Ecco perché il Bhutan è il Paese più felice del mondo

Il Bhutan è il paese più felice al mondo: qui dove il benessere si misura con la Felicità Interna Lorda, la morte e la tristezza non sono negati, ma accettati

È il Bhutan il paese più felice al mondo: questo è quanto venuto fuori da una ricerca di qualche anno fa, precisamente nel 2007, presso l’Università del Kentucky e realizzata dagli psicologi Nathan DeWall e Roy Baumesiter. La ricerca è stata condotta chiedendo a due diversi gruppi di persone di immaginare l’uno una visita dolorosa dal dentista, l’altro la propria morte. Sorprendentemente, contemplare l’idea della propria fine, anziché attivare paura e pensieri tristi, portava più facilmente le persone a sviluppare un atteggiamento positivo verso la vita.

A quanto pare quindi il Bhutan è il paese più felice al mondo perché non teme la morte e la fine dell’esistenza, ma utilizza l’idea di un termine ultimo come uno stimolo per attivarsi e impegnarsi in modo proficuo affinché ogni giorno sia utile e speciale. Non è un caso che proprio in questo piccolo Stato vicino al Tibet, incastonato sull’ Himalaya, sia stato introdotto un criterio unico al mondo, la Felicità interna lorda. Si tratta di un indice simile a quello di Prodotto interno lordo (PIL), ma che calcola il livello di felicità dell’intero Paese. In Bhutan le immagini legate alla morte sono diffuse ovunque e fanno parte dell’iconografia buddista.

Qui la tradizione prevede che dopo la morte ci siano 49 giorni di lutto. Questo rituale li aiuta a gestire la perdita, meglio di qualsiasi antidepressivo, stando a quando dichiarato dagli stessi bhutanesi. Sono abituati a pensare alla morte fino a cinque volte al giorno, il che sembra quasi un paradosso per una cultura felice come la loro. In realtà dietro questo atteggiamento si nascondono tante verità: innanzitutto in un Paese come il Bhutan, le occasioni per morire sono sempre dietro l’angolo, considerate le condizioni della viabilità, la possibilità di ingerire funghi velenosi o di essere sbranati da un orso.

In più non bisogna trascurare il profondo valore che ha per loro la religione buddista, fondata sulla concezione della reincarnazione. Per i buddisti morire è un po’ come buttare dei vecchi vestiti per indossarne dei nuovi. Questo aiuta notevolmente a nutrire un atteggiamento di speranza per quello che avverrà dopo la propria morte. Ciò non significa che i bhutanesi non provino mai tristezza, ma hanno semplicemente imparato ad accettarla come un’emozione che fa parte della vita e che dunque merita di essere vissuta a pieno così come la gioia.