Georgia: Monasteri Medievali scavati nella roccia

Un'esperienza mistica in un Paese che è stato per molto tempo sottovalutato ma che adesso comincia ad acquistare la sua dignità

Ci sono luoghi in cui la natura predispone l’anima a un viaggio interiore avvicinando il viaggiatore a una spiritualità che gli permette di vedere meglio dentro se stesso.

E’ il caso, sicuramente, dei bellissimi monasteri della Georgia scavati nella roccia. Immersi nel Caucaso, la catena montuosa più elevata d’Europa, il connubio fra montagna e spiritualità è amplificato dalla natura spettacolare. Non stupisce, quindi, trovare incastonati nella roccia questi monasteri.

Vardzia
Vardzia è un monastero del XII secolo scavato nella roccia, con 6.000 stanze distribuite su una superficie di 500 metri nella montagna. Si tratta di una meraviglia storica dove ancora vivono alcuni monaci, anche se la maggior parte delle stanze si sono convertite in museo.

La città rupestre di Vardzia è un monastero rupestre scavato nel fianco del monte Erusheli, nel sud della Georgia nelle vicinanze di Aspindza. È stato fatto costruire dalla regina Tamara nel 1185.

Il monastero consiste in più di seimila stanze nascoste disposte su tredici piani, all’interno delle quali era possibile proteggersi dai Mongoli. La città includeva una chiesa, una sala reale e un complesso sistema di irrigazione che portava acqua alle terrazze coltivate. Unico accesso al complesso era offerto da alcuni tunnel ben nascosti le cui entrate erano situate nei pressi del fiume Mtkvari.

Vardzia

Il terremoto che colpì Samstkhe nel 1283 distrusse approssimativamente due terzi della città, espose le stanze alla vista esterna e fece collassare il sistema di irrigazione. Durante il regno di Beka Jakheli nel tredicesimo secolo la chiesa fu rinforzata e fu costruito un campanile ben visibile dall’esterno.

I Persiani, sotto il comando dello Shah Tahmasp I, saccheggiarono il monastero nel 1551 privandolo di tutte le icone di valore e mettendo nei fatti fine alla vita nel monastero. Oggi Vardzia è una delle principali attrazioni turistiche della regione georgiana di Samtskhe-Javakheti. Il sito è mantenuto da un ristretto gruppo di monaci ed è visitabile giornalmente a tariffe molto basse.

Sono a tutt’oggi visitabili circa tremila stanze e in alcuni corridoi le antiche condotte portano ancora acqua potabile.

David Gareja
Oltre 15 secoli fa un piccolo gruppo di monaci georgiani si allontanava dal resto della società per cercare un luogo di pace e silenzio, lontano dalle tentazioni della vita di mondo. Dopo giorni di cammino nel deserto trovarono una montagna isolata, dove si stabilirono e crearono il primo nucleo di una comunità monastica sopravvissuta fino ad oggi.

Su quella montagna oggi si contano oltre 5000 celle scavate nella roccia a strapiombo su una vallata desertica che affaccia sull’Azerbaijan. Ci sono cappelle, refettori, chiesette e tutti i locali necessari alla vita del monastero, alcuni dei quali conservano ancora gli affreschi del VIII-XIII secolo.

David Gareja

Si arriva a David Gareja dopo circa due ore di auto da Tbilisi. Si percorre una strada asfaltata per i primi 45 minuti, finché non ci si addentra per vie di campagna sterrate che si aprono in mezzo a una steppa brulla e secca, che si fa via via più rocciosa fino a lasciare spazio a strani rilievi rocciosi striati di rosso, arancio e giallo.

Si arriva al monastero dalla parte più bassa, che è ancora oggi abitata, e da lì parte un sentiero circolare che sale sulla montagna fino alle celle scavate nella roccia che conservano ancora lacerti di affreschi. Per il giro completo ci vogliono circa un paio d’ore di camminata. E’ importante portarsi scorte sufficienti d’acqua perché la salita può essere impegnativa nelle ore più calde, anche perché è impossibile trovare un albero per ripararsi dal sole lungo il sentiero.