Cosa vedere nella bellissima città di Otranto

Anche detta "Porta d'Oriente", Otranto è una meta sempre più amata dai turisti: ecco cosa vedere

Otranto è il porto più a est d’Italia. Dal capo che porta il suo nome, oltre quello che si chiama appunto canale d’Otranto, si possono quasi toccare le coste albanesi, mentre da punta Palascìa, poco più a sud, si può scorgere la sottile increspatura tra le acque dell’Adriatico e quelle dello Ionio. Da millenni la storia di Otranto è legata all’acqua. Quella del mare, degli antichi navigatori dell’Adriatico, ma anche quella legata al fiume Idro, che sfocia poco distante e dal quale la città ha preso il suo antico nome. Questo antico porto appartenuto prima ai Messapi e poi a coloni greci, con i Romani prende infatti il nome di Hydruntum e viene elevato a municipium, diventando così una delle più importanti città della Puglia.

Dopo secoli di fiorente crescita, la città di Otranto è diventata uno dei più vivaci centri di commercio della Puglia. Scopri cosa vedere nel centro storico della città e quali sono le spiagge più belle di Otranto.

Storia della città di Otranto

L’artigianato locale, la lavorazione della porpora e dei tessuti in primis, gli intensi traffici mercantili del suo porto, fanno presto la fortuna di Otranto, un vero e proprio ponte tra Oriente e Occidente. Dal IX secolo è presente in città anche una vivace e fiorente comunità ebraica, nota non solo per i commerci e per la ricchezza, ma anche per la presenza di raffinati ed illustri poeti. Otranto raggiunge così il suo massimo splendore, grazie ai bizantini e la vicina Costantinopoli, alla quale rimase legata in seguito alla caduta dell’impero Romano, diventando il porto di riferimento per tutti i commerci con l’Oriente prima e delle crociate in Terra Santa poi.

I Normanni occupano la città nel 1068 e una ventina d’anni dopo fanno erigere la magnifica cattedrale che ancora oggi è il duomo di Otranto. Assediata più volta dai Turchi nel corso dei secoli, verso la fine del Quattrocento la città, caduta sotto il controllo degli Aragonesi e ormai giustificata rivale di Venezia, viene lasciata in balia della flotta militare di Maometto II. Al termine di quella che ancora oggi è ricordata come la battaglia di Otranto, la città viene soggiogata dai Turchi per circa un anno, quando viene nuovamente liberata dagli Aragonesi.

Dopo essere passata sotto il controllo di Venezia, verso la seconda metà del Seicento la città comincia a perdere importanza, perdendo gran parte dei suoi commerci e azzerando letteralmente la vivacità culturale che l’aveva movimentata fino a quel momento. Le continue incursioni e assedi perpetrati dai Turchi ai danni della città costringono gli abitanti a trasferirsi, lasciando i terreni circostanti incolti e alla mercé del degrado, soprattutto nell’area dei vicini laghi Alimini dove nell’Ottocento si rischiava di contrarre la malaria. Bisogna aspettare il 1868 per assistere al primo progetto di bonifica di quest’area e a una graduale ripresa della vita in città, ristabilitasi ormai completamente durante il periodo napoleonico e poi con l’unità d’Italia.

Il centro storico di Otranto e il Castello

Il centro storico di Otranto è ancora ben racchiuso all’interno della possente cinta muraria eretta in seguito alla devastazione turca del 1480. Porta Alfonsina segna lo storico ingresso da chi proveniva dal mare e racchiude un dedalo di stradine tortuose dove si concentrano la maggior parte delle emergenze architettoniche della città, a partire dal castello Aragonese (1485-89) e dalla Cattedrale. La fortezza costruita per volere di Ferdinando di Aragona sulle preesistenti fortificazioni sveve e turche si presenta a pianta pentagonale con tre torrioni cilindrici e cinta da un fossato. Il lato mare è protetto da un bastione a forma di lancia, mentre sul quinto lato si apre il ponte levatoio.

