Viaggio nella Patagonia raccontata da Luis Sepúlveda

Lo scrittore e viaggiatore di origine cilena ha spesso ambientato le sue opere nell'incredibile Patagonia, ve la raccontiamo attraverso i suoi occhi

È notizia delle ultime ore che il grande scrittore e battagliero Luis Sepúlveda è venuto a mancare. Ciò che ci lascia in eredità sono una serie di capolavori letterari emersi dalle mani di quello che era anche un grande viaggiatore.

Un uomo che attraverso le sue pagine pregne di emozioni ci ha fatto fare il giro del pianeta. Anche se le opere che raccontano la sua parte di mondo di origine sono, forse, quelle più eccezionali. Siamo qui a farvi fare un tour virtuale tra le meravigliose terre narrate da questo autore straordinario e vi portiamo in Sud America, più precisamente nella sbalorditiva Patagonia.

Nel suo indimenticabile libro Patagonia Express Luis ci catapulta ad esplorare questo territorio eccezionale dalle isole cilene alle Ande, fino allo Stretto di Magellano. Quello che emerge riga dopo riga è un forte amore per una terra che, ahimè, non vede e non attraversa da anni.

Il tutto si svolge in uno sfondo di natura indimenticabile e che colpisce al cuore e in particolare nell’isola di Chiloé. Un lembo di terra famoso per le sue chiese in legno e dichiarate patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Riflessioni, racconti, leggende e incontri che creano un matrimonio quasi incantato con il maestoso scenario del Sud del mondo. Territorio in cui, come racconta l’autore: “ritorno in un mondo dove l’avventura non solo è ancora possibile, ma è la più elementare forma di vita“.

Un’altra meravigliosa opera che narra le straordinarie spettacolarità della Patagonia è “Ultime notizie dal Sud“. Anche in questo caso c’è un’unione molto intima tra le meditazioni dell’autore e le realtà di questa regione del meridione del pianeta.

Un viaggio che inizia a San Carlo de Bariloche in Argentina e finisce a Punta Arenas in Cile. 3.500 chilometri di vita nella Terra del Fuoco percorsi in sella a un’automobile da due amici: Luis Sepúlveda e il fotografo Daniel Mordzinski. Un’opera in cui parole e fotografie si intrecciano fino a creare una forte nostalgia di una terra orma non più esistente anche a causa di una serie di sconvolgimenti economici: “Nulla di quanto abbiamo visto è ancora come lo avevamo conosciuto. In qualche modo siamo i fortunati che hanno assistito alla fine di un’epoca nel Sud del Mondo. Di quel Sud che è la mia forza e la mia memoria. Di quel Sud a cui mi aggrappo con tutto il mio amore e tutta la rabbia“.

Anche in “Un nome da torero” Sepúlveda ci mostra scenari della Patagonia. Un romanzo da cui emerge una figura solitaria, marginale e romantica e che lo stesso autore definisce simile a sé stesso.

Il medesimo personaggio viene ulteriormente raccontato nel successivo libro “La fine della storia” dove svettano ricordi di un passato che sembrerebbe non voler terminare mai. E qua Juan Belmonte vive tranquillo in una casa sul mare nell’estremo sud del Cile: di nuovo nell’isola di Chiloé. Una specie di luogo immerso tra sogno e realtà e ricco di leggende, miti e tradizioni.

Sono davvero numerosi i paesaggi raccontati, meraviglie che spaziano dalle pianure, per arrivare ai mistici fiordi ai magici laghi. Come il Parco nazionale Nahuel Huapi che lo scrittore amava molto e di cui diceva “È lì dove si sta tra la terra e il cielo“. Molti anche gli incontri con i personaggi del luogo e le profonde riflessioni dell’autore, che nell’animo e nelle gambe era anche un avventuriero e viaggiatore.