Marrakech e dintorni, alla scoperta della cultura berbera

Marrakech e dintorni offrono l’opportunità di scoprire la cultura dei berberi, il Popolo Libero, le cui radici affondano nelle sabbie del Sahara.

I berberi, o “Imazighen” (uomini liberi) come preferiscono essere chiamati, sono i custodi di una antichissima cultura che affonda le radici nelle tribù nomadi che attraversavano il deserto del Sahara dalla notte dei tempi e precedente a tutti le popolazioni che nei secoli si sono stabilite nel territorio di Marrakech, dai romani fino agli almohadi. Per un viaggio alla scoperta della cultura berbera, Marrakech è un perfetto punto di partenza, sia per le attrazioni che si trovano all’interno delle sue mura, sia per le località che potrete raggiungere nei suoi dintorni.

I primi luoghi da visitare nella città di Marrakech per scoprire le tradizioni berbere sono le piazze, in particolare Rahba Kedima per la presenza dei guaritori e Djemaa el-Fna, il caotico centro vitale della città. A Rahba Kedima vi troverete in una vera e propria farmacia di medicina tradizionale all’aperto, con moltissimi mercanti che cercheranno di vendervi ogni tipo di pozione o unguento per curare ogni male; oltre il lato turistico questi rimedi sono il lascito della sapienza antica di un popolo che per millenni ha attraversato il deserto e ha dovuto apprendere come curare i malati grazie alle risorse naturali.

A Djemaa el-Fna, la caotica e incredibile piazza dove si riversano tutte le più strane attrazioni di Marrakech, dagli incantatori di serpenti ai cuochi di strada, potrete incontrare musicisti e cantastorie che racconteranno le gesta degli antichi berberi e le avventure di questo popolo del deserto. Anche il tè aromatizzato alla menta che troverete ovunque a Marrakech è una delle tradizioni che il Popolo Libero ha trasmesso agli abitanti della città.

Se siete in città tra la fine di giugno e l’inizio di luglio potrete assistere al Festival delle Arti Popolari, un evento annuale che vi permetterà di vedere una vera e propria invasione di artisti di strada, saltimbanchi, cantastorie ma anche artigiani e mercanti berberi che riempiono le strade di Marrakech per mostrare le loro capacità. In questa occasione unica nel suo genere l’intero Marocco e le sue tradizioni si riuniscono a Marrakech.

Per un approccio meno caotico potete visitare il museo della Maison Tiskiwin di Marrakech, una collezione creata da un esploratore e antropologo olandese che attraversando l’Africa Occidentale ha raccolto centinaia di reperti e testimonianze del Popolo Libero. Dalle selle dei cammellieri ai tappeti finemente intrecciati qui potrete comprendere meglio come la cultura berbera abbia profondamente influenzato l’intera regione. Una delle sezioni più interessanti è quella dedicata alle immagini dei tappeti, dove potrete scoprire che le variopinte decorazioni sono in realtà rappresentazioni delle stelle che i viaggiatori del deserto utilizzavano per orientarsi nel mare di sabbia.

Prima di lasciare la città, un luogo da visitare è il Dar Taliba, una scuola femminile con un grande giardino botanico, dove le bambine di Marrakech possono frequentare le lezioni e avere una formazione sulla botanica, mantenendo allo stesso tempo la millenaria tradizione di conoscenza delle piante della cultura berbera.

Per la seconda parte del viaggio alla scoperta della cultura berbera e del loro territorio, bisogna lasciare Marrakech e addentrarsi nell’entroterra marocchino, verso la catena montuosa dell’Atlante. Si consiglia in questi casi di partire solo con l’appoggio degli operatori turistici della zona, che vi forniranno tutto l’aiuto e le conoscenze necessarie per affrontare il viaggio. Gli amanti delle due ruote possono attraversare in moto le antiche vie carovaniere e apprezzare al meglio i notevoli paesaggi che la natura offre.

Dirigendovi a sud di Marrakech, sulle pendici dell’Alto Atlante, si trova il villaggio di Asni, nel quale potrete vedere un suk berbero e ammirare la splendida moschea del XII secolo che domina la valle sottostante. A 17 chilometri da Asni si trova Ourigane, una piccola cittadina incastonata in un paesaggio montano mozzafiato; una delle attrazioni principali di questa zona sono i numerosi castelli, un tempo utilizzati come basi per la caccia, e oggi trasformati in alberghi dove passare una notte indimenticabile sotto il cielo stellato dell’Atlante.

La tappa principale dell’itinerario è la cittadina di Imlil, il centro turistico della regione e sede di una comunità berbera antichissima dove le tradizioni del Popolo Libero sono ancora profondamente radicate. Una volta nel villaggio rimarrete incantati dai suoi giardini racchiusi da muri a secco e dai paesaggi montani talmente straordinari da essere usati anche per le riprese del film 7 anni in Tibet. Prendere il tè alla menta seduti sulla terrazza della Kasbah di Imlil, osservando i colori che il sole genera quando sfiora le cime delle montagne è un’esperienza indimenticabile.

Dalla grande e affollata Marrakech ai villaggi dispersi tra le cime: una volta nel cuore delle montagne dell’Atlante potete avventurarvi sui molti sentieri che partono da Imlil e raggiungono piccoli centri e località pittoresche. Ovviamente è necessario avere una certa preparazione fisica per affrontare i percorsi, ma i panorami che vedrete saranno qualcosa di incredibile.

Quando decidete di partire considerate la possibilità di superare la catena montuosa e dirigervi verso il Ksar di Ait Benhaddhou, una città-castello costruita completamente di argilla rossa circondata da alberi di mandorlo. Costruita nel 1500, questa città, parte del patrimonio dell’umanità dell’Unesco, è stata una roccaforte sulla via carovaniera che collegava il deserto con Marrakech ed è oggi quasi completamente disabitata. Vi sembrerà di entrare in un luogo magico quando percorrete le sue strette vie e salirete sulle sue alte mura, e non a caso questa città è stata la scenografia di moltissimi film da Lawrence d’Arabia a Il Gladiatore.

Dopo questo lungo itinerario, tornati a Marrakech, ripassate al calar del sole nella grande piazza di Djemaa el-Fna e, dopo che i venditori ambulanti se ne saranno andate, aspettate l’arrivo dei cantastorie berberi. Qui tra i canti e i gesti sedetevi e ripensate alla straordinaria ricchezza della cultura del Popolo Libero.