La spiaggia di The Beach rischia di essere chiusa al turismo

La spiaggia thailandese diventata famosa per il film di Leonardo DiCaprio “The Beach” rischia di essere chiusa al turismo di massa

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Redazione

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Si chiama Maya Bay e nel 2000 è diventata famosa in tutto il mondo per essere il set del film “The Beach” in cui ha recitato anche Leonardo DiCaprio. Da allora la spiaggia thailandese è stata invasa da migliaia di turisti ogni anno, alla ricerca del paradiso raccontato nel film che aveva conquistato il mondo intero. Come succede sempre però, ogni paradiso naturale, se non è correttamente regolamentato, rischia di essere rovinato e di perdere l’integrità del suo ecosistema. Già in passato era successo che alcune isole thailandesi fossero chiuse al pubblico per motivi di eccessivo affollamento e questo rischia di accadere anche a Maya Bay.

Il successo di Maya Bay e i rischi

Sono quasi 5000 le persone che sbarcano ogni giorno su Maya Bay, un paradiso naturale meraviglioso e unico al mondo, ma decisamente troppo frequentato. Questo è il destino di numerose isole thailandesi e in generale delle isole tropicali che sono assediate dal turismo di massa. Così l’intenzione del Dipartimento dei Parchi Nazionali, della Fauna e della Conservazione delle Piante sarebbe quella di chiudere Maya Bay per dare il giusto tempo all’ecosistema di rigenerarsi. I visitatori infatti avrebbero danneggiato non solo il paesaggio, ma anche la stessa barriera corallina, che riveste un’importanza vitale per l’habitat marino. Gli stessi operatori turistici della zona si sono dichiarati d’accordo con la chiusura, proprio per salvaguardare il futuro della spiaggia.

Il governo aveva pensato inoltre ad una nuova area di ormeggio per le barche, per evitare il sovraffollamento di quella attuale e ritardare quindi la chiusura al pubblico. Non c’è ancora un comunicato certo che dichiari le date di chiusura, ma la decisione del governo sembra ormai sedimentata. D’altronde non sarebbe la prima volta: il governo aveva già chiuso l’isola di Koh Tachai, intraprendendo prima un passaggio graduale di controllo degli accessi fino a circa 70 persone al giorno. La cosa però non aveva aiutato l’ecosistema a rigenerarsi, imponendone la chiusura definitiva. Ci sono altri casi nel mondo di chiusura di luoghi destinati al turismo e questo indica sicuramente una grande presa di coscienza da parte dei governi che mettono al primo posto il benessere dell’ecosistema, rispetto alle entrate economiche del turismo.