Francia, le nove città disabitate che inquietano i turisti

Disabitate e avvolte nel silenzio, queste nove città francesi custodiscono una memoria forte più del tempo

Durante la Prima Guerra Mondiale diverse città francesi del Dipartimento della Mosa, sul fronte Occidentale del Paese, furono completamente distrutte. Alcune di loro non vennero più ricostruite e ancora oggi sono città fantasma, disabitate e dimenticate da Dio, ma non dai francesi e dai turisti che continuano a visitarle.

Alla fine dei combattimenti i centri rimasti disabitati o ridotti a un cumulo di macerie furono ribattezzati ‘villaggi morti per la Francia’. Il valore simbolico che continuavano ad avere nella memoria collettiva popolare, spinsero le istituzioni francesi a conservarli come ‘comuni’ in memoria dei tragici eventi di cui furono testimoni. Così, quando nel 1919 si tennero le prime elezioni municipali dopo la famosa Battaglia di Verdun, lo Stato preferì tutelarne la memoria anziché inglobarli nei comuni vicini.

villaggio fantasma Francia
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Oggi, queste 9 città disabitate sono amministrate da un Consiglio Municipale composto da tre rappresentati nominati dal Prefetto del dipartimento. IL’elenco delle città include: Beaumont-en-Verdunois, Bezonvaux, Cumières-le-mort-homme, Fleury-Devant-Douaumont, Haumont-Près-Samogneux, Louvemont-Côte-Du-Poivre, Ornes, Douaumont e Vaux-Devant-Damlou. Di questi villaggi, i primi 6 contano zero abitanti, Ornes, Douaumont 6 e l’ultimo appena 65.

Si trovano tutti nelle regioni della Mosa e della Lorena e attirano ogni anno un gran numero di turisti che tra stupore e sgomento accorrono per visitare i luoghi che la storia ha trasformato in veri e propri santuari. Un po’come Chambon sur Lignon, il villaggio della Loira oggi diventato un museo-monumento in onore dei caduti durante la Seconda Guerra Mondiale. Tutti e 9 i villaggi, inoltre, hanno ricevuto la Croce al merito di Guerra (Croix de Guerre 1914-1918), onorificenza conferita per i meriti di guerra.

Memoriale Verdun
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Memoriale ai caduti durante la Battaglia di Verdun – Fonte: Instagram

In questi luoghi il tempo sembra essersi fermato. Ogni città ha mantenuto il proprio codice postale, i colori ufficiali esposti sul gagliardetto e perfino un consiglio municipale, con tanto di Presidente che – per ovvie ragioni – non può essere eletto dal popolo ma nominato dal Prefetto. E poco importa se all’anagrafe il numero dei cittadini registrati è quasi sempre zero.

In ogni villaggio, inoltre, c’è una cappella, un cimitero e un monumento eretto in onore dei caduti. Le Commissioni collaborano con associazioni locali per mantenere in vita questo patrimonio e si occupano della manutenzione di monumenti, strade e ruderi grazie a un budget finanziario messo a disposizione dalla Prefettura. Un tributo perpetuo al coraggio e al martirio di chi c’era, la cui memoria continua a riecheggiare tra i vicoli di questi paesi spettrali.

Fleury è forse uno dei villaggi più suggestivi dei 9 comuni morti per la Francia. Sorge proprio in mezzo a un bosco con delle radure verdeggianti e ha una cappella dove un tempo sorgeva la chiesa del paese. Oltre ai villaggi, aperti tutto l’anno e considerati sicuri da visitare anche per i turisti, sono stati eretti alcuni musei e altri siti per commemorare i soldati che hanno perso la vita in battaglia.

Nulla rimane di Fleury-devant-Douaumont tranne le rovine di pietra delle fondamenta di alcune case. Lungo la strada, alcune frecce continuano ad indicare i punti di riferimento di quel che un tempo erano i luoghi più frequentati e vivi della città: la drogheria, la fonderia, il fabbro, la scuola frequentata dai bambini.

Appena fuori dalla Zona Rossa, c’è un piccolo museo, il Romagne ’14 -’18, che racconta le storie di alcune famiglie e ospita una vasta collezione di cimeli di guerra. Un po’ più a sud di Fleury-devant-Douaumont, sorge il Mémorial de Verdun inaugurato nel 1967 che offre ai visitatori una panoramica completa su quel che rappresentò la Grande Guerra per gli abitanti di quella regione.

Ad una manciata di minuti d’auto si può raggiungere la Necropoli Nazionale e l’Ossario di Douaumont. Qui riposano le spoglie dei 130.000 soldati francesi e tedeschi sfollati dopo i combattimenti. Pochi passi più in là, su una collina che precipita a strapiombo dalla necropoli e dall’ossario, c’è un piccolo cimitero che domina la vista con la sua impressionante distesa di 15.000 lapidi bianche – cristiane, ebraiche e anche musulmane – posate al suolo a ricordo del sacrificio delle forze coloniali francesi che si unirono per sconfiggere i tedeschi durante l’acerrima battaglia di Verdun.

Cimitero dei caduti di Verdun
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Le tombe del cimitero dei caduti di Verdun, a Douaumont.

Nelle città fantasma della Mosa, la natura prospera. Dopo la Guerra, decennio dopo decennio, sono stati piantati milioni di alberi e piante, tra cui molti pini austriaci inviati dal Governo di Vienna come ‘compensazione’ per i torti subiti in Guerra. Questi pini sono ancora lì, intorno ai confini della Zona Rossa, austeri, immobili e solenni guardiani con le radici che affondano lungo i margini delle fosse craterizzate. Assieme ai villaggi della Zona Rossa sono il simbolo di un sacrificio supremo che in francesi non possono e non vogliono dimenticare.