Algarve: dimensione Sotavento

Le meraviglie naturali del Parque Natural da Ria Formosa

All’alba quando la luce illumina le dune e la costa del Parque Natural da Ria Formosa, un labirinto di banchi di sabbia e distese di sale, paradiso degli uccelli migratori, appare in tutta la sua bellezza, estendendosi per circa 60 chilometri dalla Praia do Ancao a Ovest, poco prima di Faro, la capitale dell’Algarve, fino alla Spagna. Bisogna lasciare questo suo centro coi negozi e le esplanadas per scoprire il ritmo lento dei pescatori e degli allevatori di molluschi, tra gli arenili, i canali, gli isolotti e le isole.

Il Sotavento (da “sopra vento”) algarvio si anima solo in estate quando arrivano i turisti, comunque pochi e perlopiù portoghesi perché la maggior parte preferisce andare verso le falesie. La vita a Ria Formosa è scandita dalle maree, che un tempo si usavano anche per far funzionare i mulini, oggi in disuso (uno è ancora visitabile nel piccolo museo). La bassa marea è il momento in cui gli uccelli e gli uomini vanno a cercare i molluschi. Qualcuno usa le palette per rovistare nella sabbia, altri preferiscono affondare i piedi nel terreno paludoso e sentire il guscio delle conchiglie. È l’habitat ideale di aironi, gabbiani, anatre e folaghe e se il simbolo del parco è il pollo sultano non è meno degno di nota il cao de agua, il cane d’acqua portoghese, salvato in tempi recenti dall’estinzione. Grazie alle membrane nelle zampe può arrivare a nuotare fino a cinque metri di profondità: era il compagno fidato dei pescatori che lo tenevano sulla prua e lo usavano come cane da riporto.

Le loro cassette di pesce vengono vendute alle bancarelle del mercato di Olhao, uno dei più frequentati e autentici della costa. Olhao è un villaggio dei pescatori da visitare con calma, perdendosi nelle viuzze e nei tanti angoli deserti del centro storico, ormai quasi disabitato visto che molti hanno preferito trasferirsi nei nuovi edifici alla periferia. La torre della Iglesia Matriz è il punto migliore per ammirare il panorama delle case basse e squadrate che le hanno valso l’appellativo di cubista.

Verso Est dopo i villaggi dei pescatori Fuseta e Santa Luzia si arriva all’Ilha de Tavira e alla Praia do Barril, una lingua di sabbia e terra: il trenino che un tempo veniva usato per trasportare il pesce oggi porta i turisti alla sua spiaggia, evitandogli di farsi una lunga strada a piedi sotto il sole cocente. Qui il mare è impetuoso, difficile inoltrarsi oltre il bagnasciuga. Dietro, i capannoni che prima ospitavano le barche e dove si lavorava il pesce adesso accolgono piccoli negozi, ristorantini e scuole di vela.

Tavira, che molti considerano la città più bella dell’Algarve, non è lontana. Dell’epoca romana a cui risale rimangono ancora le mura e un ponte, ma più evidenti sono i segni della dominazione dei mori, arrivati dal Nord Africa dopo i Visigoti. Tra le 37 chiese non si può non menzionare quella finemente decorata della Misericordia e la chiesa di Nossa Senora das Ondas, dove pregavano pescatori e marinai, mentre dalla torre della fortezza, in cima al poggio, si gode il panorama sui tetti moreschi e la distesa di case bianco calce che arriva fino al mare.

Come la Praia do Barril anche la spiaggia di Cabanas, altro villaggio di pescatori, è accessibile solo con la barca: qui è nata qui la tecnica dell’alcatruz per pescare i polpi – sfruttando l’alta marea con delle anfore che venivano conficcate nel terreno – e che si è poi diffusa su tutta la costa. Passando per la piccola Cacela Velha, una delle prime fondazioni fenice, che oggi si sviluppa intorno al centro medievale, il Parque appena finito si lascia ancora intravedere mentre Castro Marim è in attesa, con le sue case candide, i portoni di legno, gli archi variopinti, le terrazze e la vista dal castello sul cuore dell’Algarve (il punto più occidentale del mondo arabo, da Al-Gharb, l’Occidente). A chi sale a Fort of S. Sebasti?o – fondato dai romani ma trasformato in fortezza costiera dagli arabi – è riservato il panorama sul mare, le montagne, e la Riserva Naturale di Sapal, dove molti uccelli si fermano a migrare. Qui si incrociano le saline (i cui colori variano dal bianco al rosa salmone paludi e dove ancora si produce la maggior parte del sale portoghese), i pascoli e la vita sul fiume Guadiana, che segna il confine spagnolo, e sul cui percorso fu tracciata la via romana per Lisbona, passando per Alcoutim, Mértola.

L’Algarve ha la più alta concentrazione di luce dell’Europa. Sta in parte al suo clima unico – simile a quello del Nord Africa e ideale per bouganville, limoni, mandorli, cactus e palme – in parte al Parque il tesoro e la scommessa per il futuro di questa regione. Nel Ria, a Olhao come Tavira, la vita scorre tranquilla. La natura stessa della laguna e l’impossibilità di arrivare alle spiagge con la macchina, tanto meno l’albergo a due passi, ha tenuto a bada il turismo di massa ma lo sviluppo avanza. Molti pescatori hanno ceduto i diritti alle aziende giapponesi. Rimane la piccola pesca ma ci sono barche, ancore e anfore per l’alcatruz che giacciono abbandonate vicino alle spiagge. Gli abitanti hanno lasciato le scomode case nei centri storici per trasferirsi nei palazzi moderni che ora incombono, mentre qua e là spuntano supermercati e negozi di souvenir. La zona delle falesie è già stata sfruttata dal turismo (sebbene non a livelli massicci) ma al Parque la scommessa è ancora aperta.