Tarantasio, il mostro del leggendario Lago Gerundo

Il Lago Gerundo è una location leggendaria nel cuore della Lombardia. Ecco perché questo bacino acquatico, ormai scomparso, è così speciale

Gli amanti del mistero troveranno nel Lago Gerundo un sicuro motivo di interesse, dato che questo specchio d’acqua ormai stagnante secondo la leggenda avrebbe in passato ospitato addirittura uno spaventoso animale leggendario. Il bacino si trovava nel cuore della regione lombarda, in una zona che va da Cassano d’Adda fino a Cremona e un tempo arrivava a coprire le province di Milano, Bergamo, Cremona, Lodi e Mantova.

Ubicato in una profonda depressione alluvionale, il Lago Gerundo deve gran parte della sua fama a un abitante particolare, un mostruoso serpente (o drago) noto nelle leggende popolari come Tarantasio. Questo gigantesco e velenoso animale, vero e proprio flagello per gli abitanti del posto, con il suo alito pestilenziale avrebbe reso l’aria intorno al lago irrespirabile. Il mostro faceva strage di uomini e bambini.

Sempre secondo la leggenda venne ammazzato dal capostipite della dinastia dei Visconti di Milano, che guarda caso hanno come emblema della loro casata un biscione che ingoia un fanciullo. Dopo l’impresa l’eroe prosciugò il lago ma secondo altri l’uccisione del drago e  la bonifica e furono opera di san Cristoforo, o a Federico Barbarossa.

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Fonte: Thinkstock
Il biscione che ingoia il fanciullo

Sebbene le leggende locali siano per lo più esagerate un fondo di verità permane, dato che effettiva l’area intorno al Gerundo era piuttosto paludosa e malsana. La malaria e altre malattie causate da febbre e scarsa igiene non erano dunque così rare in questa parte della Lombardia e l’infausta leggenda di Tarantasio ha sicuramente aiutato ad alimentare questa credenza popolare. Nella realtà furono i monaci delle vicine abbazie che si occuparono della bonifica.

La particolarità di questo drago è che esso è stato utilizzato come simbolo dell’ENI per la creazione dell’iconico cane a sei zampe che da mezzo secolo rappresenta l’Agip nel mondo. Non è infatti un caso se il primo stabilimento di metano dell’importante gruppo petrolifero italiano è stato aperto proprio nelle zone anticamente bagnate dal Lago Gerundo nel 1944, più precisamente nel comune lodigiano di Cavenago d’Adda.

Il presunto alito pestilenziale del drago, che avrebbe ammorbato l’aria intorno al bacino d’acqua, è stato inoltre utilizzato dai dirigenti dell’ENI come spunto per creare una vera e propria fiamma dalla bocca del cane a sei zampe. Lungo i territori che in passato erano toccati dal bacino acquatico lombardo gli ingegneri della ditta petrolifera hanno scoperto già nei primi anni Cinquanta importanti giacimenti petroliferi, contenenti soprattutto gas naturali. Il terreno alluvionale, ricco di sostanze organiche e di reperti fossili sedimentati nel corso del tempo in questa zona acquitrinosa, era dunque il regno del gas metano ed è per questo motivo che Tarantasio è potuto diventare la mascotte dell’ENI.

Coloro che hanno intenzione di scoprire il Lago Gerundo e magari scorgere ancora la leggendaria creatura rimarranno però delusi nel sapere che il bacino d’acqua praticamente oggi non esiste più. Dopo la scoperta del gas naturale l’area lombarda ha subito infatti importanti lavori di bonifica, che di fatto hanno prosciugato l’enorme depressione di quasi 60 km che era anticamente coperta dalle acque lacustri. I motivi che hanno portato al graduale prosciugamento del lago sono però anche altri, come la costruzione e il potenziamento del canale della Muzza, condotto che segue un’importante diramazione del fiume Adda.

Nel corso del tempo inoltre si sono verificati importanti assestamenti alla conformazione idro-geologica dell’area basso lombarda, con depositi e deiezioni moreniche che si sono innestate nell’Adda e ne hanno modificato in modo visibile il corso e la portata. La leggenda del drago e del suo alito pestilenziale è rimasto ben viva nel folklore lodigiano e milanese, caricando di suggestione e mistero l’area intorno al Gerundo.

La leggenda riguardante il lago lombardo non si arresta però solo al drago che ne avrebbe popolato le acque, dal momento che secondo il folklore al centro del Gerundo si sarebbe trovata un’isola chiamata Insula Fulcheria. Fu proprio su questo lembo di terra tra il fiume Serio e il fiume Adda, instabile come solo le acque alluvionali di questo bacino acquatico erano nei periodi di piena fluviale, che fu poi edificato durante il VI secolo il nucleo urbano di Crema.

Una visita in questi territori della bassa Lombardia rappresenta dunque un momento perfetto per scoprire le bellezze che questa parte d’Italia, discreta e segnata dall’incessante scorrere dell’acqua. Turisti e visitatori non troveranno però nessun drago o mostro a dar loro il benvenuto, ma tante squisite specialità gastronomiche e opportunità culturali da approfondire. Mantova e il suo incredibile centro storico non sono infatti lontani e quanti hanno programmato una visita al Lago Gerundo non possono dunque perdersi un tour nella città dei Gonzaga. Un autunno imperdibile in mezzo al verde della Lombardia che accontenterà tanto i grandi quanto i piccini e permetterà di scoprire il luogo in cui viveva il Loch Ness italiano.