Viaggio nella Western Australia, il selvaggio ovest australiano

Dal deserto alle terre aborigene fino al mare

Ho fatto molti viaggi in Australia, ogni volta per scoprire una nuova parte, a me sconosciuta. Le sensazioni più genuine e intense le ho avute nell’Australia Occidentale, o Western Australia (WA). Un territorio che copre un terzo dell’intera Australia, ma con soli due milioni di abitanti, oltretutto concentrati quasi tutti a Perth.

Sono partito da Perth in fuoristrada e la gente, sapendo che ero diretto a nord, mi salutava come se mi avventurassi nell’ignoto del cosmo … buon viaggio, buona fortuna … noi non ci siamo mai stati!

La prima attrazione è il Namburg N.P. con il mistico Pinnacle Desert, dove migliaia di colonne di pietra calcarea si ergono fino a tre metri di altezza dalle dune di sabbia ocra in continuo movimento. Più a nord si arriva nella favolosa Shark Bay, dichiarata Patrimonio dell’Umanità. Oltre ai simpatici delfini di Monkey Mia, le tante baie e insenature della regione offrono acque turchesi talmente limpide da rendere facile l’avvistamento di dugonghi, razze manta e tartarughe marine. Shark Bay preserva inoltre le incredibili stromatoliti di Hamelin Pool, le più antiche formazioni fossili viventi del mondo, risalenti a 3,5 miliardi di anni fa. Il ritrovamento di queste formazioni ha un valore scientifico inestimabile, paragonabile a quello di uno zoologo che dovesse scoprire un dinosauro ancora in vita!

Poco dopo, sempre diretto a nord, sono arrivato in uno dei luoghi più belli e ricchi di biodiversità marina che abbia mai visto in vita mia, il Ningaloo Reef N.P.. Ho nuotato tra 500 specie di pesci tropicali, 200 specie di coralli colorati e tra i più grandi pesci del mondo, come il gigantesco e docile squalo balena, che tutti gi anni passa da qui tra aprile e giugno. La costa del Ningaloo Reef è una delle più grandi scogliere a frangia del mondo e, al contrario di molte altre, è raggiungibile semplicemente scendendo dalla spiaggia.

A questo punto ho lasciato la costa e mi sono diretto a est, fino a raggiungere il Karijini N.P. , uno dei più grandi e spettacolari parchi nazionali della Western Australia. E’ incantevole per la sua bellezza incontaminata e i colori rossi delle sue rocce. Un luogo imbattibile per chi ama il trekking e l’avventura, perché offre gole meravigliose, cascate e piscine naturali.

Tornando verso nord ho incontrato nuovamente la costa, proseguendo poi a nord-est, fino all’esotica e sofisticata città di Broome, famosa in tutto il mondo per il commercio delle perle e per Cable Beach, la sua idilliaca spiaggia di sabbia finissima e candida, lunga 22 Km. A Broome ho preso un piccolo aereo a 4 posti, per sorvolare Cape Leveque e l’Arcipelago dei Bucanieri: decine di isole incantevoli e disabitate, incastonate nel mare blu e turchese, un vero paradiso terrestre.

Tornato a terra mi sono rimesso alla guida del fuoristrada, per affrontare una delle piste più lunghe e dure di tutta l’Australia, la leggendaria Gibb River Road, un percorso di 660 chilometri accessibile solo da maggio a ottobre, durante la stagione secca. Percorrendo la Gibb River Road mi sono immerso nella storia dell’esplorazione pionieristica australiana e nel cuore della cultura aborigena. La pista mi ha condotto fino a Kununurra, piccola e recentissima cittadina di frontiera, nata nel 1961. Qui ha fatto base per molti mesi, nel 2008, la troupe che ha girato il film “Australia”, e ad ogni angolo c’è una targa che celebra il passaggio dell’attrice Nicole Kidman!

Mi sono poi diretto a sud, addentrandomi nel cuore più profondo del Kimberley, per raggiungere il Purnululu N.P. , esplorare e sorvolare la leggendaria catena montuosa di Bungle Bungle. Vista dall’aereo la catena dei Bungle Bungle ha un aspetto imponente: montagne dalla forma di alveare, segnate da strisce nere e arancio, rivestite di silice e alghe. Dall’alto si ammira un mondo nascosto fatto di gole e piscine naturali, con palme a ventaglio che spuntano dalle fessure della roccia.

Ma forse l’emozione più forte l’ho avuta addentrandomi via terra, perché la zona è ricca di arte rupestre aborigena e tumuli sepolcrali. Le popolazioni aborigene, infatti, si riparavano fra queste montagne durante la stagione umida, quando la fauna e flora abbondavano nella zona.