Otto luoghi dove scomparire da tutto e da tutti

E-mail, cellulari, social network, smog, traffico, parcheggi, clacson saranno solo un brutto ricordo

E-mail, cellulari, social network, smog, traffico, parcheggi, clacson. Sono alcuni degli aspetti più controversi dello stile di vita tipico della nostra società che, spesso, amplificati anche dal lavoro e da eventuali problematiche relazionali, possono diventare davvero esasperanti. E si desidera staccare, per una settimana o per un mese, e isolarsi del tutto per ritrovare se stessi, sembra quasi impossibile farlo. Ma non lo è. Esistono alcuni luoghi che consentono di isolarsi dal resto del mondo. Senza traffico, senza mail, senza messaggi sul telefono né chiamate su Skype. Finalmente.

Forbes, uno dei più celebri magazine economici americani, ha stilato la classifica degli otto luoghi più inaccessibili del Pianeta, dove probabilmente è ancora possibile non essere raggiunti dalle tecnologie e dalle persone e, volendo, ci si può costruire una nuova vita.

Il primo posto isolato e nascosto segnalato è Tristan da Cunha, un arcipelago nell’Oceano Atlantico, a circa 2000 chilometri da Sant’Elena, dove spirò esule Napoleone Bonaparte. Può essere raggiunto in sei giorni, solo in nave, partendo da Città del Capo.

L’arcipelago di Socotra, nell’Oceano Indiano, è composto da quattro piccole isole che si trovano a circa 300 km dalla costa somala. Per circa quattro mesi le isole sono irraggiungibili per via delle tempeste monsoniche.

Decisamente più pericoloso è il Darien Gap, l’immensa giungla che divide la Colombia da Panama, non presenta strade asfaltate ed è disseminata dai guerriglieri colombiani. E si rischia di essere rapiti dai narcotrafficanti colombiani.

Per gli amanti del freddo, c’è la laguna di San Rafael nella Patagonia cilena, caratterizzata da piogge incessanti e da enormi lastre di ghiaccio che galleggiano nel mare.

Nella Mongolia c’è Ulaanbaatar, senza sbocco sul mare e dalle temperature estreme, dove potersi cimentare nell’equitazione e nella falconeria e intraprendere “passeggiate” nel Gobi e nella taiga.

Il parco nazionale di Auyuittuq, in Canada, è inaccessibile quando a giugno il ghiaccio si sta rompendo e a ottobre quando invece si sta congelando. Tra i tanti rischi, la presenza di orsi polari, la quasi totale oscurità anche durante il giorno e il rischio di ipotermia in inverno.

Concludono la classifica la penisola della Kamchatka, nell’estremo oriente siberiano, ricca di vulcani, geyser e foreste, particolarmente ostile per la presenza di orsi bruni, linci e lupi e per i suoi vulcani sempre attivi, e la Papua Nuova Guinea, dove sono in corso guerre tribali e dove la copertura dei cellulari è quasi del tutto inesistente.