Montagnana, il cuore antico del Veneto

Visita al centro storico di Montagnana, a due passi da Padova, per ammirare la cinta muraria medievale e l’austera villa progettata dal Palladio.

Poco distante da Padova, a meno di un’ora di macchina, Montagnana accoglie i turisti con la bellezza maestosa della celebre cinta muraria (del XIII e XIV secolo) che cinge il suo centro storico con 24 torri alte 17 metri (19 nel caso delle angolari), a sua volta circondata da un largo fossato che oggi ospita un ampio vallo verde.

La chiara immagine medievale del borgo cela tracce archeologiche che hanno fatto datare i primi insediamenti in loco tra la fine del IV e il III millennio a.C. Montagnana deriva dal toponimo Motta Æniana, con probabile riferimento alla mansio Anneiano, citata nell’Itinerarium Antonini (III secolo d.C.), quale tappa intermedia del percorso tra Aquileia e Bologna. Per la sua posizione strategica, Montagnana fu inizialmente fortificata contro le invasioni degli Ungari.

Montagnana, gioiello medievale arricchito da vie e palazzi di epoca rinascimentale, presenta un sistema murario che è tra i meglio conservati tra le città con analoghe vestigia storiche presenti in Veneto. Cominciando il giro di visita da Porta XX Settembre, la più giovane delle porte perché realizzata nel 1885 al fine di mettere in comunicazione il centro storico con la locale ferrovia; si prosegue per via Matteotti fino a raggiungere la Rocca degli Alberi, detta anche Porta Legnago, costruita tra il 1360 e il 1362. Dal 1963 il complesso è un ostello della gioventù. La Rocca è visitabile, a pagamento, nel periodo di apertura dell’ostello; d’inverno occorre richiedere una guida all’ufficio turistico del Comune.

Lanciando uno sguardo, all’opposto della Rocca di Montagnana, all’austera e lineare facciata dello storico cinema teatro Branzo, chiuso dagli anni Settanta del Novecento, si prosegue verso sinistra, costeggiando la cinta muraria, per via Mure Ovest e via San Benedetto: si arriva così alla chiesa di San Benedetto, edificata nel 1771 in elegante tardo barocco, al posto della precedente chiesa cinquecentesca. Non più adibito al culto, oggi l’edificio viene aperto in occasione di mostre e concerti. Proseguendo, imboccando via Cantagazza e poi via Mure Nord, si arriva a Porta Vicenza, aperta nel 1504 per facilitare le comunicazioni con il convento degli Zoccolanti e il porticciolo sul Frassine.

Da qui, percorrendo via Roma, si arriva in piazza Vittorio Emanuele II dove si affaccia il duomo di Montagnana dedicato a Santa Maria Assunta, costruito a partire dal 1431, mentre era ancora in voga il gotico veneto, e completato nel 1502, in un periodo dominato ormai dal gusto rinascimentale. Il portale d’ingresso, in pietra d’Istria, è attribuito al Sansovino. All’interno sono custodite opere di grande valore, tra cui alcuni affreschi del Giorgione, una pala del Veronese raffigurante la trasfigurazione di Cristo e l’altare maggiore del Sansovino. Una particolarità: l’imponente orologio posto sulla sua facciata ha solo la lancetta delle ore.

Lasciandosi alle spalle la piazza, percorrendo via Carrarese si arriva a Castel San Zeno o Porta Padova, il nucleo più antico di Montagnana, con due torri di vedetta angolari e il grandioso Mastio Ezzelino con i suoi 38 metri di altezza, uno dei punti salienti della cinta fortificata. L’interno del castello, dove è possibile osservare il ballatoio ligneo coperto, recentemente restaurato, è stato adattato ad uso pubblico: l’ala veneziana comprende due sale per conferenze e mostre; gli ambienti del castello vero e proprio ospitano il Centro Studi sui Castelli che opera dal 1954 e possiede una ricca documentazione sui castelli di tutta Europa; e, ancora, il Museo Civico, la Biblioteca Comunale, l’Archivio Storico municipale e il gruppo “Prototeatro”.

Finita la visita al Castel San Zeno, si passa alla vicina Villa Pisani, progettata da Andrea Palladio, iniziata nel 1552 su commissione del nobile veneziano Francesco Pisani; per la sua prossimità al centro urbano di Montagnana, essa si può definire più un palazzo di città che una delle classiche dimore patrizie della campagna veneta. Osservata dalla strada, la villa rischia di passare inosservata; la parte posteriore, invece, si presenta con maggiore personalità esibendo un portico sormontato da una loggia. L’interno del palazzo, di proprietà privata, ospita quattro statue rappresentanti le Stagioni, opera dello scultore trentino Alessandro Vittoria.

Risalendo via Carrarese, svoltando in via Battisti e poi in via Scaligera, si raggiunge infine la chiesa di San Francesco, un suggestivo edificio di cui non si riesce ad accordare la data di costruzione, attestata dalla concessione papale ai frati minori (1350), con il carattere romanico di alcuni elementi della chiesa. L’osservazione evidenzia come in origine dovesse essere più piccola, in lunghezza e in altezza: nei secoli successivi fu ampliata in direzione delle mura e fu elevato il soffitto. Dopo il restauro, avvenuto nel 1960, furono accolte nell’attiguo antico monastero le suore clarisse e venne istituita nella chiesa l’adorazione perpetua.