La Rocca di Senigallia e i suoi oscuri segreti

Alcune tracce conducono a legami della fortezza dei Della Rovere con i Templari

La Rocca di Senigallia, nota anche come Rocca Roveresca, in quanto commissionata dalla famiglia dei Della Rovere, si trova nelle Marche, in provincia di Ancona, nell’omonima città. La costruzione, per come la vediamo oggi, venne edificata da Baccio Pontelli nel 1480. Usata inizialmente per scopi militari durante il Rinascimento, una volta che la città passò allo Stato Pontificio, fu convertita prima in carcere e poi in orfanotrofio. Per poi divenire ospedale durante gli anni della Prima Guerra Mondiale. Ma tracciare la sua storia non è così semplice.

Costruita ai tempi dell’Impero romano nel 300 a.C., fu Giovanni della Rovere, Signore di Senigallia nella seconda metà del 1400, a ridisegnarne l’aspetto: lui ordinò la costruzione delle torri quattrocentesche rotonde ai lati, sia per aumentarne potenza e prestigio, sia per difendere la città dall’invasione dei Turchi. All’interno della struttura a pianta quadrata, si possono distinguere almeno quattro fasi costruttive che si sono avvicendate nell’arco di quasi due millenni, nonostante prevalga la sua configurazione tardo quattrocentesca. Ma le cose che balzano agli occhi sono davvero tante.

Percorrendo il cortile si racconta ci sia la cella di un prigioniero murato vivo, mentre su tutte le pareti della rocca si contano misteriose iscrizioni “Io Dux” e “Io Pre”. L’“io” avrebbe due spiegazioni plausibili: o si rimanda a “Do”, iniziale di Doannes, ovvero Giovanni, oppure al castello, come se il proprietario volesse essere la rocca stessa. All’interno delle stanze, interessanti bassorilievi raffiguranti sfingi dai sette serpenti.

Le scale elicoidali, costruite a blocchi monolitici sovrapposti e incassati nel muro, conducono sino ai sotterranei. E’ difficile trovarne di così perfette a quei tempi: quasi ogni castello ne possiede una, ma di solito vengono edificate attorno ad imponenti colonne, soprattutto per scopi legati alla sicurezza della costruzione. Quelle di Senigallia si presentano come un caso decisamente anomalo: più a scopo artistico che difensivo.
Tra le altre particolarità, un altro simbolo ricorrente: una pietra con cinque cerchi, dal dubbio significato, che potrebbe forse rimandare ai Templari. Sino a raggiungere le prigioni della Rocca: strette, basse, anguste. Un contrasto forte rispetto alla magnificenza e all’imponenza del resto della struttura. In perfetto stile roveresco.