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Roma, le vie dei pellegrini

Il centro storico di Roma. Persistenze e cambiamenti nei percorsi urbani

L’immagine di Roma a inizio XV secolo era ancora legata al suo aspetto medioevale. Fu solo grazie alle politiche urbanistiche dei grandi pontefici del Quattrocento che la città iniziò ad assumere la sua veste rinascimentale in parte oggi ancora visibile e percorribile.

Esiste infatti una stretta relazione tra i principali assi stradali del Rinascimento e l’attuale organizzazione viaria del centro storico di Roma. Una sopravvivenza che si andrà a raccontare e che vuole essere un invito a ripercorrere quelle strade, delle strade che conservano ancora gli stili architettonici ma anche le funzioni urbane e sociali della grande stagione del Rinascimento romano e che insieme si fondono con la vita quotidiana e con i bisogni della città contemporanea.

Fu dalla seconda metà del XV secolo che si cominciò a ridisegnare Roma, il suo aspetto e la sua idea, partendo dai suoi centri principali: Borgo da un lato e il cosiddetto quartiere del Rinascimento dall’altro. Si trattava dell’avvio di quei piani urbanistici che avrebbero formato la città storica che noi oggi conosciamo.

Borgo, da sempre luogo di pellegrinaggio per la presenza della tomba dell’apostolo Pietro, agli inizi del Quattrocento viene descritto come un luogo devastato e abbandonato. Si narra infatti che gli stessi romani “non osavano recarsi alla Basilica per timore d’essere schiacciati dagli edifici pericolanti. Torme fameliche di lupi irrompevano d’inverno nei pressi del Vaticano”. Ripopolata, risollevata dal degrado e finalmente collegata al resto della città, la zona già dal primissimo Cinquecento divenne un luogo residenziale e vitale di Roma con la creazione di un sistema stradale dalla grande bellezza rimasto praticamente invariato fino al XX secolo con l’apertura di via della Conciliazione che distorce gran parte dell’originale assetto viario del più giovane rione di Roma.

Il Quartiere del Rinascimento specialmente nei suoi rioni di Ponte e Parione si presenta oggi molto più fedele al suo splendore cinquecentesco. Risolta la questione di Borgo si doveva collegare la cittadella e la sua Basilica alla città “storica”. Esisteva allora un solo ponte posto all’altezza dell’altra sponda del Tevere: il Ponte degli Angeli. Proprio perché l’unico fu il protagonista del tragico evento del Giubileo del 1450 quando a causa di una grande affluenza di pellegrini come anche di cavalli persero la vita moltissime persone schiacciate dalla folla o annegate nel Tevere. Oltre il Ponte, dunque dal Canale di Ponte partivano le strade “maestre” della città: le vie Peregrinorum, Papalis e Recta affiancate dalla nuova apertura di Tor di Nona voluta da Sisto IV e chiamata infatti Sistina. Dei veri e propri percorsi che, partendo dal medesimo punto, attraversavano il vecchio quartiere del Rinascimento nei suoi rioni: il centro vitale di Roma, la città dei banchieri, degli artigiani e dei mercanti.

Il termine “via”, nel Quattrocento, aveva infatti un significato più ampio rispetto al nostro e in particolare corrispondeva a veri e propri percorsi composti da più strade. Si può così indicare con via dei Banchi Vecchi, via del Pellegrino e via di Monserrato il lungo tracciato della via Peregrinorum, il cui nome deriverebbe proprio dai pellegrini che la percorrevano. Via del Pellegrino era forse la via più preziosa: accoglieva splendidi palazzi ed era popolata da moltissime botteghe specialmente di orafi tanto che, ancora nel XV secolo viene chiamata via degli Orefici come anche via Florida.

