Madagascar, lemuri salvi grazie all’Italia

Con l'aiuto italiano saranno preservati 1.600 ettari di foresta pluviale

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Redazione

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Questi incredibili animali, conosciuti e tanto amati grazie al film della Dreamworks, vivono liberi in natura soltanto in Madagascar e in alcune piccole isole circostanti: nel resto del mondo i lemuri sono stati soppiantati dalle scimmie e da altri primati, mentre nel Madagascar non subirono alcun tipo di competizione e furono perciò in grado di sopravvivere.

Il loro habitat è la foresta, ma essa è costantemente messo in pericolo dalla pratica del “taglia e brucia”, in malgascio “tavi”: come in molte parti del mondo le popolazioni locali abbattono gli alberi e sul terreno vi appiccano il fuoco, per ricavarne carbone vegetale o nuovo terreno da coltivare.

E’ stato un progetto italiano gestito dal Dipartimento di Scienze della vita dell’Università di Torino, in collaborazione con il Parco Natura Viva di Bussolengo, come zoo capofila dell’Unione Italiana Zoo e Acquari), a permettere che si salvasse parte di questo territorio diventato protetto per decreto governativo. Saranno preservati 1.600 ettari della foresta pluviale degli Alberi Dragoni, nella parte centro-orientale del Paese, dove abitano questi affascinanti animali. Evitare il disboscamento selvaggio potrebbe salvare la vita alle 13 specie di lemuri a rischio scomparsa.

“E’ il risultato di dieci anni di attività fianco al fianco della popolazione locale, iniziata quando abbiamo costruito noi stessi la stazione di ricerca di Maromizaha”, sottolinea Cristina Giàcoma, Direttore del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino. Fra gli alberi della foresta vivono circa 3.000 lemuri fra i quali anche l’Indri, il più grande di tutti i lemuri che detiene questo e molti primati: non vive in nessun parco zoologico del mondo perché nessuno è mai riuscito ad allevarlo con successo fuori dal proprio habitat. E poi emette un canto unico, udibile fino a 4 chilometri di distanza.

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