La fortezza ha ispirato il celebre romanzo di Horace Walpole Il Castello di Otranto (1764), il primo romanzo gotico della storia. All’interno del centro storico meritano una menzione anche la singolare chiesetta della Madonna dell’Altomare (XVII secolo), arroccata su uno sperone di tufo in bilico sul mare, la seicentesca chiesa di Santa Maria dei Martiri con il dipinto seicentesco della Strage di Otranto di Lavinio Zoppo, e infine la piccola basilica bizantina di San Pietro, la prima della città, risalente circa all’anno Mille. L’edificio è facilmente riconoscibile per i tre sporgenti volumi circolari delle absidi, mentre l’interno a croce greca conserva alcuni mirabili cicli di affreschi considerati una delle massime espressioni dell’arte bizantina.

Tra le architetture civili del centro storico di Otranto si ricordano infine l’antico palazzo dei Mori e palazzo Lopez, eretto nel XVII secolo inglobando le strutture di una casa-torre cinquecentesca e che oggi ospita il museo Diocesano. Da non perdere nelle sale del museo il seicentesco fonte battesimale attribuito alla scuole dello scultore salentino Gabriele Riccardi, che reca scolpite sulle lastre a rilievo storie tratte dall’Antico e Nuovo Testamento, e i frammenti di un pavimento musivo risalente al IV-V secolo d.C., ritrovato sotto il pavimento della cattedrale. Infine non resta che concedersi una piacevole passeggiata sul lungomare degli Eroi fino al bastione dei Pelasgi, senza dubbio il punto più fotogenico di tutta la città.

La cattedrale di Otranto

La perla di Otranto è senza dubbio la sua magnifica cattedrale, intitolata a Santa Maria Annunziata. Un edificio in pietra paglierina che presenta sulla facciata un bellissimo rosone gotico dai motivi arabeggianti e un seicentesco portale. La vera meraviglia risiede però all’interno, a partire dal monumentale mosaico pavimentale che adorna interamente le tre navate della cattedrale e risalente al 1166. Espressione massima del romanico pugliese, e considerato il più grande d’Europa, questo capolavoro è opera di Pantaleone, un monaco basiliano del monastero di San Nicola di Casole, distrutto dai Turchi nel 1480 e i cui resti sono ancora visibili nei pressi della città di Otranto.

A metà tra storia biblica e leggenda, dalla navata centrale alle due laterali è raffigurato un grande albero della vita con Adamo ed Eva e figure ispirate al ciclo bretone di re Artù. Dal transetto all’altare compaiono invece i segni zodiacali, disposti su un disegno che ricorda i tappeti o i drappeggi orientali. Intorno all’altare maggiore tornano altre scene bibliche e scene di animali. Nell’abside della navata destra sono conservati invece i resti degli 800 abitanti massacrati dai Turchi e decapitati nel 1480 sul vicino colle della Minerva. Dal pavimento si elevano infine quattordici colonne in granito sormontate in cima da capitelli romanici che scandiscono le tre navate sino all’abside, al di sotto della quale resta da scoprire la suggestiva cripta, sorretta da 68 colonne, con stupende pitture bizantine.

La Madonna dell’Altomare a Otranto

La chiesa all’interno presenta anch’essa un bellissimo pavimento a mosaico e decorazioni che richiamano la tradizione marinara, dagli arredi all’illuminazione: il cavalluccio marino, il delfino, l’ancora, la conchiglia ecc. La devozione popolare sentita per la Madonna dell’Altomare è molto antica e ogni anno a settembre è ricordata in seguito a un episodio che la tradizione vuole sia avvenuto in seguito alla devastazione turca del 1480, quando la statua della Madonna venne trafugata. Una giovane otrantina, presa in schiava, supplicò più volte il Califfo di riconsegnare l’icona sacra, persino in cambio della sua stessa libertà. Il Califfo accontentò la fanciulla e la statua venne posta su un’imbarcazione, che però fu lasciata alla deriva senza equipaggio. La barca però giunse comunque a destinazione e, avvistata da alcuni pescatori, entrò in porto tra la folla esultante.

