Patrimoni Unesco: l’Italia perde colpi

Nelle prossime nomine della commissione che si riunisce a Istanbul non ci saranno siti italiani. I luoghi simbolo del Belpaese retrocessi per dare spazio a nuove nazioni

In Italia i siti dichiarati Patrimoni dell’Umanità sono 51, è il Paese con il maggior numero di luoghi tutelati come patrimoni culturali dell’Umanità. Questo primato sta per essere perduto perché altre Nazioni sono in corsa per aggiudicarsi nuovi titoli. E’ la prima volta negli ultimi sedici anni che l’Italia non presenta un sito tra le 29 proposte sotto esame al World Heritage.

Tra poche settimane, nel mese di luglio, si riunirà a Istanbul la 40esima commissione Unesco per decidere i nuovi nomi e tra questi non c’è neanche un posto italiano. Probabilmente la Cina arriverà presto a 50 siti, anche la Spagna che attualmente ha 44 patrimoni è in vista di nuove nomine, così come la Francia che da 41 potrebbe raggiungere quota 43 e pure la Germania che salirebbe oltre i 40.

In verità ci sono ben 40 siti italiani candidati ma che si sono arenati lungo il percorso per colpa di pratiche burocratiche molto cavillose. Quindi nessuno di questi sarà World Heritage 2016.

Tra le promesse degli anni futuri sono in lizza città di tutto riguardo come Orvieto, Lucca, Pavia, Parma, Bergamo, Benevento oppure le bellezze nostrane della Maddalena e Taormina. Anche il patrimonio artistico e naturale è vicino al traguardo: la Cappella degli Scrovegni con il ciclo di affreschi di Giotto a Padova o l’isola incontaminata dell’Asinara.

La candidatura di questi luoghi italiani è stata bloccata anche perché il sistema tenta di dare spazio ad altri Stati. A rispondere alle perplessità sull’esclusione selettiva dell’Italia è Franco Bernabè, il nuovo presidente della Commissione Italiana Unesco, dicendo che per la prossima occasione si punterà a ridurre il numero di possibili candidati per sostenere le candidature più favorevoli. Pochi ma buoni, sembrerebbe intendere. Ivrea per esempio era nella lista dei “possibili” solo da pochi anni, ma il governo la ritiene candidata giusta su cui puntare, per la peculiarità di essere città industriale del XX Secolo.

Una strada alternativa per avere il desiderato riconoscimento è candidare i luoghi sotto il cappello della categoria biosfera. E così Taormina unendosi all’area dell’Etna rientrerebbe in lizza per il prossimo turno, così come Orvieto che dovrebbe candidarsi come Area degli etruschi, invece di promuovere il centro storico in quanto tale. Per superare queste difficoltà da parte di candidature spontanee dei singoli enti, si pensa a un sistema organizzato per portare avanti le diverse esigenze ottenendo il massimo dei risultati.