Galapagos, un viaggio indietro nel tempo

Un arcipelago incantato e leggendario, capace di evocare da sempre antichi miti di pirati ed esploratori

Sembrano un sogno, un miraggio, e invece no. Le Galapagos se ne stanno là, sperdute in mezzo all’Oceano Pacifico, accessibili tutto l’anno e a solo 3 ore d’aereo dalla costa continentale sudamericana. Un arcipelago incantato e leggendario, capace di evocare da sempre antichi miti di pirati e criminali, esploratori e coloni mossi da un’irresistibile spirito d’avventura. Un viaggio in queste terre incontaminate è come un salto indietro nel tempo, la scoperta di un Paradiso terrestre popolato da specie uniche al mondo come l’iguana marina, discendente di una specie terrestre estintasi 100 milioni di anni fa, o l’iguana rosa che gli scienziati hanno da poco classificato.

Un’oasi di boschi di cactus e fichi d’India giganti, circondata da un mare turchese e cristallino e spiagge bianchissime, protetta per il 97% del suo territorio e abitata da uccelli bizzarri come la piccola sula dai piedi blu o quella dai piedi rossi o quella mascherata, da fringuelli vampiri, fregate che gonfiano i loro grandi palloni rossi sotto la gola davanti agli obiettivi, cormorani che bevono acqua salata ma non sanno volare, pellicani e albatros in volo libero nei cieli azzurri e ancora pinguini dell’Equatore alti mezzo metro, buffe otarie sdraiate a prendere il sole in mezzo ai pochi turisti, leoni di mare che giocano fra le onde, fenicotteri, tartarughe marine e, ovviamente, la longeva tartaruga gigante (in spagnolo galapago) capace di vivere fino a 150 anni e simbolo dell’arcipelago che a lei deve il nome.

Le Galapagos (ufficialmente denominate Arcipelago Colon, in onore di Cristoforo Colombo) sono anche una delle sette mete predilette dai sub che per godere appieno delle bellezze marine scelgono una delle tante crociere subacquee organizzate dai diving club locali. Immergersi qui significa nuotare circondati da carangidi, tonni, cernie, aquile di mare e leoni marini, osservare da vicino squali martello e spalancare gli occhi di fronte allo squalo balena, innocuo gigante del mare (avvistabile in particolare alle isole Darwin e Wolf), o rimanere affascinati dalla magica danza sommersa delle mante che volteggiano tutt’intorno e poi planano sinuose come stessero volando in mezzo all’oceano.

Per visitare e apprezzare appieno la bellezza di tutte le tredici grandi isole (Santa Cruz, Baltra, Santa Fé, San Cristobal, Rabida, Pinzon, San Salvador, Isabela, Fernandina, Genovesa, Floreana, Espa?ola, Bartolomé), e delle sei più piccole (Seymour, Marchena, Pinta, Wolf, Darwin, Tortuga), senza considerare gli oltre 40 isolotti di origine vulcanica, ciascuno con due o tre nomi diversi, non basterebbe un mese. Ma in genere i soggiorni non durano mai più di una o due settimane. Anche perché le Galapagos sono più care rispetto al resto del Paese. Ma sono anche talmente incomparabili e stupefacenti che volare fino in Ecuador (un biglietto in promozione o combinando un low cost fino in Spagna con un volo di linea delle compagnie sudamericane – Lan, Tam, Binter – o acquistato in periodi strategici come novembre e febbraio può costare dai 600 agli 800 euro a/r) e non pensare ad almeno sette giorni da trascorrere in questa meraviglia, sembra una follia.

Se il problema è il portafoglio, meglio evitare crociere organizzate (piacevoli, comode, ma costose a meno che non si trovino delle offerte speciali direttamente sul posto) e viaggi tutto compreso prenotati direttamente dall’Italia, optando invece per un fai date, forse un po’ meno “confortevole” ma comunque facile e sicuramente a budget più contenuto. Specialmente se si viaggia da febbraio a maggio, quando ci sono meno turisti.

Per raggiungere le Galapagos il volo da Quito o Guayaquil con AeroGal o Tame costa dai 300 ai 400 dollari e si può scegliere di atterrare o a Baltra, per poi recarsi col traghetto sull’Isola di Santa Cruz e raggiungere in bus Puerto Ayora (i collegamenti via mare e via terra sono frequenti, tutto il giorno, tutti i giorni), oppure volare direttamente sull’Isola di San Cristobal, e pernottare nella picocla Puerto Baquerizo Moreno. Quest’ultima è anche la capitale dell’arcipelago e sede della Stazione Scientifica Charles Darwin dove è possibile ammirare il “Solitario George“, unico esemplare sopravvisuto di testuggine della sottospecie dell’Isola di Pinta. Fra le attrazioni dell’isola ci sono El Junco, il più grande lago d’acqua dolce delle Galapagos, lo scoglio del Leon Dormido, la Isla Lobos dove è possibile ammirare una fra le più grandi colonie di leoni marini, e il suggestivo Cerro Tijeretas, la collina delle fregate.

In partenza da entrambe i porti è poi possibile trovare e prenotare diverse escursioni giornaliere con pranzo a bordo che organizzano visite guidate alle isole più vicine: normalmente Floreana ed Espanola a sud, le piccole Pinzon e Santa Fé e l’isolotto di Tortuga, o la grande Isla Isabella, così chiamata in onore della regina di Castiilla, e i suoi vulcani, con Fernandina. Meno facili ma possibili gite a Pinta, Marchesa e Genovesa, mentre per raggiungere le distanti isole di Darwin o di Wolf sono inevitabilmente necessari più giorni. E poi sulle isole maggiori è possibile trovare sistemazioni in hotel lussuosi come anche in comodi e deliziosi alberghi più modesti ma sempre all’altezza di un luogo da favola come questo.

Questo ecosistema unico e spettacolare che è anche un laboratorio di ricerca vivente sull’evoluzione e sulla biodiversità fin da quando ispirò a Charles Darwin, che qui trascorse poco più di un mese, i principi base della celebre e discussa Teoria che lo rese famoso, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità nel 1978, (le isole) e nel 2001 anche la riserva marina, oggi è a rischio contaminazione proprio a causa del arrivo continuo di turisti, paradossalmente necessari al contempo per sovvenzionare le ricerche e la conservazione pei parchi naturali e marini. Per questa ragione il Presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, appena riconfermato questo aprile, ha ufficialmente preso posizione per una maggiore attenzione alla loro salvaguardia, non escludendo anche la possibilità di sospendere il flusso turistico, prima che questo piccolo Eden si trasformi irrimediabilmente in uno dei tanti finti Paradisi sfruttati (male) da un turismo per niente sostenibile.