Eolie: 7 isole in 7 giorni

Visitare le Isole Eolie a piedi in sette giorni è possibile

Zaino in spalla e via, verso un viaggio che non è certo di tutto riposo, che richiede molte energie, ma che ripaga di tutte le fatiche per la bellezza dei luoghi, per il mare incontaminato e per i cieli stellati che nelle notti d’estate illuminano le isole più lontane dalla costa. D’altra parte visitare le sette Isole Eolie a piedi in sette giorni non è affatto impossibile, anzi: Alicudi, Filicudi, Salina, Panarea, Stromboli, Lipari e Vulcano sono vicine tra loro e molto ben collegate. Tra le escursioni per gli appassionati di trekking quella alle Eolie è una delle più piacevoli. Una volta arrivati al porto di Milazzo, vicino Messina, si prende il traghetto per l’isola più lontana dell’arcipelago, Alicudi, in modo da fare poi un percorso a ritroso verso la Sicilia nei giorni successivi. Le Isole Eolie sono infatti in provincia di Messina e possono essere raggiunte via mare da diverse località. Milazzo è il porto della costa siciliana più vicino e ogni giorno sono molte le corse sia in nave che in aliscafo. Si può viaggiare via nave da Napoli e Milazzo e via aliscafo da Milazzo, Messina e Reggio Calabria e nei mesi più caldi anche da Palermo e Capo d’Orlando.

Che il viaggio abbia inizio. Ad Alicudi non ci sono strade asfaltate, ma vicoli e mulattiere. Dal porto si attraversa il paese e salendo si arriva alla chiesa di San Bartolo. Il sentiero sulla montagna porta al cratere e al Timpone delle Femmine. Da una spianata poco più su si dirama un’altra via che porta in cima a Filo dell’Arpa (675 metri). L’isola è piccola e circumnavigarla in barca è un’attività da fare assolutamente. Una volta arrivati in traghetto a Filicudi (a 28 km da Alicudi), si può scegliere se fare un bagno nelle sue acque cristalline o se iniziare a inoltrarsi verso la cima attraverso le mulattiere di pietra che collegano i vari centri abitati. La punta più alta dell’isola è rappresentata dal vulcano inattivo Monte Fossa delle Felci (alto 775 metri), raggiungibile in un paio d’ore passando per Valdichiesa e Punta Lazzaro. La vegetazione è infatti formata soprattutto da queste piante endemiche che danno il nome all’isola. Da questi sentieri stretti, le coste a strapiombo sul mare offrono un panorama unico. Di notte, se il cielo è limpido si può osservare la Via Lattea come dalle nostre città non si potrà mai vedere. Ed è per questo motivo che dormire all’aperto dentro a un sacco a pelo, in una terrazza, magari sotto una tettoia è un’esperienza indimenticabile. Girando l’isola in barca, in circa due ore, si possono visitare alcune grotte, la più bella è sicuramente la Grotta del Bue Marino. I centri abitati dell’isola sono Filicudi Porto, Pecorini e Valdichiesa.

