Circolo Polare Artico: viaggio tra le nevi del bush in Alaska

Cosa vedere al Circolo Polare Artico: il bush, la regione dell’Alaska per molti mesi all’anno è stretta nella morsa del gelo

L’Alaska e lo Stato statunitense più a nord in assoluto e tra le sue zone più suggestive e affascinante si trova il bush, la parte settentrionale tra il Circolo Polare Artico e il gelido Oceano Artico, una terra freddissima che nasconde meraviglie naturali di una bellezza indimenticabile.

Questa terra fredda e inospitale è da millenni abitata dall’uomo; si stima infatti che le prime popolazioni indigene si stabilirono in quest’area già 6000 anni fa, anche se solo in seguito, la colonizzazione europea successiva al 1800 portò alla fondazione di insediamenti stabili. Dopo la corsa all’oro del 1898, che portò in Alaska decine di migliaia di cercatori d’oro, negli ultimi anni si sta assistendo ad un crescente flusso di turisti e viaggiatori che affrontano l’ambiente e loro stessi arrivando a queste latitudini per ammirare la natura incontaminata e selvaggia che regna su queste terre.

Qualsiasi progetto di viaggio così a nord deve essere programmato nei minimi dettagli e realizzato solo in condizioni fisiche adatte e rispettando tutte le condizioni di sicurezza. Il periodo nel quale si può visitare questa regione sul Circolo Polare Artico va da fine marzo a settembre; durante gli altri mesi dell’anno, infatti, le condizioni atmosferiche e il gelo rendono ogni viaggio molto difficile e pericoloso. In questa guida indicheremo alcune mete da visitare in uno spettacolare viaggio sul Circolo Polare Artico tra le nevi del bush in Alaska.

La base del viaggio e meta più adatta dove iniziare è la città di Nome, all’estremità nordoccidentale dell’Alaska, un centro urbano di circa 3700 anime, dove si può trovare ogni tipo di attrezzatura e ausilio per le spedizioni oltre il Circolo Polare Artico, che da questo punto dista solo qualche centinaio di chilometri.

A Nome si può visitare la suggestiva Golden Sands Beach, dove non è raro trovare qualche cercatore d’oro che setaccia la sabbia della baia e che in maggio diventa il palcoscenico della Polar Bear Swim, un folle bagno nell’acqua a 7°C. Una curiosità della spiaggia è il cosiddetto Mine Machinery Graveyard, una distesa di attrezzatura che sarebbe dovute finire in qualche miniera più al nord ma è stata abbandonata: un esempio pratico di archeologia industriale.

Per gli amanti delle storie e delle tradizioni locali non si può saltare una visita al piccolo ma grazioso Museo Carrie McLain, nella biblioteca di Nome “Kegoayah Kzoga”, che espone alcuni reperti delle culture native della zona e una ricca mostra sulla corsa all’oro.

Passeggiando per le stradine di Nome si possono visitare la chiesa di San Joseph, costruita nel 1901 e spostata 1996 nell’attuale posizione dopo che per anni fu utilizzata come magazzino per attrezzature minerarie, e l’arco di arrivo della Iditarod, il punto finale dove si conclude la leggendaria corsa dei cani da slitta più lunga degli Stati Uniti.

Da Nome partono alcune vie di comunicazione che si dirigono verso nord-est (verso l’interno dello Stato) e verso nord-ovest (in direzione della costa e dello stretto di Bering). Queste strade sono perlopiù ghiaiate e viaggiare su di esse non è comodo, ma rappresentano il modo più agevole di spostarsi senza prendere l’aereo. Lungo questi percorsi non si incontrano molti altri viaggiatori ma il paesaggio circostante è qualcosa di strabiliante, con montagne incantate che si stagliano all’orizzonte e enormi foreste di conifere a perdita d’occhio.

Al centro dello Stato dell’Alaska si trova il Gates of the Arctic National Park and Reserve, uno dei parchi naturali più spettacolari degli Stati Uniti e sebbene non vi sia al suo interno alcun tipo di infrastruttura turistica riuscire a visitarlo è davvero un’esperienza indimenticabile. Il parco insiste su un’area di oltre 30.000 chilometri quadrati dove vivono indisturbati lupi, alci, bighorn, orsi grizzly e caribù e con l’aiuto di una guida locale si possono raggiungere le zone più spettacolari del mondo, dove l’ambiente naturale è rimasto intatto e la natura si mostra in tutto il suo splendore selvaggio.

Sul confine orientale del parco si può raggiungere un piccolo avamposto che spesso viene utilizzato come rifugio dai viaggiatori che attraversano l’Alaska oltre il Circolo Polare Artico e offre riparo e assistenza, Wiseman. In questo gruppo di baite nel mezzo della tundra vivono circa 25 persone e i gruppi di viaggiatori possono visitare il Wiseman Historical Center che offre una panoramica sulla storia delle popolazioni indigene e sull’ambiente naturale della regione.

Wiseman si trova sul tracciato della famigerata Dalton Highway, la strada che innestandosi sull’ultimo tratto della leggendaria Panamericana arriva fino all’Oceano Artico a Prudhoe Bay. Da questo punto la strada si fa più accidentata e poco battuta e spingersi ancora più a nord significa davvero vivere un’avventura unica, che però deve essere organizzata in ogni particolare: da questo punto gli aiuti e i centri di assistenza diventano molto rari.

Per arrivare a Prudhoe Bay bisogna ancora attraversare circa 370 chilometri tra la tundra artica dove la vegetazione è rada e il paesaggio assume sempre più un aspetto lunare. Per avere un termine di paragone, basti pensare che Prudhoe Bay, 70 gradi a nord di latitudine, si trova più o meno all’altezza della contea norvegese di Finnmark, dove si trova Capo Nord, 71 gradi a nord di latitudine.

A Prudhoe Bay ci si può fermare un momento al villaggio di Deadhorse dove si trova il centro petrolifero che dà inizio alla celebre Trans-Alaska Pipeline, visitabile prenotando un giro turistico all’Arctic Caribou Inn, e alloggiare nel vicino Prudhoe Bay Inn. Una volta giunti sul tetto dell’Alaska si può arrivare fino ai piedi della baia dove inizia lo sterminato Oceano Artico che prosegue fino al Polo Nord e ammirare un paesaggio unico al mondo, che vale ogni difficoltà e ogni minuto speso per arrivare.