Solomeo, il borgo dell’Umbria che piace ai potenti della Silicon Valley

Conta meno di 500 abitanti e, nonostante le minuscole dimensioni, è diventato un esempio di eccellenza italiana nel mondo

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Ilaria Santi

Giornalista & Travel Expert

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

In Umbria c’è un piccolo borgo che è diventato famoso in tutto il mondo. È Solomeo, meno di cinquecento abitanti, una frazione di Corciano – uno dei Borghi più belli d’Italia – sulle colline intorno a Perugia.

Nonostante le minuscole dimensioni, è diventato un esempio di eccellenza. Merito di un imprenditore italiano, Brunello Cucinelli, patron dell’omonima azienda tessile, che ha attirato l’attenzione persino dei più importanti nomi dell’imprenditoria digitale della Silicon Valley, come Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, Drew Houston, Ceo e fondatore di Dropbox e molti altri geek.

L’imprenditore italiano, infatti, ha salvato il borgo dall’abbandono e dalla decadenza scegliendolo come sede della propria azienda, di una scuola dei mestieri e di un teatro (Teatro Cucinelli). Un progetto cresciuto negli anni e che, nel 2018, ha compiuto 40 anni “regalandosi” una nuova parte dedicata alla rigenerazione del verde che circonda Solomeo.

Ma non è tutto qui. Come ci ha rivelato il giornalista Emilio Casalini, che di questo prezioso borgo parla nel suo programma Generazione Bellezza in onda su Rai 3:

Non racconto Cucinelli come l’uomo del cashmere, ma di un uomo che ha preso i saperi di un borgo, come l’arte della manifattura e della stoffa, e l’ha trasformata in un brand mondiale. Rovescio le parti: lui è speciale perché ha usato quello che c’era e ha saputo valorizzarlo, ridando vita a un luogo bello e meraviglioso che purtroppo era abbandonato.

Il borgo di Solomeo, infatti, è stato completamente restaurato grazie all’economia della bellezza. La maglieria era un’arte che esisteva lì e anche l’artigianato, le donne, la sartoria, la lavorazione della stoffa – in questo caso del cashmere e della colorazione. Lui ha rivalorizzato quello che c’era e ha rimescolato il Rinascimento italiano all’arte e all’artigianato.

Il suo prodotto altro non è che frutto della bellezza del luogo e il mondo l’ha capito.

Il borgo, di origine etrusca, lungo una strada che, già in età Romana, univa Perugia a Castiglion del Lago e a Chiusi, nel 1300 si chiamava “Villa Solomei” ed era costituito da un palazzo, un “casamentum”, 12 “domus”, due casalini e la Chiesa di San Bartolomeo, tuttora esistente. In seguito venne eretta una fortificazione intorno a un castello.

Oggi vanta ancora alcune eccellenze architettoniche. Come San Bartolomeo, appunto, in piazza della Pace, proprio nel centro del borgo, al cui interno si possono ammirare una tela della scuola del Perugino e alcune pitture attribuite ad Appiani. O l’imponente Castello di Monte Frondoso, un edificio medievale oggi trasformato in residenza di lusso.

E poi, edifici più recenti, come il teatro, costruito sui ruderi dell’antico castello, con una struttura classica e con un anfiteatro, un ginnasio e un ninfeo annessi che, riuniti, formano il cosiddetto Foro delle Arti. La cantina, un bellissimo complesso che domina i vigneti che scendono a valle dove i campi agricoli sono contrappuntati da alberi da frutto riconoscibile per via dell’enorme statua di Bacco posta all’ingresso.

E, infine, la moderna struttura intitolata “Tributo alla Dignità dell’Uomo”, un monumento di travertino lungo 24 metri e alto cinque, con cinque archi al di sopra dei quali è riportata la scritta con lettere in bronzo e i nomi dei cinque continenti.

Ogni anno a luglio il borgo di Solomeo attira visitatori provenienti da tutto il mondo per il festival musicale di Villa Solomei, con concerti classici – ma non solo – che si tengono in diversi punti del paese, nell’anfiteatro, nella piazza del castello e nella chiesa e anche per “Solomeo Rinascimentale”, una manifestazione particolarmente suggestiva che riporta l’acropoli indietro nel tempo. Alla luce delle fiaccole e accompagnati per le vie del borgo dai cantori e dai menestrelli, i visitatori rivivono gli antichi giochi rappresentati da giullari e artisti di strada, ammirano gli abili artigiani realizzare manufatti tradizionali e degustano i piatti tipici della cucina umbra.