L’isola successiva è Salina, dal porto di Lingua di Salina per salire sulla cima del Monte Fossa a 926 metri, si deve attraversare l’isola in autobus in direzione Val di Chiesa e arrivare al Santuario Madonna del Terzito. Di qui un sentiero in salita porta in circa due ore alla cima. Le fatiche della pendenza sono ripagate da un panorama sensazionale: una vista mozzafiato delle isole, con lo sguardo che arriva, se il cielo è limpido, fino all’Etna e alle coste della Sicilia. Il più alto dei due monti di Salina ospita nel cono un bellissimo bosco di felci, oggi riserva naturale protetta. La discesa classica può essere fatta direttamente verso il paese di Lingua ma è molto ripida. Salina è un’isola grande, per visitarla è consigliabile (oltre che molto divertente) noleggiare un motorino. A Salina si coltiva la vite, da cui si ricava la pregiatissima Malvasia. Altro frutto tipico dell’isola è la pianta del cappero, esportato in tutto il mondo. Durante il giorno è possibile visitare la locanda in cui è stato girato il film “Il Postino” con Massimo Troisi. La giornata successiva dedicata a Panarea è, volendo, di tutto riposo. La spiaggia di Zimmari o quella di Cala Junco offrono ristoro a chi fino a qui si è affaticato. Ma per gli indomiti del trekking la cima del Monte Punta del Corvo rappresenta sicuramente un piacere: i suoi 420 metri sono una passeggiata e anche in questo caso il panorama è degno di nota. Se Panarea delude un po’ per quell’aria troppo trendy e un po’ artificiosa che disturba il camminatore (ogni riferimento al film “Caro diario” di Nanni Moretti è puramente casuale), Stromboli è pane per i denti dell’avventuriero trekker. Il vulcano attivo offre su un piatto d’argento un’escursione mozzafiato, soprattutto se fatta al calar della sera, o meglio ancora nottetempo. Durante la giornata è consigliato passeggiare per le vie dell’isola in cui Roberto Rossellini visse insieme a Ingrid Bergman durante le riprese del film “Stromboli, vulcano di Dio“, ma arrivato il buio l’esperienza che ci aspetta è indimenticabile. Accompagnati da una guida, si sale con le lampade al collo lungo la parete del vulcano, laddove la crosta della terra è più sottile. Dopo circa 3 ore di ascensione, in cui sempre più vicino si sente il tuonare delle eruzioni, può capitare che al di là dell’ultimo rilievo prima di arrivare in cima, una pioggia di lapilli illumini il cielo. Si corre allora verso il pianoro posto proprio sopra la cima, per osservare con più tranquillità il battito fragoroso dell’isola. Con una frequenza di 10 ma anche 20 minuti, le eruzioni si succedono una dopo l’altra, spettacolari. Se è possibile attendere l’alba e pernottare in cima (a seconda delle condizioni del vulcano), quando arriva il giorno il panorama è senza dubbio emozionante: in basso la tranquillità del mare, di un blu intensissimo, qualche barca a vela, in alto il cielo che schiarisce velocemente, di fronte le bocche sulfuree del vulcano. La discesa può essere intrapresa dal sabbione della Rina Grande (qualcuno usa tavole da sci per scendere, come sulla neve) sulla parete Est del vulcano. Scegliendo questa via è però necessario farsi venire a prendere da una barca sulla spiaggia sottostante.

La giornata successiva è senz’altro faticosa, considerando l’impegno della notte insonne, ma le isole da visitare restano due: Lipari e Vulcano e in entrambe non mancano i luoghi per riposarsi. La mattina può trascorrere in tutto relax a Vulcano, le terme sono il luogo ideale, anche perché sono raggiungibili facilmente essendo vicino al porto: un bagno nelle acque calde, ipertermali sulfureo-salso-bromo-iodiche rilassa e riempie di energie utili per l’escursione del pomeriggio, un trekking al cratere di Vulcano (386 metri), raggiungibile in un’ora circa. Questa volta niente eruzioni laviche, ma fumare di zolfo. Una volta raggiunta la cima si può ridiscendere verso il centro del cratere, largo circa 500 metri. Il paesaggio è lunare e molto affascinante. L’odore dello zolfo è penetrante e non è consigliabile restare molto tempo sulla cima. La discesa è più veloce e piacevole e al porto aspetta l’aliscafo per Lipari, ultima tappa di questo tour de force eoliano. Anche a Lipari è consigliabile noleggiare un motorino e raggiungere la sommità della Forgia Vecchia su due ruote per osservare la colata di ossidiana. Volendo percorrere un ultimo tratto a piedi, si può raggiungere la frazione di Lami e in 20 minuti raggiungere il Monte Pilato nel settore più settentrionale dell’isola, sul quale salire sulle rocce rosse. Da non perdere a Lipari le cave di pomice. Ultime tappe dell’isola: Punta della Castagna, Acquacalda, Quattropani e le terme di San Calogero. La strada panoramica che collega queste quattro località mostra una veduta panoramica di Salina. Un’ultima cartolina da tenere in memoria, prima del congedo.