Maiorca è la migliore destinazione per un weekend fuori stagione

"Se si va d’inverno alle Baleari, è molto meglio andare a Maiorca". A consigliarlo è Cristina Gambaro, autrice di "Baleari"

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Ilaria Santi

Giornalista & Travel Expert

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

Maiorca è l’isola più grande delle Baleari ed è perfetta per un weekend o un breve soggiorno fuori stagione. A consigliarlo è Cristina Gambaro, giornalista e autrice di guide di viaggio tra cui “Baleari” (Collana ‘Weekend a’, Giunti) dove è possibile trovare tutto il meglio per organizzare una vacanza ”alla grande” nel poco tempo che si ha a disposizione.

SiViaggia l’ha intervistata per sapere perché, se si vuole trascorrere una breve vacanza alle Isole Baleari, consiglia di andare proprio a Maiorca.

Se si vuole andare alle Baleari d’invenro quindi il consiglio è di andare a Maiorca?

Se si va d’inverno è molto meglio andare a Maiorca che non a Formentera o a Minorca. Innanzitutto Palma di Maiorca è una vera città e non la città di un’isola. Con i suoi circa 500mila abitanti è una città vera, molto interessante dal punto di vista culturale perché ha un sacco di attività, di musei anche di arte contemporanea, come la Fundació Miró e altre private. Poi c’è la cattedrale (Catedral de la Mar o La Seu) che è un gioiello del Gotico, dove però ci sono anche opere di arte antica e contemporanea, opere di Antoni Gaudí e altre, come l’altare di Barcelò che è molto interessante perché ha un dipinto di ceramica di Vietri sul Mare.

Palma è molto vivace, è piena di ristoranti e ci sono tantissimi expat che hanno abbandonato le città per trasferirvisi a vivere e a lavorare. Ma la cosa interessante è che in questa stagione a Maiorca si possono percorrere dei sentieri che d’estate, per via del caldo, non si possono fare.

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Fonte: 123RF
Il porto di Soller

Le più belle passeggiate sono quelle che si fanno lungo la Serra de Tramuntana, una catena montuosa che, da Est a Ovest, corre lungo la costa Nord, che è patrimonio dell’Umanità Unesco e che ha un paesaggio bellissimo, fatto di foreste di pini, campi terrazzati di ulivi e borghi di pietra che hanno conservato tutte le caratteristiche di un tempo. Uno di questi è Banyalbufar, famoso perché si produce un ottimo vino bianco Malvasia. Il suo nome deriva dall’arabo perché a Maiorca ci sono stati gli arabi. Poi c’è Valldemossa, il borgo dove andarono Chopin e George Sand a trascorrere un inverno nell’antica certosa. E poi c’è Deià, che è famoso perché, dagli Anni ’50 e ’60, si installò una comunità di artisti e intellettuali provenienti soprattutto dall’Inghilterra, tra cui Robert Graves di cui rimane la dimora trasformata in museo.

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Fonte: 123RF
Il villaggio di Valldemossa sull’isola di Maiorca

Da Deià parte un sentiero di montagna che guarda sempre il mare e che arriva a Soller, una città molto bella dell’isola rimasta isolata dal resto di Maiorca fino all’inizio del secolo scorso, in quanto è circondata da montagne e il modo più veloce per raggiungerla era via mare. Gli abitanti vivevano del commercio delle arance, perché la conca di Soller è famosa per gli aranceti, che esportavano nel Sud della Francia. Tanto che molti si erano addirittura trasferiti in Provenza. Una volta tornati in patria da ricchi, hanno costruito case in stile Liberty e Art déco.

Infatti, questa cittadina è bellissima e ha delle architetture moderniste molto interessanti, come la cattedrale, nella piazza principale, a cui ha lavorato anche un allievo di Gaudí, e la Can Prunera una casa art nouveau trasformata in museo. Da qui, prendendo un tram d’epoca in legno, in un quarto d’ora si arriva al mare al porto di Soller, invece andando dall’altra parte, prendendo il trenino di Soller, si torna a Palma.

Sempre nella conca di Soller, ci sono tanti altri paesini carini da visitare, raggiungibili a piedi o noleggiando le biciclette (anche elettriche), come Fornalutx e Biniaraix. Da qui continua il sentiero attraverso la Barranc de Biniaraix dove c’è una scalinata che porta in cima a un colle e da dove poi il percorso continua. Queste erano le antiche mulattiere usate prima della costruzione delle strade.

Sono percorsi che possono fare tutti o serve un minimo di preparazione atletica?

Alcuni sentieri sono brevi, come quelli intorno a i borghi o tra l’uno e l’altro, mentre altri possono durare anche più giorni, tanto che ci sono dei rifugi dove ci si può fermare a dormire. E comunque nei borghi ci sono i bed&breakfast. C’è un sito della Serra de Tramuntana dove si trovano tutte le informazioni e i percorsi.

Treno di Soller
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Il treno che collega Palma di Maiorca a Soller

Le vengono in mente altre attività che si possono fare a Maiorca fuori stagione?

Si può andare in bicicletta: Maiorca è l’isola dove vanno ad allenarsi i ciclisti professionisti per via del clima mite. La parte Sud dell’isola, al contrario di quella Nord, è tutta in piano e ci sono tantissimi sentieri e strade segnalate per i ciclisti che attraversano i campi e che sono poco trafficate. Di tanto in tanto si incontra una spiaggia dove ci si può fermare a pucciare i piedi in acqua e fare un pic-nic.

A Maiorca, poi, ci sono tanti mandorli e il dolce tipico è il torrone, ma non come il nostro, è un torrone buonissimo. Da non perdere il torrone di Maiorca. Qui ci sono tanti mandorli che sono molto diversi dai nostri.

Quali sono i luoghi imperdibili che consiglia di vedere a chi va a Maiorca per la prima volta?

I punti imperdibili di Maiorca sono Cap Formentor, che è la punta a Nord-Est ed è un promontorio panoramico bellissimo (qui d’estate non ci si può arrivare in auto per via della folla). Poi ci sono le Grotte del drago (Cuevas del Drach), che si percorrono a piedi fino a una sala concerti e l’ultimo tratto lo si fa in barca. E infine, c’è la Fundació Joan Mirò che è alla periferia di Palma , bella perché è formata da tre architetture di periodi diversi: la prima è una ‘finca’ tradizionale maiorchina dove Mirò ha lavorato e al cui interno si possono ancora vedere gli schizzi dell’artista; la seconda è il suo studio, costruito negli Anni ’60 dall’architetto José Luis Sert secondo una sua teoria di assenza di luce diretta ed è allestito come se Mirò fosse uscito un attimo per andare a fare una passeggiata (da dicembre 2018 si è aggiunto anche il nuovo spazio Taller Sert, ndr); la terza architettura è un museo vero e proprio dell’architetto Rafael Moneo che ha ideato un edificio le cui finestre sono di alabastro per ammorbidire la luce.