a quota 2600 metri, si discende verso il fiume Dadès, fra tornanti e panorami austeri, fino alle piccole oasi di Msemrir e alla già citata oasi di Skoura, da cui si raggiunge Ouarzazate e la kasbah di Taourit.