Il monastero di San Nicola di Casole

Il monastero di San Nicola di Casole (4 km), fondato nel 1098, costituiva uno dei centri culturali più importanti non solo del Salento ma di tutta la cristianità, conservando numerosi volumi greci e latini oggi custoditi nelle migliori biblioteche di Parigi, Londra, Berlino e Mosca. Giovani da tutta Europa si univano ai monaci basiliani del monastero per studiare o imparare l’arte del mosaico, come Pantaleone, che poi realizzò lo splendido pavimento musivo della Cattedrale. Nel 1480 venne completamente distrutto dai Turchi e di esso oggi non rimangono che le rovine. Poco prima di raggiungere le rovine si può ammirare un laghetto di bauxite, dalla quale si ricava l’alluminio, dall’incredibile colore verde smeraldo e contornata da un terreno di un rosso intenso, testimone dell’attività di estrazione arrestatasi circa trent’anni fa.

L’ipogeo di Torre Pinta e la valle delle Memorie

Nell’entroterra a pochi km da Otranto si estende un’area ricca di testimonianze relative alle antichissime origini di Otranto. La più importante è sicuramente l’ipogeo neolitico di Torre Pinta, trasformato probabilmente in luogo di culto cattolico dai monaci basiliani intorno all’anno Mille. La struttura è caratterizzata da un lungo dromos (corridoio) con volta a botte, disseminato di cellette funerarie e culminante in un vano dalla forma sferica dal quale s’innalza una torre colombaia del XVII secolo. Da rilevare nell’area anche le catacombe paleocristiane di San Giovanni, situate sull’omonima collina e risalenti ai primi secoli dopo Cristo, le cripte rupestri di San Nicola (X-XII secolo), con tracce di affreschi bizantini e iscrizioni in lingua greca, e quella coeva del Padreterno, situata vicino al colle della Minerva, interamente scavata nella roccia, con pilastri monolitici e pareti interamente affrescate.

A metà strada tra Otranto e il colle della Minerva va ricordata anche la chiesa seicentesca di Santa Maria del Passo, con un’immagine cinquecentesca della Vergine. A circa 10 km da Otranto, nei pressi della località balneare di Porto Badisco, sorge infine la chiesa rurale della Madonna della Serra eretta alla fine del Seicento nei pressi di un’antica strada romana, i cui resti sono ancora oggi visibili, che conserva ancora oggi gli affreschi originali dell’epoca.

La grotta dei Cervi a Porto Badisco

La baia di Porto Badisco, celebre per essere considerato il punto di approdo di Enea in fuga da Troia, è nota non solo per le spiagge, tra le più belle del litorale di Otranto, ma anche per le numerose grotte nascoste lungo la costa. Tra le grotte degne di nota merita una segnalazione la grotta dei Cervi, le cui cavità racchiudono un patrimonio archeologico inestimabile. Le sue pareti infatti sono fitte di immagini rupestri di epoca preistorica, realizzate con ocra e guano di pipistrello e raffiguranti scene di caccia, figure geometriche, simboli magici e arcaici rituali, tra i quali si riconosce un curioso stregone danzante, chiamato “il Dio che balla”.

Le spiagge di Otranto

Il territorio di Otranto non vanta solo un patrimonio storico e architettonico unico, ma anche meraviglie naturali uniche e spiagge considerate tra le più belle di tutta la Puglia. Verso nord si apre l’area archeologica di Roca Vecchia (20 km circa) con la grotta della Poesia, la spiaggia di torre dell’Orso, i faraglioni di Sant’Andrea, la spiaggia della Punticeddha, Conca Spechiulla, la spiaggia di San Giorgio e quella di Frassanito con la torre Fiumicelli. Oltre si sviluppa l’oasi protetta dei laghi Alimini, tornati a nuova vita e oggi ricchissimi di flora e fauna selvatica.

Sul mare si trovano in sequenza la spiaggia omonima e la suggestiva baia dei Turchi, la piccola cala di torre santo Stefano fino alla cala di grotta Monaca. Le due spiagge cittadine sono invece cala dei Normanni e la spiaggia degli Idruntini. A sud di Otranto si trovano infine baia dell’Orte e, superata punta Palascìa, il litorale di Porto Badisco, le piscine naturali di Santa Cesarea Terme e infine il litorale di Castro con grotta Zinzulusa.