Punta Perotti, storia dell’ecomostro demolito a Bari

Una storia che non si è conclusa con la demolizione

Nel 2010 è stata revocata la confisca dei suoli su cui sorgeva il noto ecomostro di Punta Perotti a Bari. Il gup e ha disposto la restituzione dei terreni alle imprese che subirono la confisca al termine del processo per lottizzazione abusiva. È invece passata in giudicato la sentenza che aveva dichiarato abusiva la lottizzazione. Lo scempio di cemento che funestava il lungomare del capoluogo pugliese venne abbattuto in tre giorni nell’aprile 2006. E’ del maggio 2012 infine la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che condanna lo Stato italiano a pagare 49 milioni di euro alle imprese che costruirono Punta Perotti.

Il primo progetto di lottizzazione dell’area risale al 1979, ma è solo nel 1992 che il consiglio comunale approva i piani di lottizzazione proposti dalle aziende dei gruppi imprenditoriali di Bari Andidero, Matarrese e Quistelli. Nel 1995 viene rilasciata la concessione edilizia per la realizzazione dei blocchi A, B ed N: i corpi di fabbrica A e B sono destinati a residenza, con un’altezza massima fuori terra di 45 metri, mentre il blocco N è destinato prevalentemente a terziario: iniziano i lavori e si scatena la battaglia di cittadini e movimenti ambientalisti.

Nel ’97 la Procura di Bari mette i sigilli sui famigerati trecentomila metri cubi di cemento in riva al mare. In seguito su ricorso degli imprenditori confiscati annulla il decreto di sequestro e dispone il dissequestro dei suoli e dei cantieri. Due anni dopo però, al termine di un processo celebrato con rito abbreviato, viene ordinata la confisca del complesso edilizio, ritenendo la costruzione abusiva, mentre gli otto imputati prima indagati trovano l’assoluzione “perché il fatto non costituisce reato”. Assoluzione confermata nel 2000 durante la chiusura del processo che revoca nuovamente il provvedimento di confisca.

Soltanto nel 2005 viene autorizzata la demolizione. Il mostro di cemento di Punta Perotti viene abbattuto in tre tornate il 2, 23 e 24 aprile. Poi, l’area diventa un parco verde. A distanza di cinque anni è stata revocata la confisca dei suoli, che sono stati restituiti alle imprese. Infine, la sentenza che impone il risarcimento a queste ultime.