Il percorso doveva in parte coincidere anche con la via Mercatoria che, unendo Campo dei Fiori a Ponte Sant’Angelo era una via dalla grande importanza. Essa si estendeva dalle attuali via del Pellegrino a via dei Giubbonari, zona di residenza delle legioni straniere e delle attività commerciali, e passava per Campo de’ Fiori che, a quel tempo, era il centro vitale della città grazie al suo importante mercato. Come del resto suggerisce la sua stessa denominazione, via Mercatoria seguiva un vero e proprio percorso tra le aree commerciali di Roma spingendosi fino ai rioni di Sant’Angelo, Regola e Parione le cui vie, non a caso, attraverso la loro nomenclatura evocano ancora gli antichi mestieri qui presenti in passato: via dei Leutari, dei Librai, via dei Cappellari, dei Giubbonari, dei Chiavari o via dei Baullari.

Al tracciato di via dei Banchi Nuovi e del Governo Vecchio corrispondeva la via Papalis così chiamata perché seguiva i tradizionali percorsi del pontefice durante le festività e le cerimonie religiose. La via doveva collegare il Laterano al Vaticano e in questo tragitto passava per il Canale di Ponte, per via del Governo Vecchio, per Largo Argentina, per il Campidoglio e il Colosseo. Non si seguiva sempre lo stesso percorso ma, nonostante alcune deviazioni, i pontefici sceglievano sempre di usare i percorsi mercantili per scopi cerimoniali ma anche rappresentativi all’interno della città. E proprio qui nacque il mercato di Piazza Navona, voluto da Sisto IV nel 1477 che divenne il “terzo polo urbano”.

La via Recta corrisponde invece all’attuale via dei Coronari, la prima via dritta della città che garantiva ai pellegrini un accesso diretto al Vaticano; era inoltre il percorso più lungo dato che attraversava i rioni di Ponte e di Campo Marzio tramite la via delle Coppelle, del Collegio Capranica e di Colonna. L’ultimo tratto della strada fino a via Panico veniva chiamato “imago Ponte” per una delle edicole stradali più importanti di Roma. La via era totalmente dedicata all’artigianato, al pellegrinaggio e al mercato da questo indotto. Grazie alla presenza massiccia di venditori di corone e “paternostrari” era un vero e proprio luogo di esposizione e di vendita della merce sacra oltre che un corso.
Esisteva poi la via di Tordinona o Sistina di Ponte la cui traiettoria oggi è fortemente alterata e ristretta per la sua vicinanza al Tevere e, dunque, per i lavori che si resero necessari dopo le moltissime esondazioni del fiume nel 1888. Non bisogna poi dimenticare l’utopia urbanistica di via Giulia, notissima impresa architettonica di Giulio II e Bramante che diede ai pellegrini provenienti da Trastevere e diretti al Vaticano un nuovo splendido percorso.

Nonostante alcune demolizioni e l’apertura di Corso Vittorio Emanuele, gran parte del sistema viario e del suo antico aspetto sono ancora oggi visibili. Da questo breve elenco risulta inoltre chiaro quanto l’assetto stradale della Roma dei papi e oggi in gran parte sopravvissuto fosse dettato anche dalle esigenze di percorribilità dei pellegrini.

La ricchezza di Roma sta anche nella preesistenza della sua originaria bellezza ma in questo caso non c’è l’isolamento del rudere o la musealizzazione dei suoi reperti. Esiste invece una fusione tra passato e presente, una continuazione di destinazioni d’uso e dei sistemi di viabilità, una stretta connessione tra esigenze civili di due società ben distinte dal tempo che rendono una qualsiasi di queste vie testimoni del cambiamento ma anche della persistenza. La consapevolezza che esistono ancora e con molti punti di contatto col passato le stesse strade che visitatori e romani percorrevano secoli fa può aiutare ad attraversare Roma integrando aspetti antichi e contemporanei per un approccio attivo alla comprensione della città e del pensiero alla base della sua creazione. Queste strade rappresentano dunque traiettorie di memorie lontane e di aspetti antichi e attuali insieme in grado di rendere ancora più ricco e prezioso il viaggio verso la Basilica di San Pietro.

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Wanted in Rome

Fonte: Wanted in Rome