Cibo sano nella metro di Toronto

Le stazioni della metro si trasformano in piccoli mercati di frutta e verdura

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Redazione

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Il 26 maggio scorso è partita a Toronto l’iniziativa “Grab Some Good pop-up markets”. Grazie all’unione delle forze di Toronto Public Health, TTC (azienda del trasporto pubblico di Toronto) e Food Share Toronto, in molte stazioni della metro vengono allestiti dei piccoli mercati che vendono frutta, verdura e cibi salutari.

I mercatini sono pop-up, cioè vengono allestiti secondo un particolare calendario e in stazioni selezionate. La selezione delle stazioni è stata fatta in base allo studio dei dati basati su due fattori: il traffico di utenti per ogni stazione e la distanza tra la stazione e il primo punto vendita raggiungibile di prodotti alimentari.

L’incrocio di questi due dati ha portato a selezionare le stazioni di Downsview, Kipling e Victoria Park; queste tra stazioni sono collocate agli estremi ovest, nord ed est della città. Il progetto prevede la presenza delle bancarelle in ogni stazione due volte a settimana e in un orario compreso tra le 3 e le 7 di pomeriggio, proprio quando la gente lascia il centro città per tornare a casa nei sobborghi.

L’obiettivo di questa campagna, insieme a molte altre campagne promosse dal comune di Toronto, è quello di invogliare e rendere più facile l’accesso al cosiddetto cibo “healthy”, cioè salutare come frutta e verdura fresca. In un Paese come il Canada in cui gli ultimi dati raccolti nel 2014 da statcan.gc.ca sull’obesità rivelano che su un campione di soggetti maggiorenni intervistati il 54% è considerato obeso, queste iniziative sono un piccolo passo per cercare di modificare le abitudini alimentari della popolazione.

Barbara Emmanuel, portavoce di Toronto Public Health, sottolinea che a livello mondiale i mercati collegati ai trasporti pubblici sono diffusi e precisa che in Corea del Sud ci sono letteralmente dei mercati di cibo fresco sui treni. L’iniziativa pilota di “Grab Some Good pop-up markets” durerà per un anno.

Contributo scritto da Giulia Bortoletto, Corriere Canadese.