Come funziona lo sconsiglio della Farnesina

Intervista a Pier Ezhaya, Vice Presidente Vicario di Astoi Confindustria Viaggi, l'associazione dei tour operator italiani

Partire o non partire, questo è il dilemma che attanaglia molti viaggiatori che desiderano visitare Paesi considerati ‘a rischio’. Non si tratta soltanto di luoghi di conflitti o con pericolo di epidemie, bensì, come abbiamo visto negli ultimi anni, sono anche Paesi fin a quel momento tranquilli in cui improvvisamente diventa pericoloso andare.

SiViaggia ha intervistato Pier Ezhaya, Vice Presidente Vicario di Astoi Confindustria Viaggi, l’associazione dei tour operator italiani, chiedendogli come funziona il cosiddetto ‘sconsiglio’ che la Farnesina – il mistero degli Esteri – applica ai Paesi a rischio e come è cambiato negli ultimi anni.

“La Farnesina non gestisce più lo sconsiglio come prima”, spiega Ezhaya “un tempo, quando veniva aperto uno sconsiglio, i tour operator smettevano immediatamente di vendere i pacchetti verso le destinazioni considerate pericolose. I turisti potevano andarci lo stesso per conto loro, ma non con un’offerta strutturata. Ora il fenomeno si è diluito e lo sconsiglio è inteso più come un’informazione che non come un divieto vero e proprio. Anche quando sul sito viaggiaresicuri.it viene indicato che una località o una zona sono sconsigliate ciò non significa che è vietato andarci e questo non ha effetti legali né ripercussioni nei confronti dei tour operator.

Prima d’ora lo sconsiglio della Farnesina aveva un valore legale”, racconta Ezhaya “pertanto il viaggiatore non era coperto da un’assicurazione nel caso fosse andato comunque nel Paese ritenuto pericoloso.

Tutto è cambiato dopo il caso del colpo di Stato in Egitto nel 2013” ricorda “e di alcune località note egiziane come Sharm el-Sheik e poi dopo il caso della Tunisia nel 2015 – l’uccisione di alcuni turisti al museo del Bardo di Tunisi – ndr, quando nonostante tutto la gente ci andava lo stesso.

Oggi innanzitutto lo sconsiglio della Farnesina si è diluito in termini di destinazioni. Inoltre, è diventato più un avvertimento che viene dato sul Paese che non un divieto, ma poi la scelta se andare o meno in un Paese dipende dal turista o dal singolo viaggiatore.

È un modo per allinearsi al modello inglese spiega ancora “che tende a responsabilizzare molto il cittadino, mentre finora in Italia, proprio per via dello sconsiglio, si dava la responsabilità al ministero degli Esteri. Durante i fatti egiziani, per esempio, c’era gente che aveva la casa a Sharm e che scriveva alla Farnesina chiedendo perché non la facesse viaggiare liberamente. Ora non è più così.

Il mio consiglio” conclude Pier Ezhaya “è quindi quello di informarsi sempre sul sito viaggiaresicuri.it prima di partire per una destinazione, anzi lo considero un dovere”.