Cosa vedere a Ferrara, pedalando e passeggiando nel verde

Itinerario di visita di Ferrara alla scoperta degli angoli più defilati: mura, orto botanico, Museo archeologico, Casa Ariosto, Casa Romei, Museo del Ghetto

A Ferrara la bicicletta è ben più che un semplice mezzo di trasporto, è un modo di vivere. Per scoprire e godere delle bellezze del centro storico, allora, non c’è niente di meglio che procurarsi una due ruote e procedere, tra stupori e meraviglie, scovando gli angoli nascosti o meno conosciuti della città estense. Un parco, un palazzo storico, una mostra, il palio o un bel concerto, un invitante ristorantino o una deviazione letteraria. Percorrendo, ad esempio, il magnifico corso Ercole I d’Este, si va dal castello alle mura immerse nel verde.

Le antiche mura medievali di Ferrara sono 9 chilometri fra fortificazioni, torri, baluardi, viali alberati e sentieri che circondano la città. Rimaneggiate fra il XV e il XVI secolo, erano in origine lunghe 13 chilometri: rappresentano ancora oggi la soluzione ideale per una gita fuori porta… restando in città. Il percorso è chiuso alle auto, la strada sterrata e compatta è pedalabile agevolmente o, anche, percorribile a piedi, di buona lena. Si può cominciare dalla Porta degli Angeli, al termine di corso Ercole I d’Este, e procedere in senso orario o antiorario.

Rientrando verso il centro, non distante dal Palazzo dei Diamanti, c’è l’orto botanico dell’Università di Ferrara, fondato nel 1771 e, dopo alcuni spostamenti, definitivamente insediato agli inizi degli anni Sessanta nell’attuale sede, il giardino di Palazzo Turchi di Bagno: con i suoi 4500 metri quadrati di superficie (di cui 235 di serre), l’Orto è la meta ideale per una passeggiata fra piante esotiche e fiori. Passato l’adiacente corso Porta Mare, si entra nel Parco Massari, un altro prezioso polmone verde del centro cittadino.

Conclusa la pausa rigenerante nel parco, il giro prosegue raggiungendo il Museo archeologico nazionale ospitato nel Palazzo Costabili, conosciuto anche come Palazzo di Ludovico il Moro: sebbene incompiuto, l’edificio è uno dei maggiori capolavori dell’architetto Biagio Rossetti, lo stesso che ha progettato il Palazzo dei Diamanti. Il museo è la testimonianza di un passato ben più antico di quello della casata dei duchi d’Este: espone i reperti raccolti durante gli scavi alla vicina città etrusca di Spina (fra cui molti vasi riccamente decorati), grande polo commerciale dell’Etruria sul delta del Po.

Non molto distante da Palazzo dei Diamanti c’è il semplice e sobrio edificio in mattoni rossi che è stata l’ultima residenza di Ludovico Ariosto, dove terminò il suo capolavoro L’Orlando furioso, pubblicato nel 1532, l’anno prima della sua morte. Sulla facciata della casa un’iscrizione in latino che riporta un pensiero dell’Ariosto che spiega come quell’abitazione sia “Piccola ma adatta a me, non tributaria ad alcuno, non misera e tuttavia acquistata solo con denaro mio”. All’interno un piccolo museo celebra il ricordo del poeta con ritratti, edizioni, riccamente illustrate, delle sue opere e altri oggetti a lui appartenuti.

Andando alla ricerca di altri angoli suggestivi di Ferrara, non bisogna tralasciare Casa Romei, una delle più interessanti dimore nobiliari ferraresi. Facciata austera, la palazzina fu costruita dal mercante Giovanni Romei intorno alla metà del XV secolo e abbellita in occasione delle sue nozze con Polissena d’Este. Casa Romei, esempio pressoché unico di commistione d’elementi medievali e rinascimentali, all’interno riserva la sorpresa ai suoi visitatori: le sale sono riccamente decorate e abbellite con mobili d’epoca, affacciandosi su un notevole cortile porticato.

Con gli occhi rapiti dalla bellezza delle strade e delle piazze ferraresi (che si riflettono nelle immagini delle loro trasfigurazioni metafisiche dei quadri di De Chirico), con le parole delle struggenti vicende narrate da Il giardino dei Finzi Contini di Giorgio Bassani, ci avviciniamo ora al Ghetto di Ferrara, custode delle memorie della comunità ebraica, di antico insediamento in città e, nel passato, di felice e pacifica convivenza fra le religioni.

Molti ebrei, cacciati dai paesi d’origine, furono benevolmente accolti dagli Estensi: spagnoli, portoghesi e tedeschi, fra la fine del XV e la prima metà del XVI secolo, si stabilirono a Ferrara e crearono una comunità forte e organizzata. Il ghetto fu creato dallo Stato Pontificio nel 1627, ponendo fine alle precedenti politiche liberali. La zona prescelta era delimitata dalle attuali via Mazzini, Vignatagliata e della Vittoria.

In via Mazzini 95 c’è il Museo del Ghetto, con le sue tre sinagoghe – le Scole tedesca, fanese e italiana – gli spazi stabili delle collezioni museali. Attraverso oggetti e documenti sono illustrati gli aspetti più importanti della vita di ogni ebreo: la nascita, la circoncisione e il riscatto del primogenito, l’ingresso nel mondo adulto, il matrimonio, la morte. E poi altri documenti e oggetti, in gran parte originali, ricostruiscono la storia della comunità ebraica di Ferrara e della zona, dal Trecento ai giorni nostri.

Un’ultima puntatina ancora verso la meravigliosa via delle Volte, chiamata così per via degli archi e dei passaggi sospesi che la caratterizzano. Qui il tempo sembra davvero fermarsi e pulsa intensamente l’anima medievale di Ferrara. Poi, ritornando verso il castello, su una via che lo costeggia si affaccia il teatro comunale (dal 2014 intitolato alla memoria di Claudio Abbado), elegante sala a ferro di cavallo, con cinque ordini di palchi e loggione, costruita tra il 1773 e il 1797 dagli architetti Antonio Foschini e Cosimo Morelli.

Annesso al teatro, praticamente nella sua parte posteriore, c’è la Rotonda Foschini: un tempo era stata progettata per il transito delle carrozze. Oggi è chiusa al traffico ed è facilmente accessibile ai pedoni tramite i due ingressi posti sui lati del teatro stesso: corso della Giovecca e corso Martiri della Libertà. Al calar del sole la Rotonda esprime tutta la sua magica suggestione.