La Versilia di Puccini, da Torre del Lago a Viareggio

Un lembo di terra che, da oasi naturale, in un attimo diventa mare

“Io vado sempre qui davanti e poi con la barca vado a cacciare i beccaccini… ma una volta vorrei andare qui davanti ed ascoltare una mia opera all’aperto…” così scriveva Giacomo Puccini della sua adorata Torre del Lago, che ha il suo Gran Teatro all’aperto dedicato al maestro, proprio sulle rive del lago di Massaciuccoli, vicino alla casa in cui visse per trent’anni.

Lui, che si dice fosse andato a piedi fino a Pisa pur di assistere a una rappresentazione dell’Aida di Verdi, spirito inquieto e scavezzacollo che passava le serate nelle osterie del posto con gli amici (il cosiddetto Club della Bohème), adorava questo lembo di terra che, oggi oasi naturale, in un attimo diventa mare ed era un tempo una zona paludosa e fertilissima.

“Gaudio supremo, paradiso, eden, empireo, turris eburnea, vas spirituale, reggia… abitanti 120, 12 case. Paese tranquillo, con macchie splendide fino al mare, popolate di daini, cignali, lepri, conigli, fagiani, beccacce, merli, fringuelli e passere. Padule immenso. Tramonti lussuruosi e straordinari”. Un’ambiente di ispirazione ideale per la sua musica, un piccolo mondo in cui nacquero Manon Lescaut, La fanciulla del West, La rondine e Il Trittico. Qui Mario cantò a Tosca E lucevan le stelle, qui era la soffitta dell’amore di Mimì e Rodolfo, qui trovò la morte Madama Butterfly.

Una visita in “Casa Puccini” non può prescindere dai dintorni. Lo stesso Maestro la cui passione per il rifugio di Torre del Lago, dove si era fatto costruire una villa, era pari a quella dei motori, raggiungeva spesso in auto Forte dei Marmi o Viareggio, già all’epoca nota per i suoi Bagni. Una volta, a bordo della sua Clément-Bayard, per la troppa velocità finì perfino in un fosso rompendosi una gamba. Oggi chi desidera un’alternativa agli ombrelloni e alla vita da spiaggia non ha che da passeggiare per ammirare i suoi palazzi Liberty e il Caffè Margherita a cui amava recarsi lo stesso Puccini. Con Lucca, dove era nato, mantenne sempre un legame speciale anche se non sempre ricambiato. Scrisse al cognato Raffaello Franceschini: “Ditemi che cosa c’è di nuovo a Lucca e che musiche fanno per Santa Croce e tutto ciò che è accaduto, morti, stupri, furti, adulteri, pecoreri”.

Si può ancora visitare la sua casa natale in corte San Lorenzo, ricca di preziosi cimeli. Ci sono la chiesa dei SS. Paolino e Donato, dove ebbe il suo battesimo da compositore, il teatro del Giglio, che lo vide esibirsi come giovane pianista, l’Istituto musicale, che conserva il pianoforte su cui prendeva lezioni e molte composizioni giovanili, ma soprattutto il Caffè Di Simo, al tempo di Alfredo Caselli, amico e confidente di tanti artisti: in questo locale, che ha conservato in gran parte gli arredi originali, si realizzò un concerto di amicizie: oltre a Puccini, Giovanni Pascoli, Pietro Mascagni e Giuseppe Giacosa, noto commediografò dell’epoca che collaborò ai libretti di Bohème, Tosca e Madama Butterfly.

A Vicopelago si recava spesso per fare visita alla sorella Iginia, agostiniana nel monastero della Visitazione: si dice che qui a lei e alle altre sorelle il compositore abbia fatto ascoltare in anteprima Suor Angelica, accompagnandosi con l’organo. Ai Bagni di Lucca andò molte volte, sia studente, sia ormai affermato musicista per gli amici e la «quiete bagnajola» così come a Celle, un piccolo paesino nascosto tra i castagni sulla strada per andare in Garfagnana, dove viveva l’amatissima sorella Remelde e dove si trova ancora la casa degli avi, oggi diventata museo.